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(8 Gennaio 2013)
La condanna a sei anni di galera, pronunciata dal Tribunale di Roma, ai danni di sei dei partecipanti alla manifestazione romana dell'Ottobre 2011 non rappresenta un atto di giustizia, ma di evidente ricerca della repressione verso tutto ciò che si muove in direzione antagonista e di contestazione del sistema, e si allinea alle botte di stampo poliziesco che sono state regolarmente agite in tutte le manifestazioni di protesta e di rivendicazione dei diritti, svoltesi negli ultimi tempi in Italia: da quelle NO TAV a quelle dei metalmeccanici.
Particolarmente indicativa la dichiarazione del fascista Sindaco di Roma: un giusto monito e un giusto risarcimento per l'Arma dei Carabinieri.
Noi ci collochiamo esattamente all'opposto di queste affermazioni, denunciando la inusitata pesantezza della condanna assieme alla campagna mediatica di colpevolizzazione che si accompagna - appunto - al meccanismo repressivo in atto.
E' il caso, inoltre, di denunciare come i reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione (pensiamo all'appropriazione dei finanziamenti pubblici ai partiti per fini privati) siano - eventualmente e quando capita - puniti con pene molto lievi, pur trattandosi di reati che colpiscono la generalità dei cittadini, minando anche la credibilità dele istituzioni.
Questo è il paese dove il reato di falso in bilancio (che molto spesso sta all'origine di fenomeni di crisi nelle aziende con le lavoratrici ed i lavoratori costretti a perdere il posto di lavoro per responsabilità dei padroni che si arrichiscono in maniera fraudolenta) è addirittura depenalizzato.
Mentre ci si avvia alle elezioni la sentenza di oggi ci dice che viviamo in un paese con la democrazia a rischio (come segnalano anche gli indicatori di autorevoli organismi internazionali come Freedomhouse) e forme di repressione autoritaria già in essere.
Patrizia Turchi e Franco Astengo
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