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(22 Febbraio 2014)
Un sistema politico sfibrato, da anni in crisi e rivelatosi del tutto incapace di generare soggetti in grado di affrontare le contraddizioni reali della modernità, ha generato un governo di stampo “giovanilistico – arditesco” che si propone di vivere effettuando delle “sortite” dalla fortezza isolata al centro di quel vero e proprio “Deserto dei Tartari” che appare essere oggi proprio il già citato sistema politico italiano.
Prima di tutto c’è da considerare che il governo nasce dalla confluenza di due minoranze: una prepotente e arrogante sorta all’interno del PD come maggioranza grazie all’artifizio (pericoloso) delle primarie e l’altra frutto di una scissione di palazzo di quel ramo avventurista – populista della destra italiana che aveva governato, a diverse riprese, negli ultimi vent’anni segnando profondamente la trasformazione del concetto stesso di “politica” presso le cittadine i cittadini.
La fase conclusiva, fin qui, di questa crisi perenne del sistema è stata contrassegnata dall’acuirsi dei meccanismi di personalismo e presidenzialismo portati avanti da loro rispettivo canto da Berlusconi e Napolitano, i veri interpreti della degenerazione della nostra democrazia: accompagnati entrambi dai cori plaudenti dell’informazione di massa e non contrastati da alcuna opposizione di sistema, salvo – nelle fasi più immediatamente vicine a noi – da un omologo populista – personalista capace, comunque, di creare un soggetto politico a metà tra il web e il dialogo diretto tra il “Capo e le masse”.
Il governo Renzi tenterà, allora, di vivere eseguendo delle “sortite” prima di tutto cercando di attaccare e distruggere ciò che rimane dei corpi intermedi necessari tra la società e la politica e delle istituzioni rappresentative: già circolano voci relative alla “inutilità del Parlamento” e inneggianti all’idea di una sorta di democrazia diretta fondata su un municipalismo “recitante” nel piccolo lo stesso meccanismo che vedremo all’opera nel governo centrale: un “Capo” decisionista (su questo punto insisteva molto, ieri sera, Massimo Cacciari) rivolto direttamente al popolo.
Non sono escluse “sortite” anche contradditorie, magari illusioniste, sul terreno economico-sociale e su quello – ultra delicato- delle relazioni europee: ma il piatto forte sarà quello dell’apparente distruzione della “casta” allo scopo di crearne un’altra ridotta a “cerchio magico”, isolata dal contesto sociale, capace di dispensare – al di fuori dal processo democratico – favori e punizioni.
Si prepara, dunque, una grave crisi democratica: probabilmente in tempi non immediati, ma certamente il nodo della democrazia rappresentativa e del concerto delle idee fuori dal “pensiero unico” verrà al pettine.
Nel frattempo l’unica possibilità per una sinistra che tenda a voler essere tale nei valori e nei principi della sua storia e della sua possibile identità in questo paese è quella dell’opposizione insieme sociale e politica.
Un’opposizione netta, fatta anche di mobilitazione quotidiana dal basso, che in questo momento può porsi un solo primo obiettivo, quella della ricostruzione di un’adeguata soggettività politica.
Franco Astengo
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