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Pace, lavoro e libertà

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(16 Ottobre 2010) Enzo Apicella
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(Contratto Metalmeccanici)

Un commento sulla piattaforma del contratto nazionale dei metalmeccanici di FIM FIOM UILM

Due passi indietro e mezzo passo avanti, il risultato è sempre andare indietro

(15 Maggio 2007)

Sistema di relazioni sindacali

Com’è ormai di lunga tradizione la rivendicazione si articola su due questioni. La prima riguarda la riorganizzazione e il rafforzamento di un classico organismo paritetico che serve solo a dare un lavoro ben retribuito a chi ne fa parte, una bella poltrona, un’occasione di incontro, di ricerca comune fra industriali e sindacalisti per cementare la loro collaborazione. La seconda questione affronta: l’allargamento dell’informazione, come se fosse una conquista il fatto che il padrone ci esponga nei dettagli tutti i suoi piani. Una rivendicazione sarebbe quella di poter mettere dei limiti alle sue scelte, ma qui siamo ancora sull’annoso problema delle consultazioni, le RSU devono essere consultate per esprimere un parere che naturalmente non sarà vincolante e di cui naturalmente il padrone non terrà conto.

Mercato del lavoro

Si rivendica una formulazione dove il contratto di lavoro a tempo indeterminato venga definito "il rapporto normale dell’industria metalmeccanica", ma non era l’unico? A parte l’apprendistato.

Fra normale ed unico c’è una bella differenza. Ma l’estensore della piattaforma parte da quello che c’è, così con una tornata contrattuale si fanno due passi indietro, si recepisce una legislazione rovinosa per gli operai e con un'altra si tenta un timido mezzo passo avanti. Il risultato è fallimentare tanto è vero che nella piattaforma si fissano i rapporti di lavoro atipici nel numero di tre, (a tempo determinato, somministrazione di mano d’opera e part-time), più i contratti di inserimento, più il contratto di apprendistato: In tutto cinque oltre a quello normale a tempo indeterminato. Ora qualunque mezzo limite venga richiesto all’utilizzo di questi contratti è una presa in giro, se si voleva mettere un freno al precariato bisognava cominciare ad eliminare alcuni fra questi contratti e risalire la china. Invece la piattaforma delega alle RSU anche la possibilità di concedere deroghe alle imprese che vogliono accedere ad altre forme contrattuali, previste dalla legge Biagi, che doveva essere abolita dal governo Prodi

Inquadramento unico

La richiesta sindacale delle cinque fasce professionali in cui sono ricollocate le attuali 7 categorie e 8 livelli retributivi, ha un solo obiettivo: trovare una via per far fare carriera ai cosiddetti tecnici mentre nella sostanza inchioda gli operai dei livelli più bassi in una doppia determinazione: il livello e la fascia di appartenenza. Una nuova barriera. Fascia A, avviamento 1° e 2° livello, fascia B, qualificati 3° e 4° livello, fascia C, tecnici, livello 5° e 5° super, fascia D, professionali 6° e 7° livello, fascia E, quadri, 2 livelli dei quadri di 7°. Il passaggio da un livello all’altro non sarà la stessa cosa del passaggio da una fascia all’altra. Chi mai degli operai di quarto livello ed inquadrato nella fascia B "qualificati" potrà salire nella fascia C "tecnici". Ma ai sindacalisti collaborazionisti interessa la possibilità di carriera oltre la fascia "C" e cioè dare speranza a qualche operaio di quinto livello di diventare impiegato legandolo mani e piedi all’ideologia della collaborazione e dell’efficienza aziendale.

In fondo si sa che solo le minoranze impiegatizie e tecniche sono il vero sostegno del sindacato concertativo ed è qui che il punto sull’inquadramento cerca di portare a casa un qualche risultato.

Un sindacato operaio avrebbe puntato a superare il ventaglio dei livelli, iniziando ad eliminare quelli più bassi, se è vero che lo sviluppo tecnologico ha superato tanti mestieri particolari rendendo pressoché identiche le forze di lavoro occupate nell’industria.

Le categorie operaie andavano ridotte radicalmente, due erano più che sufficienti. Il 1° e 2° livello cancellati, il 3° usato come avviamento a tempo definito. Tutti gli operai sarebbero stati spinti verso le categorie superiori, superando tante differenze fittizie, divisioni e discriminazioni. L’estensore della piattaforma introduce il fatto che la valutazione professionale tenga anche conto della polivalenza e della polifunzionalità, e cioè riconosce che ci troviamo di fronte ad una forza lavoro polivalente e polifunzionale ma invece di ricavarne un'omogeneità professionale a cui dovrebbe corrispondere una riduzione del ventaglio di inquadramento chiede che nei passaggi di categoria si tenga anche conto di chi è disposto a fare di tutto e di più per premiarlo

Orario di lavoro

35 anni sono passati invano. Ogni contratto riconferma l’orario settimanale di 40 ore. E questo avviene da quando 35 anni fa conquistammo le 40 ore settimanali. In trent’anni la velocità del macchinario, il consumo della nostra forza produttiva è aumentato di dieci cento volte ma l’orario di lavoro è rimasto lo stesso, ad un certo punto si è parlato delle 35 ore ma è tutto rientrato. Il muro delle 40 ore non può essere scalfito nemmeno ora, cosi hanno deciso i sindacalisti da tavolino. Ora si cerca di recuperare momentaneamente qualcosa sulle ore di lavoro eccedenti le 40 ore e che a vario titolo sono state concesse (orari plurisettimanali). Ore che non venivano pagate come straordinarie e saldate con percentuali inferiori facendo la fortuna dei padroni che usufruivano di ore di straordinario pagate come normali.

