">
Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro (Visualizza la Mappa del sito )
(12 Novembre 2006)
Parliamo di cosa significa vivere da precari. Non toccherò le questioni pratiche, tipo l'aspetto economico, ma vorrei parlare di dignità negata. Dignità. Questa sconosciuta.
A noi insegnanti precari è negata tante volte, soprattutto quando arrivi in un nuovo circolo didattico-io faccio supplenze brevi, giro per circoli ed istituti e amo definirmi precaria dei precari-e ti devi ripresentare, dimostrare che sai fare il tuo lavoro, spiegare che hai dieci anni di lavoro alle spalle tra private e statale, che non sei l'ultima arrivata, che conosci tutti i meccanismi, combatti contro i preconcetti, fai buon viso a cattivo gioco, ma giorno dopo giorno dentro di te si affievolisce la scintilla. dell'entusiasmo, dell'amore per il tuo lavoro. Ogni giorno vieni giudicata e condannata da colleghe che nemmeno ti conoscono , poi si ricredono, certo, ma perchè il sistema ci obbliga a passare alla gogna in questo modo?Dove si sono nascosti quei valori come orgoglio e dignità di esercitare la professione di insegnante così importante per la formazione dei ragazzi, sostituiti invece da umiliazione e sdegno?
Questi anche sono i sentimenti di un precario, a cui si uniscono le costanti incertezze che tutto possa cambiare dall'oggi al domani.
Mi sono chiesta come il dizionario definisca la parola precario, parola che ormai ci accompagna-uso un termine caro alla vice-ministro Bastico-quotidianamente.
Ho fatto qualche ricerca.
Precario significa instabile, provvisorio, temporaneo. E questo è risaputo. Tutti termini molto esplicativi.
Ma esiste un istituto del diritto romano che si chiama contratto precario. Con tale contratto si concedeva temporaneamente e gratuitamente una cosa-nel nostro caso l'inserimento nelle graduatorie permanenti-ma era revocabile -art. 66. comma 1, della finanziaria 2007-ad arbitrio di chi l'aveva concessa.
Niente di nuovo sotto al sole. Siamo semplicemente tornati ai tempi degli antichi romani. Solo che allora internet non esisteva.
Per me precario, però, non è una definizione.
E' un modo di vivere. Come un funambolo che non termina mai la sua esibizione.
Concluderò con un aneddoto significativo.
Una sera a cena. Mia figlia, 7 anni, non voleva mangiare.
Io mi impongo ma lei sfodera l'arma vincente:"Mamma, se mi costringi a mangiare, telefono al ministro e faccio cancellare il precariato!".
Ecco cosa significa vivere da precari.
Monica C. -Napoli
www.scuolanostra.it
2966