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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Lettera aperta ai compagn* parlamentari di Rifondazione Comunista

Sui criteri della formazione delle liste in vista delle prossime elezioni politiche

(31 Dicembre 2005)

Car* Compagn*, confesso che l’altro giorno, leggendo l’articolo su Liberazione relativo alla formazione delle liste in vista delle prossime elezioni politiche, ho avuto un moto di nausea. Vi assicuro che non sto usando un eufemismo ma descrivendo uno stato reale.

Mi riferisco all’intenzione del Partito di riconfermare in blocco l’attuale compagine parlamentare. Aggiungo che anche l’idea di candidare un consistente numero di persone esterne al Partito (il 20% del futuro Gruppo Parlamentare) che non rappresentano nessuno e che finora si sono sempre ben guardate dall’avvicinarsi a Rifondazione, mi ha dato un certo fastidio, ma questo è secondario.

Anticipo subito che all’ultimo Congresso non ho condiviso la mozione di maggioranza ma vi prego di credermi che in questa mia lettera non c’è nessun intento di sostenere altre posizioni di minoranza; per me il congresso è finito il giorno dopo e, pur confermando le mie critiche, mi sono rimesso a lavorare per il Partito nel suo insieme.

Inoltre sia chiaro che non ho niente da ridire su singoli compagn* parlamentari; alcuni ho avuto modo di conoscerli negli anni di militanza e non posso che provare stima e affetto per loro.

Quello che mi ha provocato questa nausea (vera) è stato lo stridore degli specchi su cui anche il compagno Bertinotti si è arrampicato per giustificare questa scelta che, sia chiaro, oltre a essere molto discutibile su un piano politico ed etico, è prima di tutto una violazione delle regole interne (lo Statuto del Partito) a un organismo democratico (e comunista!) come il nostro Partito.

Io ho sempre creduto, perché mi è sempre stato insegnato, che la politica non possa essere vissuta come una “professione”. In Partiti come il nostro dovrebbe essere abolita l’idea che un qualcuno possa vivere di politica per più di 10 anni totali (comprensivi dei ruoli di parlamentare, consigliere regionale, assessori vari, ecc.). In fondo, i rischi di “corruzione politica” e di tendenze all’auto-perpetuazione dei gruppi dirigenti (cito a memoria solo per rendere i concetti), determinati dalla detenzione di potere e di ruoli di prestigio, li aveva in modo lungimirante descritti lo stesso Bertinotti qualche mese fa.

Credo che questa scelta sia in palese contraddizione con una idea di democrazia e partecipazione che mi sembra sia il punto qualificante della nostra presenza politica, anche dentro l’Unione. Come si fa a chiedere rinnovamento se non lo pratichiamo? Come si fa a parlare di una nuova generazione che deve trovare spazio in politica se la vecchia si chiude a riccio? Come si fa a dire che c’è bisogno di una ossatura collaudata per il nuovo gruppo parlamentare, quando in questa legislatura abbiamo avuto il compagno Malabarba che, alla sua prima legislatura, ha svolto egregiamente (o no?) il ruolo di capogruppo al Senato? Possiamo veramente credere che sia nel creare una casta di privilegiati a vita che sta un mattone dell’innovazione del Partito, o è forse una evidente regressione?

Il fatto che uno Statuto sia derogabile è poi un aspetto aberrante che, nell’immaginario di molti militanti di base che si sono sempre e solo sacrificati per il Partito, dà l’idea di una tendenza all’auto-perpetuazione dei gruppi dirigenti; i quali, ponendosi al di sopra del Partito stesso, modificano le regole di convivenza democratica a proprio uso e consumo. Quanti pessimi esempi di deroga alle regole ricordiamo? Uno per tutti potrebbe essere l’art. 11 della Costituzione…

A questo punto, se il Gruppo dirigente non vuole (per auto-protezione) o non può (per paura di fare torto a qualcuno) chiedere il rispetto delle regole, io mi appello ai singoli compagn* parlamentari perché autonomamente facciano una scelta di rispetto dello Statuto del loro Partito, di coerenza con le proprie idee e di rispetto dei compagni di base.