Era troppo ed oggi si chiede una rivalutazione delle percentuali, ma sempre inferiori a quelle delle ore straordinarie.

Sulle turnazioni aggiuntive oltre i 15 turni di lavoro, vuol dire rovinare la gente facendola lavorare il sabato e la domenica, notte e giorno. Nella piattaforma si chiede che l’esame congiunto sia effettuato con congruo anticipo!

Ambiente di lavoro salute e sicurezza

Tutta la partita viene giocata sulla richiesta di informazioni che l’azienda dovrebbe fornire riguardo alle condizioni di rischio. Una delega alle aziende che sono le prime responsabili di tanti infortuni ed incidenti mortali. La salvaguardia della salute non verrà dalla sensibilizzazione di parte aziendale, ma dall’intervento diretto degli operai sul processo lavorativo e sulle condizioni di lavoro. Nell’emergenza dei tanti morti sul lavoro non era forse più serio rivendicare una nuova funzione dei rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza, fino ad attribuire loro il diritto di bloccare lavorazioni pericolose sciogliendo lo storico quesito: "Può un operaio rifiutarsi di svolgere un lavoro che ritiene pericoloso senza incorrere in provvedimenti disciplinari o ritorsioni di vario tipo"?

Sarebbe un limite alla libertà di impresa ma con quasi millecinquecento morti all’anno sulla bilancia i padroni non dovrebbero fare tante storie.

Sui diritti

L’unico punto che merita menzione è il punto tre. Affronta i temi relativi all’integrazione dei lavoratori migranti. L’elenco delle questioni è indicativo, il rispetto dei principi religiosi a cui uniformare le istituzioni e le sedi aziendali, le mense in particolare. Il calendario annuo in funzione del fatto che i lavoratori migranti hanno esigenze particolari, le iniziative tese alla soluzione dei problemi di alloggi, servizi ecc. ecc.

Ci si aspettava su ogni punto una rivendicazione specifica, tutt’altro: la montagna partorisce il topolino; la richiesta di una nuova ennesima commissione nazionale paritetica per affrontare i temi su esposti, dai problemi reali al fumo delle commissioni per far impiegare il tempo a qualche funzionario concertativo.

Incrementi retributivi.

I soldi sono sempre pochi ma qui si tratta di una miseria. Con i salari fra i più bassi in Europa si pensava ad uno slancio seppur modesto del sindacato. Nemmeno per sogno hanno sposato la politica dei redditi e non c’è verso di fargliela abbandonare. Prima si chiedono cosa sono disposti a dare i padroni, piuttosto di cosa sia necessario agli operai per vivere. Non per far baldoria, per vivere.

Cambiano i governi, ma la sudditanza alle dichiarazioni degli esponenti di Confindustria resta invariata. L’incremento dei minimi tabellari rivendicato, pari a 101 euro al terzo livello, non recupera il credito dell’inflazione reale del biennio passato 2.69%, e per il biennio futuro si fida dei dati di previsione sull’inflazione programmata, dati tenuti politicamente bassi come la realtà ha già ampiamente dimostrato.

A voler attenersi al rapporto salari inflazione, tenendo per buoni i dati ufficiali, la richiesta doveva avvicinarsi ai 2oo euro per coprire almeno l’inflazione, non certo per avvicinarsi alle medie europee; ma il gruppo dirigente sindacale non vuol passare per quello che rovina l’economia italiana e preferisce mandare in rovina i salari degli operai.

Le 101 euro al mese di richiesta diventano poi più ridicole se si parla di aumento netto, circa 70 euro. In una fase in cui tutti gridano contro le tasse, e se vogliamo usare gli stessi argomenti gli operai dovrebbero, su un aumento di 100 euro pagarne 30 di tasse e stare zitti?

Ma le richieste sono sempre lorde ci ricorda il ligio funzionario sindacale, ma la differenza fra netto e lordo su duecento euro di aumento ne lascia sempre centoquaranta da spendere, su 100 solo 70 e non ci si compra nemmeno un paio di scarpe!

Non va bene, la politica salariale del sindacato ha fallito rispetto all’Europa e soprattutto rispetto alle condizioni sociali degli operai. Lo riconoscono in tanti ma non c’è soluzione finché chi elabora le piattaforme sindacali non sta in fabbrica, non vive con un salario operaio, non ha idea di cosa voglia dire portare a casa mille euro al mese.

Il contratto nazionale doveva essere il momento di una ripresa salariale e normativa nuova, forte. Abbiamo invece una piattaforma fra le tante concertative ed al ribasso, se non si recupera il salario perso con la contrattazione nazionale, il padrone ha mano libera nella sua politica salariale: tante ore; qualche soldo; tanta sottomissione; un premio individuale, tanta disponibilità; mezzo livello.

Gli operai metalmeccanici si meritavano ben altro che quattro briciole, un balbettio sul precariato, un contentino alla carriera per i tecnici e nuove e più inconcludenti commissioni nazionali paritetiche.

Se ci è permesso, come operai, di esprimere un giudizio globale sulla piattaforma, la bocciamo senza appello!

Note elaborate da operai e delegati delle fabbriche: RSU INNSE Presse Milano; FIAT NEW HOLLAND Modena; FIAT SATA Melfi; SIEMENS Cassina de Pecchi (MI); TERIM Modena; ANSALDO CAMOZZI Milano

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