">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Udine: solidarietà ai lavoratori della Caffaro

(15 Aprile 2005)

Trentadue lettere di messa in mobilità sono la prima soluzione che la proprietà della Caffaro vuole dare alla crisi dell´azienda, crisi che oramai investe tutto il comparto chimico. Ma con la chiusura, che si prevede di qui ai prossimi anni, sono a rischio altri 130 posti di lavoro, senza contare i quasi 100 dell´indotto!
L´accordo firmato nel 2002 per investire 50 milioni di euro per la realizzazione del nuovo impianto cloro-soda "a membrana" e per la bonifica del territorio è stato completamente disatteso: il vecchio stabilimento "a mercurio" verrà mantenuto fino al 2007 (anno in cui entreranno in vigore le normative europee che vieteranno il trasporto del cloro-soda su gomma) e dei 35 milioni di euro inizialmente promessi per la bonifica, verranno stanziati solo 5 milioni al fine di costruire un muro per la recinzione dell´area contaminata. Questo quanto la Snia è disposta a concedere: dopo aver fatto profitti per anni, a spese sia dei lavoratori (sottoposti a pesanti ritmi lavorativi e condizioni di lavoro nocive) sia del territorio (il sito della centrale è infatti inquinato fino a venti metri di profondità, a cui si aggiunge l´inquinamento prodotto dalle polveri fini ed ultrafini), arrivata la crisi presenta il conto: mobilità, licenziamenti e a pagarlo sono sempre e solo i lavoratori.

Non si tratta di una crisi locale, legata a qualche specificità del territorio: la vicenda Caffaro, al contrario, è uno degli esempi del declino che sta colpendo l´intera industria italiana; sono migliaia le aziende a rischio di delocalizzazione, ristrutturazione, chiusura parziale o totale. Dai distretti tessili alle multinazionali come la svedese Electrolux o la tedesca Thyssen-Krupp, dalla Fiat al "triangolo della sedia": né le grandi famiglie né i padroncini dell´ultima generazione sfuggono alla concorrenza che impone tagli spietati al costo del lavoro o, in alternativa, la chiusura e la delocalizzazione.
Le organizzazioni sindacali, come al solito poco fiduciose nei confronti della possibilità che sia la mobilitazione a pagare, hanno richiesto da subito l´intervento delle istituzioni locali e regionali per un confronto con la proprietà per ottenere garanzie per la conservazione di posti di lavoro: non saranno certo gli appelli istituzionali a far recedere i padroni dalle proprie decisioni! Questo si potrà ottenere solo con la lotta dura, l´unione e la solidarietà di tutti i lavoratori, non certo continuando a sedersi a un tavolo di trattative cercando di strappare promesse che poi non verranno mantenute!

I lavoratori della Caffaro hanno detto no ai licenziamenti e sono scesi in lotta: i Giovani Comunisti stanno dalla loro parte contro i padroni, che da sempre fanno profitti da favola grazie al sudore dei propri dipendenti! Crediamo che l´unica soluzione adeguata per difendere i posti di lavoro debba essere quella di costringere la proprietà a dare fondo ai profitti, fatti quando le cose andavano bene, al fine di riorganizzare la produzione attraverso un´equa distribuzione del lavoro e il rilancio degli investimenti promessi!

Non esistono vie di mezzo: o lasciamo che i padroni difendano i loro profitti o difendiamo i posti di lavoro. Vincere non sarà facile, bisogna continuare con gli scioperi, i blocchi, il coinvolgimento della popolazione, come ci hanno dimostrato negli anni scorsi le lotte più significative (da Termini Imerese a Melfi). Dobbiamo anche essere consapevoli che, come ha dimostrato la dura lotta dei siderurgici di Terni, una mobilitazione limitata al terreno sindacale, sia pure condotta con decisione esemplare e con il sostegno di un´intera città, può tutt´al più giungere a una tregua temporanea con la proprietà. Non è di compromessi negoziati che c´è bisogno: bisogna costringere i padroni a fare i conti con le esigenze dei lavoratori e a non smantellare le produzioni di qualità, le uniche in grado di dare un futuro produttivo al territorio.

Pertanto è necessario attivarsi per :
- eleggere dei comitati di lotta, basati sulle assemblee, che estendano la mobilitazione, gestiscano la trattativa sulla base del mandato dei lavoratori e s´impegnino a creare un coordinamento con i lavoratori degli stabilimenti di Brescia e Colleferro;
- coordinare la lotta della Caffaro con gli stabilimenti della Bassa Friulana in cui recentemente si sono aperte vertenze occupazionali (Radici, Maruzzella, Birra Castello) e con tutte le altre realtà della regione impegnate in mobilitazioni simili (le cartiere e le altre aziende in crisi, dall´Alto Friuli al Monfalconese, dalla Destra Tagliamento all´Osovano);
- appellarsi a tutte le rappresentanze sindacali e studentesche e a tutte le realtà associative interessate a sostenere la mobilitazione e lanciare assieme ad esse casse di resistenza per sostenere gli scioperi che dovranno continuare ad essere organizzati fino alla vittoria!

Giovani Comunisti di Udine

6326