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Quale futuro per la carbosulcis ?

(13 Novembre 2011)

Sinistra Critica Sarda è abbastanza preoccupata per il futuro della Carbosulcis, dopo le solite false promesse e l’ultima passerella nella’azienda dell’assessore all’industria Zedde e dei funzionari del governo . Siamo alle solite parole che hanno riscontro nei fatti , reputiamo i maggiori artefici di questa situazione che sta per venire a galla , il governo italiano e la Regione Sardegna azionista dell’azienda .

Abbiamo delle valide osservazioni da fare :

1. In un report della Euracoal, Associazione Europea per il carbone e la lignite, di cui fanno parte tanti utilizzatori di carbone e miniere di carbone e lignite in Europa e che è stato pubblicato il 19/09/2011, si può notare che la Spagna e la Germania (quest’ultima dopo l’incidente di Fukushima), danno molta importanza a centrali innovative, ad elevata efficienza e a ridotto impatto ambientale, partecipando a bandi EEPR e NER300 e, soprattutto, facendo riferimento a tutto ciò che può legarsi (specie in Spagna) a quanto previsto dalla UE per la “sicurezza degli approvvigionamenti energetici”. In particolare, il Regio Decreto spagnolo n. 154/2010, fa esplicito riferimento all’art.15 comma 4 della Direttiva 2009/72/CE, che riporto di seguito:

“per motivi di sicurezza degli approvvigionamenti, uno Stato membro può ordinare di dare la priorità al dispacciamento di impianti di generazione alimentati con fonti nazionali di energia combustibile primaria, con un limite del 15% di tutta l’energia primaria necessaria per generare l’energia elettrica consumata nello Stato membro interessato in ogni anno civile.”

Nello stesso documento scritto dall’Associazione Euracoal, a pag. 67, si può leggere sul caso italiano quanto si riporta di seguito:

“Con uno share del 52.1 %, l’Italia è uno dei Paesi Europei maggiormente dipendenti dal gas per la produzione di energia elettrica. Questa situazione, che rende l’Italia fortemente dipendente dalle importazioni di gas Algerino e Russo, comporta che si verificherà un significativo e progressivo impatto sulla sicurezza degli approvvigionamenti energetici e sui costi dell’energia elettrica; tanto è vero che nel 2010, il conto energetico italiano ammontava già a circa € 51.7 miliardi. L’elevato costo dell’energia, come è logico, ha un impatto negativo anche sulla competitività delle industrie energivore operanti in Italia.”

2. Nella lettera della Commissione Europea del 19/09/2008, relativa alla legge 80/2005, si evidenziavano i motivi per cui il Cip6 non era utilizzabile come meccanismo di finanziamento, in quanto distorsivo per la concorrenza negli Stati membri. Ora, mi chiedo come si possa non essere perplessi quando mi si risponde che il meccanismo di finanziamento proposto dalla legge 99/09, coperto da Aiuti di stato, è un “simil Cip6”, che prevede l’incentivazione del kWh prodotto dalla centrale da 450 MW, che utilizzi tecnologie innovative (CCS,…). Il chiamarlo in un modo o nell’altro, non cambia la sostanza! Le strade per ottenere “Aiuti ambientali” ci sono e la EU li concede (bandi EEPR, NER300, ecc…). Perché la centrale del Sulcis non ha partecipato a questi bandi e poi si vede il Governo italiano richiedere una forma di aiuto di Stato avente un effetto distorsivo sulla concorrenza negli stati Membri? Perché non si tiene conto del fatto che il DPR del 1994 fa, comunque, riferimento a quel tipo di aiuto di stato già bocciato dai funzionari della UE, perché distorsivo della concorrenza? Soprattutto, quale sarebbe il nesso tra le CCS e questo simil Cip6? Ci hanno solo detto, durante la riunione del 28710 /2011, che le perplessità e le domande contenute nell’ultima lettera della UE sul progetto, riguardano “solo” il meccanismo di finanziamento tramite aiuti di Stato…Ma no? Non l’avremmo mai detto! Restiamo alquanto perplessi, quando sentiamo le proposte di un’Azionista, quale l’Assessorato Industria della RAS, a distanza di oltre 15 mesi dall’insediamento del Gruppo tecnico per la redazione del Progetto Integrato Miniera –Centrale, non riesce a comprendere, che la strada non possa essere diversa da quella che preveda l’applicazione della Direttiva 2009/72/CE! La politica Nazionale e Regionale non riesce a comprendere che, tramite quanto previsto dall’art. 15 comma 4 della presente direttiva comunitaria, si riporterebbe la centralità sul carbone Sulcis, e quindi sulla miniera, per giustificare una centrale che abbia priorità di dispacciamento su tutti gli altri impianti di produzione di energia elettrica dislocati sul territorio nazionale, per motivi legati alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici?

3. Continuiamo a non comprendere, infine, perché non si utilizzino le innovazioni tecnologiche apportabili con l’applicazione del Brevetto sulla riduzione del tenore di zolfo pre-combustione, depositato dal 1 Luglio 2009 dalla Carbosulcis S.p.A. stessa, che dà valore aggiunto al Carbone Sulcis. L’applicazione di questa tecnologia, anche mediante la commercializzazione di sottoprodotti del processo, quali gli acidi umici derivati dal carbone, rende più competitivo il carbone Sulcis. Progetti analoghi, legati anche alla produzione di acidi umici sono già in atto, a partire dal 2008 in giacimenti spagnoli, russi, tedeschi. Tutto ciò darebbe un doppio valore aggiunto al carbone: da un lato la riduzione dell’extra-onere calcolato sul prezzo pagato da Enel, dall’altro un maggior ritiro oneroso, e non più gratuito, di residui della combustione. C’è poi l’aspetto legato alla produzione e vendita del sottoprodotto di processo, che ben si sposa anche con il progetto di riconversione verso la “chimica verde” e la riduzione di gas serra con l’aumento della Sostanza Organica Minerale dei suoli. In aggiunta a tutto ciò, applicando la tecnologia illustrata nel Brevetto Internazionale in questione, si rispetterebbe, con l’applicazione di una tecnologia innovativa e volta alla tutela dell’ambiente, quanto previsto dalla Decisione del Consiglio Europeo del 10 Dicembre 2010, che riporto di seguito:

“(11) L’applicazione della presente decisione (chiusura di miniere di carbone non competitive) non dovrebbe escludere che gli aiuti all’industria carboniera possano essere ritenuti compatibili con il mercato interno per altri motivi. In tale contesto altre norme specifiche, in particolare quelle concernenti gli aiuti per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, gli aiuti per la tutela dell’ambiente e gli aiuti per le attività di formazione continueranno ad applicarsi nei limiti delle intensità massime di aiuto, salvo disposizioni contrarie previste dalle norme in questione.”

L’applicazione dell’innovazione tecnologica citata, eviterebbe alla Carbosulcis di andare incontro ad un’ennesima procedura d’infrazione da parte della UE per aiuti di Stato.

Totale incompetenza, o volontà di chiudere e basta, infischiandosene di mettere in ginocchio altre 1000 famiglie?

Ai posteri l’ardua sentenza.

Sinistra critica sarda

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