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Acqua!

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(20 Marzo 2010)
Manifestazione contro la privatizzazione dell’acqua a Roma. Partecipa anche il movimento di solidarietà con il Popolo Palestinese

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Dalla parte dei diritti umani... e della verità

(22 Febbraio 2012)

Pubblicità israele

A giugno 2011 si svolgeva la kermesse "Unexpected Israel": in Piazza Duomo, pieno centro di Milano, per una settimana la propaganda sionista ha mostrato con immagini e suoni i traguardi raggiunti in diversi campi tecnologici, scientifici e culturali.

Parallelamente un insieme di persone si organizzava per denunciare l’abisso che si frappone tra la realtà di un paese criminale e razzista e ciò che l’installazione multimediale “l’Israele che non ti aspetti” propagandava un paese tecnologicamente avanzato, culturalmente ricchissimo, sicuramente democratico.

In quei giorni Roberto Jarach, il presidente della Comunità Ebraica milanese, affermava: "è triste e incredibile che durante una manifestazione improntata sulla riconoscenza reciproca e sugli sviluppi economici e scientifici ci sia questo tipo di boicottaggio violento e questa virulenza contro tutto ciò che rappresenta Israele".

Dal 16 al 19 febbraio, alla fiera di Rho si è tenuta la Borsa Internazionale del Turismo. L’impianto dello stand non era troppo dissimile all’installazione dell’estate passata: immagini affascinanti di paesaggi e persone, musica, filmati proiettati su enormi schermi. Il tentativo di porsi come paese pienamente europeo in questa fiera si è concretizzato nella scelta logistica di porsi in mezzo agli stati europei, lontano dalla zona in cui c'erano gli stand di quel pezzo di Asia che Israele occupa.

Come ogni anno non è mancata la contestazione di chi non ci sta ad accettare che Israele mistifichi la propria immagine a danno della verità: anche questa volta un gruppo di attivisti si è riunito alla fiera per mostrare il reale volto dello stato sionista, un volto coperto di sangue palestinese che quotidianamente sceglie di opprimere un popolo e di occupare una terra grazie al consenso della comunità internazionale, che sempre più spesso o si fa convincere dalla propaganda sionista o sceglie di accettare ed essere completamente complice dei suoi crimini.

Puntuale è anche arrivato il commento di Jarach e del vicepresidente Daniele Nahum: "una protesta vergognosa: durante la fiera Bit si parla di turismo e di cultura. Evidentemente questi manifestanti non hanno questa sensibilità”. [http://www.mosaico-cem.it/articoli/picchetto-anti-israeliano-alla-bit-di-milano]

Questo è un copione in cui, come i due casi evidenziano chiaramente, sempre più Israele tenta di presentare la sua immagine fatta di porcellana, e ogniqualvolta un gruppo di attivisti decida di mostrare il reale volto di questo stato la comunità ebraica si pone in prima linea, senza se e senza ma, a difesa delle menzogne israeliane. La prima e indispensabile questione allora riguarda la connessione tra lo stato sionista e la comunità ebraica: se è vero che in Israele vive circa il 42% dell'intera comunità ebraica del mondo, è pur vero che esiste una maggioranza di credenti che vive fuori da quella terra. Ma se, come sempre più vogliono farci credere, Israele è lo stato degli ebrei, allora possiamo dire con certezza che in quei territori si applica un vero e proprio apartheid a danno della comunità araba che pure si è trovata costretta ad essere cittadina israeliana e, non essendo ebrea, non può godere degli stessi diritti dei suoi concittadini. (Ultima la legge che vieta agli arabi israeliani di ricongiungersi con i propri familiari che vivono al di là del muro, una legge che nel 2006 era stata dichiarata dalla Corte Suprema Israeliana legge di Apartheid http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/supreme-court-thrusts-israel-down-the-slope-of-apartheid-1.407056 - altro esempio riguarda la democrazia israeliana che non rispetta neanche le minoranze ebraiche che vivono in Israele: http://www.haaretz.com/news/national/thousands-in-jerusalem-protest-racism-against-ethiopian-israelis-1.407998)

D'altro canto, se Israele è "l'unica democrazia dell'area che rispetta i diritti delle minoranze, dove i cittadini musulmani residenti in Israele, godono di maggiori diritti civili e politici all'interno dello Stato ebraico, rispetto a tutti gli altri Paesi arabi dell'area medio orientale", allora perché la maggior parte della Comunità Ebraica internazionale si schiera sempre e comunque a favore delle nefandezze di questo stato difendendolo come se fosse a unico appannaggio ebraico?