Dimostrate che siete uomini e donne migliori di quelli che appartengono ad altri partiti. Fatemi ancora sognare di appartenere a un Partito diverso e realmente innovativo, in cui il ruolo e il prestigio personali sono secondari agli ideali e agli interessi di cui vogliamo essere portatori. Voglio che mi crediate che non ce l’ho con nessuno ma che mi sento solamente deluso…Fatemi ricredere!
Con affetto.

Federico Boscaro

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Commenti (1)

Ridiamo al PRC una linea antagonista "che trasformi lo stato di cose presenti".

Condivido la rabbia (non nausea) per quello che sta accadendo in Rifondazione, anche nell'ambito delle scelte relative al futuro assetto dei gruppi parlamentari nazionali. Non condivido la convinzione di separare la strada imboccata dai gruppi dirigenti del PRC -a tutti i livelli- nell'autoperpetuazione dalle scelte politiche e di alleanza forzata con il centro-sinistra fatto vincere al congresso di un anno fa con tutti i mezzi, leciti e meno leciti -leggi iscrizioni gonfiate in molte aree del Paese in cui la prima mozione aveva mano assolutamente libera e fuori controllo.
L'autoperpetuazione burocratica è stata avviata a livello di partito con la formazione nei vari congressi di segreterie completamente espresse da quella che era solo una risicata maggioranza degli iscritti all'organizzazione e che forse non lo era affatto a livello di militanza. E' proseguita spegnendo qualsiasi discussione nella base e nei circoli, ma anche negli organi dirigenti -si provi a frequentare qualche Comitato Politico federale o regionale- dove le questioni non vengono dibattute, ma semplicemente presentate all'assemblea e da essa al massimo ratificate. E' continuata nell'impegnare tutto il partito in scelte che sono state concordate solo al massimo livello di dirigenza -vedi la creazione della sezione italiana della Sinistra Europea- ma che snaturano l'essenza stessa del partito uscito anche dall'ultimo congresso, che pure di passi indietro ne ha fatti molti -se non fosse stato per i compagni del Synapsismos greco nella dichiarazione dell'ultima assise la parola "socialismo" non sarebbe mai comparsa.
E' evidente che per poter continuare su questa strada senza intoppi e senza opposizione da parte del corpo militante del partito era necessario agire in modo autoritario anche nella scelta dei candidati per le elezioni politiche. Ciò essendo favorito, al di là dei proclami contro la legge falso proporzionale del centro-destra, proprio dalla nuova legge elettorale che prevede liste bloccate e prive di possibilità di preferenza -cioè preparate esclusivamente dagli organi dirigenti senza alcun confronto con la base.
Tutto si tiene, purtroppo. Dalle scelte politicamente sempre meno antagoniste -oggi i nostri dirigenti parlano di sinistra radicale e non di movimento anticapitalista e comunista- all'autoperpetuazione dei gruppi dirigenti -che oggi sono sempre più indissolubilmente legati alle funzioni istituzionali.
Credo come te che dobbiamo ricominciare daccapo a mostrare che un Partito Comunista DEVE essere diverso dagli altri, e deve essere autonomo nella sua azione dalle forze sedicenti di centro-sinistra, in raltà borghesi, filocapitaliste e pseudoriformiste. In particolare credo che questo debba essere fatto dal Partito della Rifondazione Comunista. Ma perché questo accada dobbiamo noi, militanti di base, riprendere il dibattito interno, far discutere i compagni sulle questioni che materialmente, giorno per giorno, richiedono l'intervento autonomo di un partito comunista, a cominciare dai rapporti di lavoro, dalle relazioni sindacali, dalla democrazia nei luoghi di lavoro, dai rapporti di forza tra la classe lavoratrice -occupata e disoccupata- e i potentati economici -industriali e finanziari. E se questo vuol dire richiedere anche una nuova discussione sulla linea del partito a solo un anno dal congresso, ben venga questa richiesta che per il nostro partito sarà solo salutare.

(31 Dicembre 2005)

Brunello Fogagnoli
Iscritto al PRC di San Donà di Piave

brunfoga@tin.it

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