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(30 Luglio 2023)

disinformazione e fake news

Il Rapporto Censis sulla comunicazione in Italia ha un capitolo intitolato “Disinformazione e fake news in Italia”. I dati non sono confortanti per chi è impegnato a combattere il riscaldamento climatico e soprattutto la sua causa principale che, per noi, è il modo di produzione capitalistico.
Il 34,7% degli italiani – secondo il Rapporto – è convinto che ci sia allarmismo eccessivo sul cambiamento climatico ed il 25,5% ritiene che l’alluvione in Romagna sia la risposta più efficace a quanti parlano della progressiva desertificazione. I negazionisti “assoluti” sono il 16,2% con una percentuale che aumenta tra gli anziani (18,3%) e tra la popolazione meno scolarizzata (18,2%).

Il Rapporto commenta i dati attribuendo forte responsabilità alla comunicazione: “Il riscaldamento globale è un caso esemplare di comunicazione eccessiva e poco chiara, che alimenta cattiva informazione, catastrofismo e persino negazionismo, rischiando di provocare effetti non desiderati sui modi di pensare e sui comportamenti della popolazione”. Noi aggiungiamo che molti comunicatori sono poco credibili, vaghi e sempre degni del sospetto di avere posizioni strumentali che vanno dall’ambientalismo di maniera a chi pensa all’ambiente come ad un nuovo affare, una circostanza di cui approfittare per nuovi arricchimenti. Gli esempi, anche recenti, non mancano di confortare questa ipotesi: dalle imprese che vedevano nel terremoto dell’Aquila una ghiotta occasione a chi specula sugli incendi.

Anche le posizioni di ecologisti di buon livello scientifico spesso si fermano sulla soglia del problema con il timore di disturbare troppo i manovratori, quegli stessi che in pieno Covid hanno messo le esigenze della produzione al di sopra della vita – non la loro, ovviamente – di quelli che lavorano davvero. Eppure proprio il Covid avrebbe dovuto darci una lezione: appena la pausa delle attività si è imposta la natura ha cercato di riguadagnare le posizioni perse a vantaggio dell’accumulazione capitalista. Abbiamo visto migliorare la qualità dell’aria che respiriamo, abbiamo perfino visto animali selvatici avvicinarsi alle poche e malridotte aree verdi. La lezione che doveva, secondo i buonisti, renderci migliori è svanita subito sotto la materialità delle esigenze produttive del profitto e sotto la propaganda dei negazionisti che, nonostante il visibile aumento della mortalità, hanno preferito mettere la testa sotto la sabbia e prestarsi al gioco dei peggiori interessi.

Beninteso non si tratta solo di questioni di bassa scolarizzazione e anzianità del campione statistico. Questi due “gruppi” dell’indagine hanno in comune un modo di vita che li porta a passare ore davanti al televisore e, non per fare della psicologia, è chiaro che un messaggio di negazione del problema è molto più accettabile e tranquillizzante rispetto ad una previsione o ad un’analisi volta al pessimismo: i profeti di sventure non hanno mai avuto fortuna.

Non tutto però si spiega con la buona fede, la falsa coscienza o la rimozione dei problemi. C’è anche chi ha dei precisi interessi, la borghesia imprenditoriale di tutti i formati - grandi, medi e piccoli – che fa dello sfruttamento il suo modo di vita e che non può sopportare chi ne ostacola il corso. E c’è chi pur non appartenendo al “giro” diretto degli affari si è messo a libro paga. Anche se sempre più rari – perché le loro bugie sono insostenibili – ancora qualche climatologo si trova in giro a predicare che tutto è normale, che tutto è accaduto da sempre. Giornalisti, opinionisti, attori, nani e ballerine si prestano anche loro a sposare tesi negazioniste così come abbiamo visto durante il Covid e ne scegliamo una; naturalmente la sua specialità era il balletto ma ora è un’esperta di clima.

Si tratta di Heather Parisi – molto fortunata in Italia – che ci dice: “Questa estate anziché afa ha portato finalmente una boccata di aria fresca rispetto alle tre precedenti. E vi posso assicurare che io il caldo lo soffro tantissimo”. Statistiche alla mano la ballerina ha anche misurato le temperature mondiali negli ultimi tre anni e quindi conclude, alludendo alla comunicazione di scienziati, che “Fanno una cosa sola: impaurire” e lei paura non ha; nemmeno vergogna!

Pasquale Cordua

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