Capitale e lavoro :: L'unico straniero è il capitalismo

Quanto costa una vita in Italia? Permessi di soggiorno a 200 euro, ma il governo Monti frena

(5 Gennaio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Ormai è la solita storia, a pagare sono sempre gli ultimi. Così, secondo un decreto legislativo firmato dagli ex ministri dell'Interno e dell'Economia, Roberto Maroni e Giulio Tremonti, dal 30 gennaio gli stranieri che richiedono il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno dovranno pagare un contributo che può arrivare fino a 227 euro.

Come se si fosse ad un supermercato la permanenza nel nostro Paese avrebbe diversi prezzi, 80 euro per i permessi di soggiorno di durata superiore a tre mesi ed inferiore o pari ad un anno, 100 euro per quelli superiori ad un anno e inferiore o pari a due anni, 200 euro per soggiornanti di lungo periodo. Inoltre, i richiedenti dovranno pagare 27,50 euro per le spese relative al documento elettronico. Beffa delle beffe, gli stranieri che richiedono il permesso di soggiorno con i loro soldi finanzieranno un Fondo per i rimpatri degli irregolari, magari loro connazionali!

“Grande preoccupazione e forte dissenso per l'aumento dei costi per il rinnovo dei permessi di soggiorno: un'ingiusta vessazione”. Così il presidente dell'Inca Cgil, Morena Piccinini, per la quale il provvedimento che istituisce il contributo aumenta in misura esponenziale i costi che sostengono i lavoratori stranieri e le loro famiglie che, ricordiamo, già pagano per ogni permesso più di 70 euro e versano regolarmente tasse e contributi.
“L'incremento di quanto dovuto per i permessi è la continuazione di un processo di produzione di ingiuste vessazioni nei confronti dei lavoratori migranti che ha origine nel precedente governo - prosegue Piccinini- Vi si aggiunge ora la beffa, tramite il finanziamento del fondo rimpatri, di far ricadere su chi è in regola i costi della lotta alla immigrazione irregolare”
Soumahoro Aboubakar, responsabile nazionale Immigrazione dell'Unione Sindacale di Base (USB), chiede che il governo Monti non lasci entrare in vigore ”questa norma che sa di discriminazione e populismo. Oltre che nuove tasse, bisogna rompere il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. Perché sono centinaia di migliaia i lavoratori migranti che oltre ad aver perso il lavoro, si ritrovano oggi nel rischio di finire in CIE. Stiamo parlando non di numeri, ma di esseri umani che hanno lavorato, spesso sfruttati e sottopagati”.

Dopo l’insorgere della società civile e delle associazioni di migranti, l’attuale Governo tenta di mettere “una pezza” ad un decreto che mette in vendita il futuro di chi cerca una nuova vita nel nostro Paese e che rischierebbe solo di favorire le irregolarità.
Il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, e il ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione, Andrea Riccardi, “hanno deciso di avviare una approfondita riflessione e un’attenta valutazione sul contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati regolarmente presenti in Italia”. In particolare, si legge nella nota, “in un momento di crisi che colpisce non solo gli italiani ma anche i lavoratori stranieri presenti nel nostro Paese, c'è da verificare se la sua applicazione possa essere modulata rispetto al reddito del lavoratore straniero e alla composizione del suo nucleo familiare”.
A questa apertura risponde naturalmente la Lega con Maroni che da Facebook parla di “discriminazione nei confronti dei cittadini padani e italiani”, e certo, l’ex ministro di discriminazioni se ne intende!


05-01-2012

Valentina Valentini
DirittiDistorti