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Purtroppo ancora notizie negative sulla vicenda giudiziaria di Jihad Issa

(3 Ottobre 2005)

Dopo l'autorizzazione provvisoria a permanere in Italia, concessa a Jihad il 19 agosto u.s. dal Tribunale Civile di Roma, un altro Giudice del medesimo Tribunale ha rigettato, a seguito dell'udienza del 02 settembre u.s., il ricorso urgente presentato dalla difesa. Quest'ultimo serviva infatti ad ottenere la sospensione dell'ordine di lasciare il territorio dello Stato, in attesa del giudizio di merito sul riconoscimento del diritto di asilo costituzionale. La motivazione è politicamente pesante oltre che storicamente errata: da un lato considera già esistente uno Stato Palestinese (!), dall'altro non riconosce l'esistenza di una crisi umanitaria, più volte invece denunciata a livello internazionale finanche dalle Nazioni Unite, che è in corso nei territori palestinesi occupati ai danni della popolazione civile palestinese.

Contro questo grave provvedimento la difesa di Jihad sta inoltrando un reclamo al Tribunale Civile di Roma.

Nello stesso tempo, non ricevendo risposta alcuna dalla Questura di Roma all'istanza di revoca dell'espulsione avanzata dall'interno del CPT di Ponte Galeria, Jihad si è visto costretto ad inoltrare anche ricorso urgente al Giudice di Pace di Roma, affinché dichiarasse l'illegittimità del decreto di espulsione ed il suo conseguente annullamento, riconoscendo la sussistenza del rischio per la sua vita e quindi dei motivi di protezione umanitaria ostativi all'espulsione ai sensi dell'art. 19 co. 1 del Testo Unico in materia di immigrazione. Dopo una prima udienza del 11 agosto u.s. di rinvio, all'esito dell'ultima udienza tenutasi il 5 settembre u.s. il Giudice di Pace, dr.ssa Conocchiella, ha incredibilmente dichiarato inammissibile il ricorso proposto, in quanto "già altro Giudice - all'udienza del 20 giugno 2005 - si era pronunciato sul merito dell'espulsione subordinandola all'esito del procedimento di revoca dell'espulsione giudiziaria".

Si tratta quindi di una situazione paradossale che determina un circolo vizioso dal quale non si potrà uscire se non proseguendo e dando rinnovata forza e vigore alla campagna già avviata per il riconoscimento dei motivi umanitari che impediscono l'espulsione di Jihad dall'Italia.

Infatti, non potendo Jihad accedere alla procedura di riconoscimento dello status di rifugiato politico in quanto pregiudicato, l'unica soluzione per una positiva definizione della questione, è a questo punto il rilascio da parte della Questura di Roma del permesso di soggiorno per motivi umanitari a fronte "delle oggettive e gravi situazioni personali che non consentono l'allontanamento dello stesso dal territorio nazionale" come richiesto dall'art. 11 co. 1 lett. c-ter) del Regolamento della legge Bossi - Fini.

Forum Palestina

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