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Telecom Italia: esternalizzazioni senza fine

appello dei Cobas Tlc di Mestre (VE)

(4 Ottobre 2002)

La Telecom Italia è un'azienda solida, con un bilancio in attivo, competitiva nel mercato delle telecomunicazioni, con una forza lavoro di circa 80.000 dipendenti. Forse però non tutti sanno che, con la scusa della crisi nella filiera, le esternalizzazioni, i tagli, le cessioni d'azienda vanno avanti da anni, e - non è un ritornello noioso - le conseguenze le pagano solo i lavoratori.

Da Mestre arriva l'appello dei Cobas Tlc: "Solo con l'outsourcing della logistica, oggi sono a rischio 600 posti di lavoro". Il 28 marzo 2000, Roberto Colaninno, allora amministratore delegato, annuncia 13.500 "esuberi".

Subito l'azienda, i sindacati e il governo D'Alema sottoscrivono un accordo. Il diktat lo decidono i padroni: 5.300 dipendenti in mobilità lunga, 2000 in cassa integrazione straordinaria, 1000 in mobilità aziendale, 3000 incentivati alle dimissioni e poi una valanga di cessioni. Cambia la proprietà, cambia il piano industriale, ma la ristrutturazione prosegue.

Precarizzazione e insicurezza per i dipendenti della Rete, dei Clu e del 187, solo per fare alcuni esempi. Ma l'outsourcing del settore logistica, che si occupa della movimentazione dei materiali e della manutenzione dei magazzini, è un affare. L'accordo del 2000 prevede che la cessione della logistica riguardi solo i magazzini (5 in tutta Italia per un totale di 250 dipendenti): oggi cambiano le carte in tavola. Il trasferimento alla Tnt globalexpress riguarderà anche gli annessi e connessi al settore (circa 600 addetti).

I lavoratori temono per il futuro. "Di solito gli accordi sul mantenimento dei posti di lavoro non funzionano mai - spiega Pierpaolo dei Cobas tlc - vengono rispettati solo il primo anno, previsto dal Codice civile. Le esternalizzazioni alla Telecom stanno avvenendo in maniera selvaggia, così come i tagli all'organico, nonostante si verifichino buchi al personale coperti, dallo straordinario degli stessi dipendenti". "Ci sono situazioni di convenienza - spiega Pierpaolo - per esempio con l'accordo Blu, hanno tirato dentro 500 persone, e noi siamo contenti per loro, ma il motivo era chiaro (aggiungere 5 mega hertz di frequenza fondamentali per il gsm). In Veneto la stessa azienda rileva carenza di personale è una cattiveria non ricollocarci".

La Tnt possiede già magazzini propri e un panorama di interinali e di appalti cooperativi. Diventerebbe poco competitivo mantenere lavoratori dipendenti con un costo medio mensile di oltre 2000 euro, invece di spenderne 1000 con i precari. I Cobas lo sanno bene e, per questo chiedono di partecipare alle riunioni tra la società e confederali. Intanto annunciano una mobilitazione nazionale di tutto il settore.

Centro di documentazione e lotta - Roma

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