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Dignità operaia

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(9 Marzo 2012) Enzo Apicella
Oggi sciopero generale dei metalmeccanici convocato dalla Fiom e manifestazione nazionale a Roma

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(Per un sindacato di classe)

Una nuova sinistra in Cgil

Lavoro politico

(20 Maggio 2006)

Non è una frase generica, sortita da certi luoghi comuni della nostra epoca che invitano a 'scordare il passato',bensì una proposizione perspicua e mirata, mirata anche a precisi interlocutori, l'incipit «Per cambiare davvero non si torna indietro», che intitola l'invito a un'assemblea nazionale a Roma il 12 giugno, proposto dalla Rete 28 aprile - che raccoglie sindacalisti di sinistra di varie categorie Cgil.

La premessa del documento di convocazione (firmato da 65 dirigenti sindacali), è il nuovo scenario italiano che si apre con l'insediamento del governo di Romano Prodi. «La sconfitta elettorale della destra, finalmente, dà più speranze e possibilità di cambiare le cose», si augurano i firmatari, senza illusioni di manne cadute dal cielo perché è loro chiara - e per altro è stata preannunciata pubblicamente dalle stesse organizzazioni imprenditoriali e dalle istituzioni finanziarie globali - «la pressione, già iniziata, da parte delle forze conservatrici della Confindustria, del Fondo monetario internazionale, per chiedere al nuovo governo e ai sindacati di realizzare una politica di concertazione che serva ancora una volta a tenere bassi i salari e a ridimensionare i diritti».

Insomma, «non si torna indietro» esplicita il no a resuscitare la concertazione, considerata «parte conclusa della storia politica e sociale del paese», e conclusa, va detto, con un bilancio negativo per bocca di più di un componente della stessa segreteria nazionale della Cgil, che fino all'altroieri - ancora imperante il governo Berlusconi - avevano affermato, che «nel decennio passato», a fronte di una crescita dei profitti, i salari erano invece inesorabilmente «arretrati». Una presa di posizione chiara, ancorché tardiva e formulata solo per via indiretta, per ammettere che quegli accordi centralizzati del '92 e del '93 avevano fatto danni, e non solo sui salari.

Oggi c'è il governo Prodi: «finalmente»; ma può incombere un tentativo di condizionamento pesante da parte del centrosinistra sul sindacato, la Cgil, perché si faccia carico della deprecabile situazione in cui «versa il paese».
Perciò, per dire no a «un nuovo patto sociale che sarebbe dannoso per il mondo del lavoro», per cambiare, «occorrerà lottare», premettono i sindacalisti della Rete, proponendo un percorso di discussione aperto a «tutti coloro che in questi anni hanno costruito esperienze avanzate di contrattazione e di democrazia sindacale».

Oggi nel documento si unisce ll'attuale lotta alla precarietà e la salvaguardia dei «beni comuni» - messa in rilievo dai movimenti no global - a parole antiche, «democrazia e indipendenza sindacale»: che si muovono in un solco lungo, tracciato molti anni fa nel sindacato, e ripercorso nel tempo da sempre nuove insorgenze di 'areee' che raccoglievano varie «sinistre» interne. Fin da quando si disse no alle precedenti componenti partitiche dentro il sindacato, per un aggregarsi che agiva i conflitti, anche interni, su temi e esperienze cresciute nei luoghi di lavoro e «autonome» dalle forze politiche.

Quelle 'aree di sinistra' - che Cisl e Uil a suo tempo inibirono - in Cgil sono state di volta in volta inglobate nelle maggioranze e 'istituzionalizzate', ma sempre ne sono risorte altre: in un movimento di marea, una sorta di antidoto contro i pericoli dello stato di cose presente che il sindacato, consapevole o no, evidentmente si cova in seno.

Carla Casalini(IL Manifesto 19 Maggio 2006)

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