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(9 Marzo 2012) Enzo Apicella
Oggi sciopero generale dei metalmeccanici convocato dalla Fiom e manifestazione nazionale a Roma

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(Per un sindacato di classe)

Cgil, la Rete 28 aprile prova a crescere

Assemblea nazionale a Roma il 12 giugno

(19 Maggio 2006)

Riparte l’attività politica, con un nuovo governo, continua l’attività sindacale di chi con questo governo dovrà confrontarsi. Stiamo parlando della rete 28 aprile, nata il 28 aprile (appunto) 2005 come “contenitore” delle diverse anime della sinistra della Cgil. La «rete per l’indipendenza e la democrazia sindacale» è stato il luogo di discussione, adesso la Rete lancia un’assemblea nazionale per «discutere e definire obiettivi e forme della continuità dell’iniziativa, al fine di sviluppare partecipazione e democrazia nella vita dell’organizzazione», come scrivono nel documento di presentazione.

Appuntamento per il 12 giugno a Roma “Democrazia” e “partecipazione”, ossia le due parole chiave delle rivendicazioni della Fiom all’ultimo congresso nazionale della Cgil, contenute anche nelle due tesi del segretario generale Gianni Rinaldini.

Allora la Rete 28 aprile ha sostenuto i documenti di Rinaldini che si presentava al congresso di Rimini forte di un 15% di consensi ottenuti nei congressi di base e uscito però con una rappresentanza del 10% nel direttivo nazionale Cgil. Adesso, dopo le conclusioni del congresso «le esperienze più avanzate nella Cgil si devono confrontare per costruire obiettivi comuni». A formalizzare la nascita della Rete 28 aprile sono stati più di un anno fa cinque componenti dell’ex direttivo della Cgil: Carlo Baldini, Wilma Casavecchia, Giorgio Cremaschi, Ferruccio Danini e Jole Vaccargiu.

Da allora vari nomi della sinistra del sindacato confederale hanno abbracciato questa esperienza, tanto che non è da escludere che l’assemblea nazionale del 12 serva, oltre che ridare linfa alla piattaforma della Rete, anche come tentativo di costruire una vera e propria area del sindacato che si collochi naturalmente a sinistra, magari dove una vola stava Lavoro e Società.

Gli spunti di dibattito contenuti nella piattaforma (dove c’è spazio anche per il ripudio della guerra e la richiesta di ritiro di tutte le truppe all’estero) d’altronde vanno in questa direzione. Si parte dal riconoscere che «la sconfitta elettorale della destra dà più speranze e possibilità di cambiare le cose» (senza però dimenticare di citare le pressioni esercitate da subito dalle «forze conservatrici»), si arriva a rifiutare la pratica della concertazione.

In mezzo c’è la fotografia dei lavoratori di oggi: precari o in via di precarizzazione; insicuri, perché «la salute e la sicurezza sono messe a rischio e la flessibilità selvaggia dà il controllo delle loro vite alle imprese» e impoveriti, perché «la precarietà riduce anche i salari». Per ovviare a questo, il sindacato deve puntare sulla «contrattazione nazionale e su una nuova forma di scala mobile», su una nuova pratica sindacale «che faccia dell’indipendenza e della democrazia gli strumenti per organizzare una nuova fase di conflitto sociale» e su una nuova iniziativa sindacale, slegata dal concetto di “governo amico”.

E’ infatti lo steso Cremaschi a bacchettare Prodi al suo secondo giorno da premier: «Il programma dell’Ulivo parla di superamento della legge 30. Il Presidente del Consiglio ha parlato di revisione che è una cosa diversa. Sono parole deludenti».

Andrea Milluzzi(Liberazione 19 Maggio 2006)

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