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La storia ha già assolto Yasser Arafat

Le molte vite di Abu Ammar

(7 Novembre 2004)

A Parigi, dopo due anni e mezzo di detenzione in un edificio di Ramallah, sta morendo Yasser Arafat, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese e leader riconosciuto di tutti i palestinesi.

Il 13 novembre prossimo, migliaia di persone scenderanno di nuovo in piazza in Italia e nel mondo per la Palestina

Il nesso tra i due avvenimenti sta nella data. Il 13 novembre di trenta anni fa, a New York, proprio Yasser Arafat portò la voce della Palestina dentro l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Di fronte agli ambasciatori e ai capi di stato di tutto il mondo, Yasser Arafat tenne il famoso discorso delle due alternative: “In un mano ho un ramoscello di ulivo per fare la pace, nell’altra ho un mitra per fare la guerra, spetta agli israeliani decidere quale strada vogliono seguire”.

Se gli Stati Uniti ed Israele avessero scelto da allora di sostenere la via della pace, questi trenta anni ci avrebbero risparmiato tutti gli orrori e le ingiustizie di cui siamo stati testimoni o responsabili in Medio Oriente.

In questi trenta anni Yasser Arafat – Abu Ammar per il suo popolo – è stato il protagonista di numerosi avvenimenti. Dalla fuoriuscita dei feddayn dal Libano (garantita dalle potenze occidentali ma che spianò la strada ai massacri dei civili palestinesi nei campi di Sabra e Chatila) all’esilio di Tunisi; dal drammatico tentativo di rientro in Libano con la sanguinosa scissione della resistenza palestinese alla prima Intifada; dalla dichiarazione di Algeri che riconosceva il diritto all’esistenza dello Stato di Israele agli accordi di Oslo; dal rientro in Palestina alla seconda Intifada ed alla sua detenzione negli ultimi due anni e mezzo dentro il palazzo della Muktada, ridotto in macerie e circondato dai soldati israeliani a Ramallah. La cosiddetta comunità internazionale è rimasta scandalosamente inerte di fronte ad una situazione oltraggiosa che ha visto un capo di stato recluso per due anni e mezzo.

La propaganda israeliana ha cercato di addossare ad Arafat il fallimento degli ultimi accordi sul futuro dello Stato palestinese, in realtà quel rifiuto di Arafat fu un atto di difesa della dignità del popolo palestinese e della tesi secondo cui non può esserci pace senza giustizia.

Yasser Arafat è stato dato per sconfitto innumerevoli volte, è stato criticato dagli stessi palestinesi e odiato oltre ogni limite dagli israeliani, ma Abu Ammar è sempre riuscito a trasformare in vittorie le sconfitte ed a mantenere il rispetto di tutti i palestinesi, anche di quelli più critici nei suoi confronti.

Perché è stato Abu Ammar l’uomo che mise fine all’opportunismo dei paesi arabi sulla Palestina ed a guidare i feddayn palestinesi nella vittoria di Al Karameh nel 1965 contro l’esercito israeliano. Che impedì la cancellazione della questione palestinese dopo i massacri del Settembre Nero in Giordania, di Tal Al Zataar prima e di Sabra e Chatila poi in Libano.

Se i palestinesi hanno spesso criticato Yasser Arafat, hanno sempre riconosciuto l’autorevolezza di Abu Ammar. Yasser Arafat era l’uomo delle trattative e delle concessioni dolorose, Abu Ammar era il leader che non ha mai sottovalutato il fatto che la libertà è lotta e che nessuna pace è possibile in Medio Oriente senza giustizia per il popolo palestinese.

In questi anni abbiamo spesso criticato Yasser Arafat ma riconosciuto l’autorevolezza di Abu Ammar.

Oggi rendiamo onore ad entrambi manifestandolo nel modo più adeguato. Sabato 13 novembre saremo in piazza in solidarietà con la lotta del popolo palestinese nell’anniversario di quel discorso del 13 novembre di trenta anni fa alle Nazioni Unite e di cui l’alternativa tra pace e guerra resta ancora valida. Spetta a Bush e Sharon dare la risposta alla questione palestinese che tutto il mondo attende da trenta anni.

Forum Palestina

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