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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Squarciamo il velo pietoso

Rifondazione finge di non vedere quello che accade nelle amministrazioni locali

(22 Marzo 2007)

Il territorio vibonese – lo sappiamo da tempo – è martoriato da una piaga che si chiama 'ndrangheta: essa – e questo, chi non lo sapeva, lo ha imparato dagli ultimi eventi – si annida in ogni settore della società, dai tribunali alla pubblica amministrazione, dalle associazioni ai partiti. La ‘ndrangheta fa proseliti in ogni strato sociale, ma soprattutto tra i giovani disoccupati i quali, a causa della mancanza di una legislazione che li tuteli e permetta loro di vivere dignitosamente e onestamente, anche in attesa di una sistemazione occupazionale stabile, rappresentano un grande serbatoio di manovalanza per le famiglie mafiose del nostro territorio.
Eppure i rimedi per prevenire, arginare e combattere il dilagare del fenomeno mafioso ci sarebbero e sarebbero, se solo si volesse, di facile attuazione!
Quali? Ad esempio il salario minimo garantito per ogni soggetto che temporaneamente viva in una condizione di disoccupazione, in modo da dimostrare l’interessamento dello Stato nei confronti dei propri cittadini, in primo luogo dei meno abbienti e delle fasce di popolazione più deboli, le quali sono le più soggette ai ricatti e alle pressioni esercitate dalla mafia, nonché le più vulnerabili, proprio per la condizione di precarietà della loro esistenza.
La mafia non è l'antistato. Contrariamente a quanto cercano di farci credere giornalisti e politici borghesi, essa è un’organizzazione complementare e strettamente intrecciata con parti decisive degli apparati statali. Non è la mancanza di leggi adeguate o di un sufficiente numero di magistrati e poliziotti che impedisce di sconfiggere la mafia, ma proprio l’assenza del senso della legalità, a tutti i livelli, anche (soprattutto!!!) tra i membri delle istituzioni. Ed è all'interno del sistema liberista, fondato sullo sfruttamento salariale e sulla proprietà privata, che stanno le cause del proliferare del fenomeno mafioso; è all'interno dello Stato borghese che vanno ricercati i principali alleati della mafia e i sui rappresentanti politici! Quello che manca, e che dovremmo ritrovare, è una coscienza civile che si opponga ai disvalori del profitto, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell'individualismo più esasperato, dell'arrivismo e dell'accumulo di ricchezza.
Tutto questo non sconvolgerà nessuno, e nessuno, crediamo, proverà un po’ di sana vergogna alle nostre parole; anzi, fino ad ora, le nostre denuncie sono spesso passate sotto silenzio, e mai sono state prese in considerazione.
Dunque, armati di pazienza, esaminiamo nel dettaglio la condizione giovanile nel nostro territorio. I giovani, superata la maggiore età, si trovano di fronte ad un bivio: fare le valigie e affrontare gli studi universitari (lasciando, dunque, la loro casa) con la speranza che una specializzazione possa garantire loro un posto di lavoro sicuro per l’avvenire, oppure rimanere in cerca di lavoro nella propria terra.
IL LAVORO: l’attività più importante per la vita di un uomo, l’elemento che lo nobilita, che dovrebbe essere espressione della sua creatività e delle sue capacità e che invece, all’interno dell’attuale società e degli attuali rapporti di produzione, sembra una meta sempre più lontana, per molti addirittura negata e sostituita dalla logica dalla precarietà, nonché, in molti casi, soprattutto nel nostro territorio, un traguardo che si raggiunge mediante il compromesso e l’amicizia di qualche potente. Il lavoro, che nel settore privato è guidato da una logica di sottomissione e sfruttamento e che ha come unica finalità il profitto per il detentore dei mezzi di produzione, nel settore pubblico (o a partecipazione statale) dovrebbe essere regolato da logica meritocratica. Sulla carta!!!
E nel nostro territorio come stanno le cose? Come si fa a vincere un concorso pubblico nella provincia di Vibo valentia? Semplice: basta essere parenti o amici di politici, prelati, massoni, insomma… di “gente che conta”. Questo è, evidentemente, il criterio di valutazione adottato, per esempio, dalla Regione Calabria nel 2001, con il cosiddetto concorsone per i portaborse, quando uomini di fiducia dei parlamentari del consiglio regionale sono stati assunti a tempo indeterminato. Tutti i vincitori di quel concorso erano parenti di politici e uomini di partito, di tanti partiti, tra i quali figura anche il mio, il partito della Rifondazione Comunista, che, nell’ottica di appiattimento alle posizioni di governo, ha ormai debellato dal proprio DNA i principi su cui si era fondata la sua nascita, adeguandosi all’andazzo generale.
Una “sanatoria” ante litteram come quella del 2001 ora non sarebbe più possibile: con un ingegnoso provvedimento la giunta regionale ha imposto che i gruppi consiliari non possano assumere parenti fino al terzo grado. Sembra quasi che giustizia sia stata fatta, ma… fatta la legge, trovato l'inganno! Infatti è vero che un consigliere regionale non può assumere parenti nel proprio gruppo, ma nessuno gli vieta di farli assumere in un altro gruppo consiliare, cosa che in effetti accade: io, compagno, assumo tuo figlio se tu, camerata, assumi mio nipote.
E cosa succede alla Provincia? Beh, l’amministrazione provinciale non fa certo di meglio: mica può navigare controcorrente. Come si giustificherebbe, poi, coi propri elettori?
A quanto risulta è stato bandito un concorso (delibera di giunta n. 456 del 23 dicembre 2004) i vincitori del quale sono, in gran parte, parenti e amici di assessori e consiglieri provinciali. Simile esito, forse, avrebbe avuto un altro concorso, bandito sempre dalla giunta alla vigilia delle elezioni provinciali del 2004, che è stato bloccato dal governo nazionale, poi, per mancanza di fondi; inoltre, a tre anni di distanza, la Provincia non si è neanche preoccupata di comunicare ai partecipanti se e quando si svolgeranno, effettivamente, le prove concorsuali.
Non metto in discussione i requisiti di accesso al concorso e i criteri di valutazione, ma, se gran parte dei vincitori risulta essere parente o amico del politico Tal dei Tali, delle due una: o i parenti e gli amici del politico Tal dei Tali sono più preparati e intelligenti degli altri aspiranti o qualcosa puzza!!! In questa seconda eventualità, si tratterebbe della volgarissima pratica clientelare che fino a ieri il PRC criticava, ma che oggi sembra accettare: di questo si assumerà la responsabilità morale e politica il compagno assessore Malerba?
Vogliamo sapere perché tutti tacciono e soprattutto perché nessuno vigila su quello che accade alla Provincia. Lo spirito con il quale il nostro partito è entrato nelle amministrazioni è anche quello di vigilare sul loro operato: dove sono finite tutte le buone intenzioni della vigilia delle amministrative? Perché il compagno Malerba, insieme al resto del partito, tace su determinati argomenti?