Non sarebbe forse meglio essere onesti e riconoscere la realtà, come tanti ebrei fanno senza insinuare che "chi protesta in occasioni di questo genere dimostra una profonda insensibilità alla cultura in generale"? (Rete degli Ebrei Contro l'Occupazione, Jews Not Zionists, Jews Anti-Zionist, etc.)

Il problema quindi sembra essere quello di aver sbagliato i tempi, aver parlato fuori contesto, disturbando la dialettica naturale che alimenta la riconoscenza reciproca tra Italia e Israele. Insomma se si parla di "certe cose", perchè intervenite con "altre questioni"?

Chi difende i diritti umani, l’uguaglianza, la libertà delle persone e l'autoderminazione dei popoli non ha altri tempi e luoghi che non siano sempre e ovunque, per denunciare i crimini che quotidianamente vengono commessi a danno dell'umanità.

Denunciare i crimini di Israele...

C’è da chiedersi, poi, se il problema è la mancanza di sensibilità di chi ha protestato contro l’Apartheid Israeliana durante una fiera sul turismo e quale sia l’occasione dove, senza andare "fuori argomento", si può parlare di occupazione, apartheid, violazione estenuante ed ossessiva dei diritti umani. Ci sarà una fiera dei crimini di guerra dove si potrà urlare senza essere fuori luogo? Sicuramente no, ma altrettanto sicuramente ci saranno ancora sterili e vane condanne di questo tipo verso chi osa puntare il dito ed alzare la voce contro Israele. Viene in mente quell’immagine di Latuff "Stai zitto! se parli dei crimini di guerra israeliani sei antisemita!"

L'azione alla fiera del BIT ha avuto grande eco, ma solo a seguito delle dichiarazioni della Comunità Ebraica, alle cui denunce prontamente hanno fatto fede i media italiani: tutti gli articoli pubblicati oggi dalle maggiori agenzie hanno mostrato un appoggio incondizionato a quanto dichiarato da Jarach che pure, magari, sabato non era presente. Nessuna delle testate giornalistiche si è presa la briga di provare a contattare uno degli attivisti per chiedere quali fossero le motivazioni della protesta (tutti i volantini riportavano il nome e i contatti della rete che ha organizzato la protesta). Eppure ci sembra che il mestiere del giornalista preveda quantomeno un minimo di indagine, non la mera trascrizione delle parole di una sola persona, in questo caso di Jarach. Come è noto in Italia i mezzi di informazione sono detenuti dal potere: è evidente che Jarach ne eserciti molto, a tal punto da "controllare" le testate giornalistiche che, lo ripetiamo, si sono limitate a riportare fedelmente le dichiarazioni (e non si tratta di cronaca, bensì di opinioni) del portavoce della Comunità Ebraica milanese.

Chi decide di fare giornalismo in questo modo non sta facendo informazione, bensì sta scegliendo di schierarsi dalla parte sionista, perché la colonizzazione israeliana e la pulizia etnica applicati a danno dei palestinesi sono inopinabili ed internazionalmente noti. L'informazione non può limitarsi a denigrare chi contesta Israele nelle diverse occasioni in cui ciò è possibile.

"Bisogna dire con forza che chi protesta contro Israele protesta anche contro la causa della democrazia nel mondo", è il messaggio che i sionisti cercano di permeare e radicare in tutto il mondo, appunto. Perché lo stato sionista rappresenta se stesso come l'espressione della più alta forma di libertà a livello mondiale, mentre è la più grande espressione di terrore per una popolazione e per un'intera area, ignorando ogni tipo di diritto fondamentale, internazionale ed umano, mettendosi al di sopra di ogni legge (74 Risoluzioni ONU mai rispettate!).

Sabato le mani delle persone che protestavano hanno alzato al cielo alcune immagini dei prigionieri palestinesi. Il pensiero va a Khader Adnan, il pensiero coglie l’assurdo peso della contraddizioni fra le parole usate contro chi ha protestato e ciò che accade ogni giorno.

Khader è flebilmente attaccato alla vita, ogni giorno la terra palestinese viene sottratta e rubata, le famiglie smembrate, le persone, i bambini arrestati senza motivo, senza neanche che sia necessario, un motivo. Cosa c’è di democratico in questo?

L’invito a vergognarsi, l’accusa di insensibilità dipende dal punto di vista dell’osservatore.

Credere all’uguaglianza, alla parità, al diritto alla libertà e all'autodeterminazione: questo appartiene invece alla natura dell’uomo. Così come ci ricorda Vittorio Arrigoni con il suo “Restiamo Umani”.

Redazione PalestinaRossa

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