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Trayvon

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(20 Luglio 2013) Enzo Apicella
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    Taranto 20 ottobre "il teatro dell'assurdo in scena"

    Appello alla solidarietà e alla responsabilità politica

    (15 Ottobre 2005)

    Nel mondo, oramai, si e' evidenziato ancor di più il distacco tra chi gestisce le risorse della politica in maniera da lucrarci, trovando necessario affamare le popolazioni, bombardandole, e chi reclama a gran voce una vita fuori dal liberismo e per una società più giusta, senza conflitti permanenti insomma, per essere protagonisti attivi nell'esercizio del cambiamento reale dal basso.

    Proprio tutta questa categoria sociale eterogenea ha dato vita a momenti come quelli di Seattle, delle grandi mobilitazioni contro la guerra e di sfida aperta a questo processo (speriamo non irreversibile) di auto-annullamento del genere umano e del pianeta che lo ospita. Genova, nelle giornate del luglio 2001 è stato un grande passaggio, un teatro all'aperto, dove in scena apparvero trecentomila persone che reclamavano il loro spazio e lo stato italiano, insieme ai governanti delle "grandi potenze mondiali", responsabile di una ferocia scientifica. Esercitata con puntiglio e disinvoltura nelle camere di tortura a Bolzaneto, nell'assalto alla scuola Diaz e nell'omicidio di Carlo Giuliani e contro tutto quello che si muoveva nello spirito di rimandare al mittente una busta piena di precarietà, emarginazione, malaffare e mala-sanità, distruzione ambientale e migliaia di vittime innocenti, barattate per nuovi assetti geo-strategici e ruoli commerciali da ripartire.

    L'enorme esproprio di democrazia che è la globalizzazione liberista garantisce al governo italiano l'impunità per la mattanza genovese.

    Si è reso possibile tutto ciò attraverso "l'eccezione" che è diventata una regola, un'appendice nelle aule dei tribunali, in quelle parlamentari e quotidianamente per le strade. Parliamo di un movimento plurale ed eterogeneo che viene imprigionato, di zelanti pubblici ministeri, diretti dalla regia dei R.O.S., che trovano sano e ragionevole punire i colpevoli individuandone 25 e accusandoli di tutto quello che è accaduto a Genova, ed altri 20, rei di aver voluto sovvertire il governo italiano in tutte le sue funzioni. Le incriminazioni vanno da devastazione e saccheggio ad associazione sovversiva, reati per i quali sono previsti dai 7 ai 12 anni di reclusione. Parliamo di decreti come quello anti-terrorista di Pisanu che lede direttamente le libertà individuali di ciascuno di noi, con il prelievo forzato della saliva, il fermo prolungato di polizia, l'espulsione immediata per gli immigrati e i "non accetti", il controllo sui dati telematici e di traffico telefonico, e l'ampliamento di quel reato d'opinione che già ha colpito e colpisce moltissimi compagni: il 270-bis ovvero la sopravvissuta legge fascista del codice Rocco (associazione sovversiva al fine di turbare l'ordinamento economico giuridico e politico del governo). Parliamo dello schiacciamento dei diritti, anche di quelli più elementari, che in piazza e nelle aule preposte sistematicamente incontrano una risposta violenta, negligente e collusiva: lavoratori picchiati, precettati, licenziati; immigrati espulsi; tifosi di calcio settimanalmente schedati ad uno ad uno; consumatori di droghe leggere e tossicodipendenti che saranno più facilmente incarcerati dopo l'approvazione della legge Fini in parlamento, carcerati vessati in condizioni sempre più disumane. Muovendoci in questo quadro sarebbe stupido non accorgersi come questa categoria sociale repressa sia diventata così grande laddove l'applicazione sistematica, proprio di quella eccezione che diventa norma, trova la sua più diffusa estensione. È l'agibilità politica ad essere minata, compressa e osservata in maniera attenta e scrupolosa.

    Poiché l'attacco repressivo è così esteso servirebbe una risposta netta, sia nelle forme che nei contenuti, altrimenti rimarremmo attoniti a subire. Una battaglia che sia inclusiva e che veda protagoniste tutte queste categorie sopraelencate, ricordando che il sistema carcerario-repressivo, come Foucault aveva bene intuito, è usato dalla classe dominante per "sorvegliare e reprimere" la classe dominata.

    Il 20 Ottobre "il teatro dell'assurdo in scena" propone presso il tribunale di Taranto l'ennesimo esproprio alle lotte sociali, a quelle contro la globalizzazione, per la difesa del diritto ad essere considerati come uomini e donne e non come merce di scambio. Nel maggio del 2002 contro una trentina di militanti di base si mosse l'assurda accusa di aver costituito "un'associazione sovversiva locale" che portò agli arresti domiciliari 9 di loro. Gli era contestata la partecipazione alle mobilitazioni di Napoli e Genova durante i summit del G8 e del Global Forum e l'attiva partecipazione al fianco dei lavoratori per la difesa del diritto al lavoro, di aver occupato stabili in disuso ridandoli alla collettività per un uso sociale, e la "pesantissima" accusa di aver lanciato uova contro la prefettura in risposta ai massacri di Genova. Accuse assurde che non trovano nessun riscontro nel nostro operato quotidiano sempre espresso alla luce del sole senza nessun bisogno di inopportune strumentalizzazioni e linguaggi filtrati. Quindi, schierati all'interno delle lotte come parte integrante di un movimento che ha prodotto enormi mobilitazioni contro la guerra e in difesa dell'ambiente, per la trasformazione della società, nel rispetto delle diversità sociali e culturali presenti in essa. In un contesto così complesso, la figura dei capri espiatori, in questo caso i 30 sotto accusa, funge da parafulmine e serve a comprimere pericolosamente la fase del processo in atto sullo sterile dibattito violenza o non-violenza cercando di svuotare di contenuti proprio quelle enormi mobilitazioni che ci ha visti tutti protagonisti.

    L'espressione della solidarietà concreta nei confronti di questi compagni non è altro che l'ennesimo pezzo di responsabilità collettiva nella difesa dell'agibilità politica e logicamente della libertà individuale degli imputati.

    Invitiamo le associazioni, i partiti e tutti coloro che si sentano colpiti dall'ennesima aggressione alla libertà individuale e collettiva a firmare questo appello.

    Invitiamo, inoltre, ad aderire al presidio del 20 Ottobre che si terrà presso il tribunale di Taranto dalle 9.30 in concomitanza con l'udienza preliminare del processo.

    Comitato di Quartiere 'Città Vecchia'
    Confederazione Cobas

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