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Ratzinger sapeva

Ratzinger sapeva

(26 Marzo 2010) Enzo Apicella
Il New York Times rivela che Ratzinger era stato informato del caso di un prete che aveva molestato 200 bambini non udenti.

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TRA “MANIPOLO” E “PARLAMENTO COME INTRALCIO”: IL MODERNO FASCISMO DI MATTEO RENZI?

(29 Gennaio 2014)

“Manipolo” rivolto con fare sprezzante al gruppo dei costituzionalisti che hanno firmato l’appello perché si arresti la marcia della riforma della legge elettorale nel senso dell’accordo Berlusconi/Renzi; “Parlamento come intralcio” riferito ai tempi della discussione in commissione alla Camera, in relazione allo stesso argomento.
Vengono subito alla mente i manipoli delle “Legioni” (era suddivisa così, territorialmente la Milizia fascista, denominata Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) e il Parlamento come “aula sorda e grigia”.
Siccome le parole che si pronunciano hanno sempre un significato e un peso, tanto più e particolarmente in politica, sorge spontanea una domanda che, per molti sarà inquietante: Matteo Renzi fascista moderno, magari senza fez e gagliardetto ma nella sostanza proteso verso un potere di tipo personale (su questo punto non ci sono dubbi) e totalitario?
A che punto è la “resistibile ascesa” di questo personaggio?
Andiamo per ordine: prima di tutto c’è da valutare il metodo plebiscitario con il quale è stato eletto. Un metodo approntato dall’interno del suo partito e avallato e sospinto dal coro dei mezzi di comunicazione di massa, convinti di interpretare un sentimento profondo di disgusto per la politica che attraversa il Paese e la voglia dell’uomo che “Mette le cose a posto” (se certi sondaggi d’opinione danno il 72% di favorevoli all’elezione diretta di un Presidente, fosse questo della Repubblica o del Consiglio; il 67,2% si è dichiarato addirittura favorevole all’“uomo forte”, secondo i dati esposti da Ilvo Diamanti lunedì scorso su “Repubblica”).
Dagli esiti dei plebisciti non c’è mai stato da attendersi nulla di buono per la democrazia e questo è il primo punto di riflessione, in particolare per chi ha –appunto – organizzato le primarie in un certo modo: primarie nel corso delle quali abbiamo avuto occasione di osservare fenomeni di trasformismo interni al gruppo dirigente PD di notevoli dimensioni, da considerarsi molto pericolosi perché rivolti proprio a un’idea di personalizzazione, insieme, della politica e del potere.
In secondo luogo e in seguito al primo punto appena esposto si è assistito in tempi rapidissimi alla trasformazione del PD in un vero e proprio “partito personale”, sul modello di quelli analizzati brillantemente da Mauro Calise che ha preso come suo principale modello Forza Italia e Silvio Berlusconi: ma nel caso del PD/Matteo Renzi ci troviamo forse di fronte già a un fenomeno di tipo degenerativo, anche rispetto al delicato tema dell’applicazione della democrazia diretta ( i tre milioni di voti sbattuti sul tavolo quasi fossero gli “otto milioni di baionette”) e del dialogo diretto tra il Capo e la folla (più televisiva che altro, in verità).
Due punti vanno esaminati con grande attenzione: l’esasperazione della concezione personalistica (si abbia presente la scritta Renzi campeggiante nella sala in cui si svolse la prima riunione della nuova segreteria del PD) e l’idea totalitaria del potere che già si sta esprimendo all’interno del partito quale prodromo per l’esercizio della stessa, nel prossimo futuro, al governo.
Intanto, è bene ricordarlo, da tutte le parti, soggetti politici e mezzi di comunicazione di massa, emerge l’impressione che si stia assistendo a una confusione di ruoli tra il segretario di un Partito e quello di un capo di un governo ormai definibile ben più che ombra: addirittura con ministri che non rispondono più al legittimo presidente del Consiglio ma direttamente al segretario – presidente (si ricordi il caso del ministro Del Rio che, di fronte alla richiesta di Letta di varare una legge sul conflitto d’interessi – che sarebbe arrivata comunque in ritardo di 20 anni – ha risposto negando perché un atto del genere avrebbe messo in discussione il patto Berlusconi/Renzi).
Infine la natura stessa della proposta di legge elettorale oggi sul tappeto: l’accanirsi sui piccoli partiti in un impianto legislativo che già molti hanno giudicato peggiore di quello della “legge Acerbo” del 1923 che, con le elezioni dell’anno successivo, suffragò l’avvento del fascismo al potere.
Con una ignavia meritevole davvero di essere stigmatizzata nessuno pare avere più il coraggio di ricordare il ruolo storico, sul piano politico culturale, avuto da quelli che oggi sono definiti “piccoli partiti” nella costruzione della Repubblica e nel suo sviluppo durante gli anni migliori della nostra democrazia: dal Partito d’Azione, al PRI, al PLI, al valore della presenza socialdemocratica, della sinistra socialista raccolta nel PSIUP e di quella comunista nel Manifesto- PdUP. Soggetti politici capaci di progettare, fornire cultura politica originale e quadri, al centro e in periferia, di grande valore per la realtà democratica del Paese. Non si trattava di partiti personali come quello di Mastella o privi di alcun riferimento concreto sul piano storico – politico come è stata Rifondazione Comunista, in particolare dalla segreteria Bertinotti in un quadro di totale cesura con la grande tradizione comunista italiana.
Certo: non ci sono più gli assalti alle Camere del Lavoro e le botte (se non gli assassinii ) riservate agli avversari politici: lo impedisce il fatto che viviamo in una “società dello spettacolo”.
Inoltre: chiariamoci bene su questo, sembra proprio che le Camere del Lavoro 2014 si siano arrese molto più in fretta di quelle del 1924.
Affermazioni esagerate: forse? Certo che le tracce di Renzi come “fascista moderno” ci sono tutte, sarebbe bene prestare attenzione a questo fenomeno, comprenderne la natura e – soprattutto – costruire una seria opposizione posta, insieme, sul terreno della difesa della democrazia costituzionale e repubblicana e su quello dell’anticapitalismo necessario per offrire un punto di vista alternativo nell’infuriare di una distruttiva gestione della crisi.
Tutto questo, infine, a memoria di chi coltiva illusioni di alleanze con il PD, di “nuovo centrosinistra” e soprattutto per chi, accoccolato negli assessorati degli Enti Locali, tira a campare facendo finta di non vedere.

Franco Astengo

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