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Appello per la manifestazione del 18 novembre a Roma

L'Italia non deve essere complice del massacro dei palestinesi e dell’occupazione israeliana

(6 Novembre 2006)

A metà novembre in ventidue paesi si terrà per il quarto anno la settimana di iniziative della Campagna Internazionale contro il Muro dell’Apartheid che Israele sta costruendo sui Territori Palestinesi Occupati. In Italia, anche quest’anno, siamo chiamati a dare il nostro contributo ad una campagna che assume in sé tutte le aspettative, le contraddizioni e le urgenze della lotta di liberazione del popolo palestinese dall’occupazione militare e coloniale israeliana.

Abbiamo deciso di scendere in piazza con una manifestazione nazionale a Roma sabato 18 novembre chiamando alla mobilitazione tutti coloro che ritengono insopportabile il silenzio e l’inerzia di fronte al quotidiano massacro a cui viene sottoposto il popolo palestinese. A novembre, in soli tre giorni sono stati uccisi 34 palestinesi. Solo nell’ultimo mese ne sono stati uccisi 62. Negli ultimi sei mesi ne sono stati uccisi 377, più di due al giorno.

Ma il prossimo 18 novembre chiamiamo anche a scendere in piazza per cercare di mettere fine concretamente alle complicità dei nostri governi con l’occupazione israeliana della Palestina, con l’illegale costruzione del Muro dell’apartheid e con le minacce di aggressione contro gli altri paesi della regione (Libano, Siria, Iran).

L’Italia ha ufficializzato un accordo di cooperazione militare bilaterale con Israele che vede impegnata la principale azienda pubblica nel campo bellico e tecnologico (Finmeccanica), che vede impegnati i servizi segreti e gli apparati militari italiani nella collaborazione con le forze armate israeliane, che vede la politica ufficiale del governo Prodi non recidere concretamente i vincoli assunti dal governo Berlusconi nella complicità con le autorità di Israele. L’Italia continua così ad essere complice sul piano militare dell’apparato bellico, politico e coloniale che sta martoriando la popolazione palestinese, che ha bombardato e devastato il Libano, che minaccia di bombardare a breve anche la Siria e l’Iran. In tale contesto, è del tutto irricevibile qualsiasi ipotesi di integrazione di Israele nell'Unione Europea e nella NATO.

In Italia, in questi mesi, milioni di euro sono stati stanziati dalle Regioni per accordi bilaterali con autorità israeliane mentre i medici e gli insegnanti palestinesi non ricevono da mesi lo stipendio, gli ospedali e le scuole chiudono per mancanza di fondi e risorse, i soldi dei prodotti palestinesi venduti all’estero sono sequestrati dalle autorità israeliane che controllano i confini e le dogane.

L’Italia, al contrario, continua ad applicare l’embargo contro l’Autorità Nazionale Palestinese per punire una popolazione che ha democraticamente eletto una formazione politica – Hamas – ritenuta ostile dagli Stati Uniti e da Israele. In questo modo, una popolazione già priva di libertà di movimento e di risorse economiche, si è vista tagliare stipendi, servizi ospedalieri e scolastici, finanziamenti per lo sviluppo. Assistiamo così ad un vergognoso scenario in cui vengono applicate le sanzioni contro le vittime e non contro gli occupanti. Le autorità israeliane che imbarcano anche partiti fascisti e razzisti nel governo, continuano infatti a non essere sottoposte ad alcuna sanzione per la loro politica di annientamento contro i palestinesi.

Di fronte ad una situazione insostenibile e vergognosa di ingiustizia, oppressione, violazione dei diritti umani, riteniamo inaccettabile che il nuovo governo italiano e le forze politiche che lo compongono, dichiarino di adottare una posizione di “equidistanza” (o equivicinanza) tra i diritti dei palestinesi e la politica di Israele, mentre - nei fatti - non rompono nessun trattato o impegno preso con Israele dal governo Berlusconi. I diritti storici dei palestinesi (dallo Stato indipendente al diritto al ritorno dei profughi, dalla liberazione dei prigionieri politici palestinesi al diritto di eleggersi il proprio governo) meritano di entrare con forza dentro l’agenda delle priorità della politica estera e in un negoziato fondato su una pace con giustizia per il Medio Oriente.

In una situazione di totale asimmetria come quella israelo-palestinese, l’equidistanza diventa complicità con il più forte. Lasciarsi alle spalle il servilismo del governo Berlusconi significa introdurre cambiamenti significativi nelle scelte di politica internazionale del nostro paese. Il governo israeliano deve essere sottoposto a sanzioni internazionali fino a quando non recederà dalla politica di annientamento dei palestinesi e di minaccia contro gli altri paesi dell'area. Se i governi non adotteranno le sanzioni, la società civile avvierà comunque una vasta campagna di boicottaggio e di disinvestimento verso l'economia di guerra israeliana.

L'Italia non deve più essere in alcun modo complice dell’occupazione militare e coloniale israeliana della Palestina né delle nuove aggressioni contro altri paesi dell’area.

Per questi motivi scenderemo in piazza a Roma il 18 novembre per ottenere

- la revoca dell’accordo di cooperazione militare Italia-Israele

- la revoca degli accordi economici tra le regioni italiane e le autorità israeliane

- la revoca del vergognoso embargo dell’Unione Europea contro il popolo palestinese

Stop al Muro dell’apartheid
Autodeterminazione per il popolo palestinese
Solidarietà con la resistenza dei popoli alle occupazioni
Contro l'occupazione israeliana sanzioni e boicottaggio


adesioni: palestinalibera2006@libero.it

Fonte

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