">
Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro (Visualizza la Mappa del sito )
(12 Marzo 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa
Quando tempo fa il Governo Berlusconi annunciò che il 17 marzo, i 150 anni dall’Unità d’Italia, sarebbe stato considerato a tutti gli effetti una festa civile, ci fu un applauso da destra a sinistra, dalla CGIL all’UGL, dai Sinistri agli ex missini, dalla Chiesa a Napolitano ci fu in vigoroso applauso perché finalmente si poteva degnamente festeggiare la storica data e lo storico evento, in un comune abbraccio patriottico.
1861- Il movimento dei lavoratori italiano è in quella data quasi inesistente, erano ben lungi da venire le prime organizzazioni sindacali e politiche che si rifacevano alla classe operaia, avevano da venire Leghe bracciantili e Società operaie, Camere del Lavoro, USI e CGL; ma quando anni dopo incominciò a svilupparsi un apprezzabile movimento anarchico e socialista insieme a Cooperative e organismi sindacali di resistenza, questi presero bene la distanza dalle figure di Re e Ministri, di Cavour, di Mazzini e di Garibaldi. A questi opponevano Cafiero, Malatesta, Pisacane e tanti altri pionieri oggi dimenticati; per tutti era comun denominatore che causa nazionale e patriottica erano cosa ben diversa e distinta dalla causa sociale e di classe. Come ben aveva mostrato il nascituro Regno d’Italia con la terribile e sanguinosa repressione del brigantaggio che mise a ferro e fuoco il Suditalia e con le successive guerre coloniali e di espansione come la prima guerra mondiale. Immane massacro dei lavoratori in grigio verde, guerra fieramente avversata da anarchici e socialisti di allora, su posizioni antimilitariste e di fratellanza dei lavoratori, al di là di confini di razza e nazione (per celebrare la “vittoria” del Regno d’Italia in tale guerra fu istituita la festività del 4 novembre).
Ma tant’è, il tempo passa e il rincitrullimento galoppante non ha “ricordi” del passato e ora è “normale” che anche organizzazioni che si dicono operaie sventolino senza vergogna il tricolore e i valori patriottici, e in difesa di questi si insorga. Ma lo stato e i padroni non vogliono neppure pagare le loro feste e così hanno trovato l’escamotage di sostituire con la ricorrenza del 150° anniversario la festività del 4 novembre (due feste gli sarebbero costate troppe, meglio se la festa invece di pesare sulle loro tasche pesi su quelle dei lavoratori).
E così si festeggerà si, ma a pagare la festa saranno i lavoratori perché la straordinaria festività prenderà il posto della ricorrente festività del 4 novembre, e questo cambio non dovrà portare a nessun onere per le Aziende e lo stato, ergo chi aveva pagato il 4 novembre non riceverà tale voce retributiva, chi aveva ore di Permesso per quella festività soppressa (come Ex Festività, ROL o permessi vari) avrà una riduzione pro quota di queste ore.
Una morale c’è: che i lavoratori diffidino di chiunque sbandieri valori nazionali e patriottici, perché la questione sociale è tutta un’altra cosa.
L’imposizione della Festività del 17 Marzo, a carico dei lavoratori, con il diverso uso dei trattamenti previsti (anche dai contratti di lavoro) per l’ex festività del 4 novembre presenta aspetti di dubbia legittimità, gli avvocati della CUB stanno effettuando uno studio circa la correttezza o meno di tale provvedimento di cui daremo informativa ai lavoratori.
marzo 2011
Confederazione Unitaria di Base
5709