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La libertà di espressione non può essere rimossa!

Per una cultura non subalterna alle ragioni della politica (e del mercato)

(20 Maggio 2006)

A distanza di più di un mese dalla fine di una campagna elettorale chiusasi come auspicavamo, vogliamo aprire una riflessione retrospettiva su come essa si è svolta. Il clima che si è respirato infatti ci è sembrato inquietante. Inquietano la rimozione di ogni voce fuori dal coro, “colpevole” di mettere in discussione i dogmi bipartisan sostenuti dalla propaganda dell’ “interesse nazionale”; l’intervento della magistratura che apre indagini su possibili reati d’opinione; l’intrusione delle gerarchie ecclesiastiche, che chiedono alla Stato di imporre a tutti, cattolici e non, le regole etiche del cattolicesimo. Le affermazioni anche più discutibili e aberranti si combattono politicamente, non attraverso la caccia alle streghe o facendo intervenire i tribunali per valutare se si possano configurare gli estremi di reato.

Questo clima rappresenta una minaccia per tutti coloro che nella nostra società difendono la libera espressione delle idee, a partire dal mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. Per cinque anni abbiamo subito le censure di chi rivendicava il diritto di stabilire per decreto che cosa è satira e cosa non lo è. Di chi emetteva vere e proprie fatwa contro chi disturba il potere. E tuttavia il modo in cui entrambe gli schieramenti hanno condotto questa campagna elettorale pone degli inquietanti interrogativi anche dopo la sconfitta di Berlusconi.

Ci inquieta il fatto che l’Unione si sia proposta come alternativa al governo delle paillettes, dei lustrini e dei reality show attraverso un documento programmatico che nel capitolo dedicato alla politica culturale – aldilà dei formali riconoscimenti del valore sociale della cultura – si preoccupa prevalentemente del suo valore economico. Perché sappiamo che se “si porta la cultura nell’economia” sono le ragioni dell’economia ad avere la meglio su quelle della cultura. Quelle stesse ragioni che oggi chiamano a un’epurazione delle voci dissonanti in nome dell’ “immagine dell’Italia” (sottinteso “nel mercato internazionale”). Quelle stesse ragioni che oggi portano molte amministrazioni anche di centrosinistra a politiche di “risanamento” che ai cittadini tagliano i servizi culturali e contemporaneamente aggrediscono i diritti dei lavoratori dello spettacolo, della scuola e della cultura in generale.

Per questo lanciamo un appello a intellettuali, artisti, lavoratori del settore culturale: è necessario organizzarsi e prepararsi ancora una volta a un’appassionata difesa della libertà di espressione dalle ragioni del potere politico ed economico.

Aube Butte Pittrice-Performer
Martha Canfield Scrittrice
Orazio Gaetano Pittore Poeta
Lucia Gazzino Scrittrice
Susanna Magrini Fotografa
Ivano Malcotti Poeta
Sante Notarnicola Poeta
Nadia Simonetta Direttrice giornale web
Gianluca Valentini Regista
Marco Veruggio Collaboratore riviste


Per sottoscrivere il testo di questo appello o più semplicemente partecipare a una discussione su questi temi scrivere a: resistenze@tiscali.it o telefonare allo 0102723985.

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