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'Il protocollo sul welfare è pieno di cose positive'

Marcello Corti, segretario della Fiom fiorentina, difende l' accordo siglato

(30 Settembre 2007)

HA deciso. Domani il segretario della Fiom Cgil fiorentina, Marcello Corti, scriverà al segretario nazionale del PdCI, Oliviero Diliberto per proporgli un incontro con lui e con un gruppo di lavoratori e delegati della Fiom cittadina. Corti è una doppia mosca bianca. E' tra i pochi - 31 contro 125 - che al comitato centrale della Fiom ha votato contro il segretario Rinaldini: per il sì e non per il no al protocollo sul welfare firmato il 23 luglio dalla Cgil.

In più, il segretario Fiom, noto per essere uno che si sbattezza pur di arrivare a firmare un accordo che porti qualcosa a casa per i lavoratori, è iscritto allo stesso PdCi che si affanna a cavalcare lo strappo della Fiom. Corti come la spiega questa sua doppia anima? «Non è doppia, è molto chiara. Non ho mai mescolato l' appartenenza politica con l' attività sindacale. Mai scambiato l' ideologia con la necessità di ottenere risultati positivi per i lavoratori, i giovani e i pensionati». Ce ne spieghi un' altra di stranezze. Venerdì lei ha convocato il direttivo della Fiom che era in maggioranza disposto a darle ragione, a dire sì al protocollo.

Perché ha evitato il voto? «Non ho voluto commettere l' errore del comitato centrale nazionale: pronunziarsi prima del referendum. I lavoratori devono poter esprimersi con serenità e liberamente». Ma andrà nelle assemblee che iniziano da domani nei luoghi di lavoro a spiegare quali sono secondo lei le ragioni del sì? «Ci andrò e le spiegherò con pacatezza e passione. Sono molto fiducioso nella capacità di ragionare dei lavoratori. Quel protocollo contiene più elementi positivi che negativi e questi ultimi possono essere migliorati in futuro. Un accordo deve tenere in equilibrio gli interessi dei lavoratori, dei giovani, dei pensionati. Ci deve essere un saldo tra le richieste fatte, i risultati ottenuti e le forze in campo.

In questo caso il saldo è positivo. Ma voglio difendere anche la Fiom che ha sempre molto contribuito alla vita sindacale e ha sempre avuto attenzione ai risultati, a misurare le cose sulle necessità dei lavoratori. La Fiom non è monolitica, gli sbagli si correggono votando per il sì». Queste le ragioni che spiegherà? «Con una premessa: quella della salvaguardia dell' unità. Adesso i mass media parlano dei metalmeccanici soli contro tutti. Qualcuno ne può andare orgoglioso, ma nella storia questo vuol dire solo diventare più deboli, essere sconfitti». E a Diliberto cosa andrà a dire? «Voglio fargli sentire la voce dei metalmeccanici, la mia, per fargli capire che non è come lui pensa, che non tutti i metalmeccanici sono per il no. Poi voglio dirgli che un partito non si deve schierare per le ragioni di una parte dei lavoratori contro l' altra parte.

Infine voglio chiedergli dove era lui il 20 luglio scorso quando il governo ha presentato il testo del protocollo sulla previdenza. Siete o non siete nel governo?, gli chiederò. E allora mettetevi prima d' accordo tra voi e non lasciate nelle mani del sindacato il cerino delle vostre beghe».

ILaria Ciuti - La Repubblica di Firenze 16-09-07

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