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(18 Settembre 2013) Enzo Apicella

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ATTUALITA’ E FILOSOFIA POLITICA: IL CONCETTO DI AMICO-NEMICO IN CARL SCHMITT

(28 Settembre 2014)

carlwahid

La rappresentazione mediatica in atto al riguardo della violenza esercitata dall’ISIS sul teatro della guerra mediorientale tende a riportare d’attualità quel concetto di “amico – nemico” teorizzato dal filosofo tedesco Carl Schmitt negli anni centrali del secolo scorso .
Un concetto che si è tentato di “estirpare” dal dibattitto politico e culturale dell’Occidente affermando, per contro, il concetto di “fine della storia” emerso all’indomani della caduta del muro di Berlino.
Ci si è accorti invece della necessità per il capitalismo di disporre –appunto – di un “nemico” e così è venuta avanti l’idea dell’esportazione della democrazia e dello “scontro di civiltà”.
Proprio in questo senso l’accoppiata “amico – nemico” ha ripreso vigore e attualità nel dibattitto fino a influenzare fortemente le stesse proposizioni politiche maggioritarie a livello internazionale.
E’ il caso, allora, di riprendere proprio il concetto di distinzione “amico – nemico” riproponendo le definizioni del più grande importante teorico in questo campo, il tedesco Carl Schimtt.
Secondo Schimtt la distinzione “amico – nemico” può sussistere teoricamente e praticamente senza che debbano contemporaneamente essere usate altre distinzioni morale ed economiche: il nemico politico non deve essere affatto moralmente cattivo, non deve di necessità presentarsi come un concorrente di carattere economico (anzi, come nel caso in esame, si possono benissimo fare affari con lui).
La distinzione “amico – nemico” avviene sulla base del concetto di “altro”, di “straniero”.
La possibilità di rapporti specificatamente politici è data dal fatto che non ci sono solo amici o alleati, ma ci sono anche nemici.
Il nemico è un altro, uno straniero, esistenzialmente : con lui sono possibili in caso estremo conflitti esistenziali, come quello teorizzato dallo stesso Schimtt in nome del comando e dell’eguaglianza della stirpe. Aspetti fondamentali nel diritto nazionalsocialista, sui quali ci sarebbe da riflettere anche oggi con grande attenzione.
Lo straniero, colui che ha un altro modo d’essere, può essere presentato così oggettivamente, sotto un velo politico (una “maschera”) per stabilirne la piena mancanza di relazione, l’isolamento assoluto.
E’ proprio il caso dello “scontro di civiltà” all’interno della definizione classica riguardante l’arrivo dei “barbari”.
Si tratta di negare nell’altro lo stesso modo d’esistenza, imponendo il nostro attraverso il combattimento (in attacco o in difesa, a seconda delle circostanze storiche: l’11 Settembre ha fatto sì che la fase successiva apparisse di “difesa”) in modo da affermare esclusivamente la nostra maniera di vivere, quella conforme al nostro proprio essere.
Come nel caso dell’illustrazione mediatica del terrore attuato dall’ISIS il nemico viene trattato come cattivo e brutto perché è questa distinzione che rappresenta la classificazione più forte e intensiva. Quella che fornisce una ragione , non soltanto sul piano politico, ma anche su quello – definito proprio da Schimtt – della “distinzione di coscienza”.
Ovviamente è valido anche il concetto opposto: quel che è moralmente cattivo, esteticamente brutto o economicamente dannoso non è detto che automaticamente rappresenti il nemico purché “stia dalla nostra parte”.
Qual è allora il criterio per distinguere e decidere da che parte stare, da quella dell’amico o da quella del nemico?
Entra allora in gioco l’altro grande pilastro della riflessione politica tra il ‘700 e il ‘900: quello della “autonomia del politico”.
E’ ancora Hobbes che apre la strada, come già nel caso della scaturigine delle riflessioni di Schimtt che si è cercato in questa sede di riassumere.
Hobbes da utilizzare proprio nel senso della regolazione autoritaria e “esterna” dei rapporti politici.
Sull’attualità del concetto di “autonomia del politico” sarà però necessario aprire subito un nuovo livello di riflessione, strettamente collegato – anche in questo caso – con il rapporto realtà/illusione che la mediatizzazione dell’agire politico sta imponendo oggi nella proposta di aggregazione e coinvolgimento dell’opinione pubblica : sono in gioco fattori decisivi per lo sviluppo della democrazia.
Per redigere questo testo è stato utilizzato: “Il pensiero politico” a cura di Umberto Cerroni, Editori Riuniti, I edizione settembre 1966.

Franco Astengo

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