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Al Senato la manovra lievita a 54 miliardi. L’opposizione lascia fare, la Cgil in difficoltà

(8 Settembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Al Senato la manovra lievita a 54 miliardi. L’opposizione lascia fare, la Cgil in difficoltà

foto: www.radiocittaperta.it

08-09-2011/12:33 --- Dopo l’approvazione al Senato - scontata visto l’ennesimo ricorso al voto di fiducia -la manovra economica passa ora alla Camera ulteriormente peggiorata rispetto all'ultima versione di due giorni fa. Le misure antisociali decise dal governo sotto dettatura della BCE e del FMI sono infatti improvvisamente lievitate a 54,2 miliardi di euro tra nuove tasse e tagli draconiani agli enti locali e ai trasporti. L’opposizione parlamentare sbraita in tv ma rinuncia all’ostruzionismo per soddisfare i diktat dell’Unione Europea e del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il maggiore gettito di 4,3 miliardi per l'anno prossimo arriverà quasi interamente dall'aumento di un punto dell'Iva che costerà ad ogni famiglia italiana alcune centinaia di euro.

L'ultima versione contenuta nel maxi-emendamento contiene infatti norme che garantiscono un gettito sicuro, come avevano chiesto il presidente Napolitano e la Banca Centrale Europea. Le opposizioni, pur dicendosi contrarie alle misure approvate, non hanno realizzato nessuna forma di ostruzionismo, come già era avvenuto con la manovra di luglio. L’antiberlusconismo si limita evidentemente alle malsane abitudini sessuali del Premier, mentre sulle questioni economiche e sociali di fondo evidentemente la consonanza c’è.

In cambio della scontata rinuncia all’ostruzionismo le opposizioni parlamentari avevano chiesto l'eliminazione almeno del famigerato articolo 8 che di fatto cancella l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori e trasforma in legge l’accordo del 28 giugno. Il problema non è tanto di principio: molti leader del PD caldeggiano e sostengono da anni la necessità di una riforma del mercato del lavoro che renda più facili i licenziamenti. Una misura questa chiesta a gran voce dai cosiddetti mercati e dalle istituzioni economiche europee. Il problema sorge nel momento in cui la Cgil, sindacato di riferimento del partito di Bersani, rischia di essere vittima di un meccanismo che ha contribuito a mettere in piedi firmando lo scorso 28 giugno un patto con Cisl, Uil e Confindustria. Quel patto, parte del quale è stata trasformata nel famigerato articolo 8 della manovra passata ieri al Senato, permette di aggirare l’articolo 18 e di licenziare i lavoratori senza la cosiddetta ‘giusta causa’ nel caso in cui anche solo una parte dei sindacati maggiormente rappresentativi a livello aziendale dia il proprio consenso. Il problema per la Cgil è che potrebbe diventare vittima – come è sempre stato per i sindacati di base e nell’ultimo anno per la Fiom - di una tenaglia formata da governo, imprenditori e sindacati concertativi o gialli. L’articolo 8 concede un potere enorme, essendone concepita l’applicazione sulla base della rappresentatività aziendale e non nazionale, non solo alle organizzazioni di Bonanni e Angeletti, ma anche a sindacati espressione diretta e non mediata del padronato o delle lobby della destra. Per questo ora la Camusso sbraita contro la manovra e contro il governo, mentre la Fiom chiede alla sua confederazione di non ratificare la firma del patto del 28 giugno e i comparti più critici - FLC e FP - scalpitano di fronte ad un autogol senza precedenti della propria organizzazione.

Il PD, dicevamo, aveva chiesto lo stralcio dell’articolo 8, che però alla fine è naturalmente rimasto. Approvato insieme a tutto il resto del provvedimento con 165 voti a favore e 141 contrari. Il testo passa da oggi alla Camera per la conversione in legge del decreto.

Il prossimo appuntamento è per lunedì alla Camera, e non solo per i deputati. Anche i lavoratori, i precari, gli attivisti dei sindacati di base che ieri hanno duramente contestato la manovra sotto al Senato prima e poi davanti a Palazzo Grazioli, saranno in Piazza Montecitorio a partire dalle nove del mattino per proseguire una mobilitazione che nei prossimi giorni si allargherà, man mano che nei settori sociali aumenterà la consapevolezza della gravità dell’attacco classista nei confronti del mondo del lavoro.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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