La politica ha il dovere ti operare per il bene pubblico nel rispetto delle leggi vigenti. Ci chiediamo come, in una provincia martoriata dalla ‘ndrangheta e dal clientelismo, i cittadini che lavorano onestamente tutti i giorni per guadagnarsi una vita dignitosa possano credere ancora in una classe politica vecchia e inaffidabile (e, tuttavia, ancora capace di generare mostruosità come il PDM: più che un nuovo soggetto politico una mutazione genetica di ex e neo democristiani affamati di poltrone).
Il PRC era, a Vibo, un partito estraneo a queste logiche: per questo chiediamo al nostro assessore di squarciare il velo (pietoso!!!) dietro il quale si nascondono vecchi e nuovi parassiti, ricordandogli per l'ennesima volta che è un comunista ed è suo dovere morale impedire gli abusi che questi signori compiono ogni giorno sulla pelle dei lavoratori.

Filippo Benedetti – Segreteria provinciale PRC - area scuola e legalità (ancora per poco: la segreteria non era al corrente di questo comunicato stampa e molto probabilmente si rivolgerà al collegio di garanzia)

http://giovanicomunistivibovalentia.blogspot.com/index.html

Filippo Benedetti – Segreteria provinciale PRC - area scuola e legalità (ancora per poco)

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