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Il dilemma dei generali

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(23 Giugno 2012) Enzo Apicella

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Agenzie fiscali: oltre il danno la beffa!

(25 Aprile 2004)

Al peggio non c’è mai fine!
Dopo aver atteso ben 25 mesi per ottenere la sottoscrizione della preintesa contrattuale, dopo che tale attesa è stata ripagata con un contratto assolutamente misero dal punto di vista economico, e fortemente discriminante e pericoloso dal punto di vista normativo, ciliegina sulla torta, apprendiamo che il contratto, per intoppi burocratici, è ancora “in viaggio”: dopo essere rimasto fermo alla Ragioneria, ora è passato al Consiglio dei Ministri e non è ancora neanche pervenuto alla Corte dei Conti.

Nel frattempo sono pervenuti inequivocabili i risultati del referendum effettuato negli Uffici: su un campione di oltre 10.000 lavoratori, quasi il 39% dei lavoratori esprime contrarietà ai contenuti della preintesa, mentre il 43% si pronuncia favorevolmente, con un altissimo numero di astenuti (quasi il 20%).

Per essere un contratto firmato e fortemente sostenuto da tutti i sindacati, non solo CGIl, CISL e UIL, ma anche RdB, è chiaro che quel 39% di contrari costituisce un risultato straordinario, la dimostrazione che i lavoratori hanno colto appieno la distanza esistente tra i contenuti della preintesa e le reali esigenze economiche e professionali del personale.


Ora ci si trova nella paradossale situazione che quello stesso contratto, sconfessato dai lavoratori nel referendum, è bloccato tra Ragioneria del Ministero e Consiglio dei Ministri per mancanza di copertura finanziaria.

Pensiamo che la misura sia realmente colma!
Ma crediamo anche necessario evidenziare che le responsabilità di questo ennesimo impasse contrattuale siano da distribuire equamente tra Amministrazione e sindacati.

Ci hanno raccontato che quella preintesa contrattuale era il massimo risultato che si potesse ottenere, che comunque avremmo recuperato con il biennio economico la perdita del potere di acquisto, che bisognava tener conto delle compatibilità economiche (e allora perché neanche una parola sui nostri dirigenti lautamente ricompensati?), adesso verifichiamo sulla nostra pelle e nelle nostre tasche, che le bugie hanno le gambe corte e la realtà ci parla di salari sensibilmente al di sotto del costo reale della vita, e di impegni contrattuali al ribasso e neanche rispettati!

Questo dimostra in maniera inequivocabile che quella terribile pratica sindacale che prende il nome di concertazione è oramai morta: CGIl, CISl e UIL, cogestori in questi anni dei più feroci processi di privatizzazione imposti dal modello Agenzia, hanno talmente impoverito il potere contrattuale della categoria, da non essere neanche in grado, allo stato attuale, di far rispettare la sottoscrizione di un contratto, peraltro al ribasso!

E tutto questo mentre i condoni hanno trasformato il personale in notai dell’evasione, mentre la Carta dei Servizi ci dice che la funzione precipua del Fisco non è la lotta all’evasione, ma quella di essere al servizio (leggi servilismo) del contribuente, mentre i carichi di lavoro aumentano, a fronte della cronica carenza di organico!

E, da ultimo, assistiamo esterrefatti alle prime forme di applicazione del progetto Antares, con un farneticante ordine di servizio del Direttore dell’Ufficio di Ancona, che applica indici di valutazione del personale sulla base di criteri assolutamente soggettivi (passione per il lavoro, dinamismo, spirito di gruppo) rispolverando il peggiore armamentario linguistico dell’impresa privata!

Da un lato, quindi, una Amministrazione che, con la complicità dei sindacati concertativi, non adempie nemmeno ai suoi più elementari compiti istituzionali, ovvero la sottoscrizione di un contratto, dall’altro l’assurda richiesta al personale di aderire ideologicamente alla filosofia totalizzante del modello Agenzia!

I roboanti comunicati sindacali di CGIl CISl e Uil, che adesso invitano alla mobilitazione appaiono il solito propagandistico e impotente abbaiare alla luna, così come il cerchiobottismo delle RdB, ci lascia sconcertati!

Noi, come Cobas, riteniamo più che mai, che in questo momento, è necessario mantenere un atteggiamento coerente e inflessibile: la nostra valutazione sulla preintesa contrattuale, è in linea con quel 39% del personale che nella consultazione referendaria si è pronunciata negativamente.

Pur tuttavia riteniamo necessario rivendicare il diritto ad avere un contratto: in mancanza di questo bisogna bloccare l’attività in tutti gli uffici del paese!

Non vogliamo lavorare in nero, senza contratto non si lavora!
Per tale motivo i Cobas danno indicazione ai lavoratori di riprendere lo stato di agitazione negli uffici, attraverso assemblee, presidi al front office, blocco delle mansioni.
Ma, proprio per ribadire la distanza del personale dalla preintesa contrattuale, dovrà emergere nei verbali delle assemblee, da un lato lo stato di agitazione per rivendicare il diritto ad avere un contratto, dall’altro ribadire, come già espresso nel referendum, la valutazione negativa sulla preintesa contrattuale.

COBAS Pubblico Impiego
Finanze e Agenzie Fiscali
aderente alla Confederazione COBAS

Fonte

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