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Siria, i cristiani sono con assad

La minoranza cristiana, protetta dal regime garante della laicità dello stato, teme che le proteste in corso nel paese vengano sfruttate a proprio vantaggio da gruppi estremisti islamici.

(27 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Siria, i cristiani sono con assad

foto: www.nena-news.com

DI MARTINA IANNIZZOTTO

Damasco, 26 aprile 2011, Nena News - In Siria vivono meno di due milioni di cristiani appartenenti ad 11 chiese diverse, ortodosse e cattoliche, di rito latino ed orientale, concentrata nelle due citta’ principali, Damasco ed Aleppo (qui soprattutto armeni). Tradizionalmente dedita al commercio e a mestieri intellettuali, la minoranza cristiana sostiene apertamente il regime degli Assad, espressione a propria volta di un'altra minoranza (quella alawita, una setta sciita), da decenni garante della laicità dello Stato.

La domenica di Pasqua e’ considerato giorno festivo in tutto il paese, ma quest’anno le celebrazioni pasquali sono state condotte all’insegna della poca visibilita’ e del profilo basso, sia per rispetto delle vittime delle proteste di questi giorni che in considerazione delle circostanze. Cerimonie dentro le chiese ma niente processioni in strada sono state le indicazioni del governo. A Bab Touma, l’area della citta’ vecchia di Damasco in prevalenza abitata da cristiani, si è vista qualche famiglia vestita per la festa che esciva dalle chiese delle “ma gli anni passati il traffico veniva chiuso e ci si doveva far largo nella calca di persone”, dice Hani, proprietario di un negozio che vende alcolici, scuotendo la testa. I commercianti cristiani della citta’ vecchia sono stati colpiti duramente dal progressivo calo di turisti da quando sono iniziati i disordini. Ormai sono visibili solo pochi gruppi organizzati di stranieri in giro per Damasco. Oltre all’ambasciata americana, anche il ministro degli esteri inglese ha dato indicazioni ai propri connazionali di lasciare la Siria “finche’ sono disponibili voli commerciali” e altri paesi europei sconsigliano dal visitare la Siria.

Le Suore di Santa Maria Ausiliatrice che gestiscono l’Ospedale degli Italiani, fondato nel 1913 e specializzato in chirurgia, sono molto preoccupate per la situazione nel paese, alcune addirittura terrorizzate, tanto che quando bussiamo alla porta dell’oratorio, suor Rosa chiede di vedere il passaporto per assicurarsi che siamo italiani: “sono giorni tesi, gruppi di estremisti stanno minacciando i cristiani, sono comparse scritte sui muri “il prossimo turno e’ il vostro”. “Il presidente Bashar protegge ed incoraggia la minoranza cristiana, e’ anche venuto a visitare l’ospedale. Le proteste sono fomentate da paesi nemici della Siria che vogliono provocare uno scontro tra le confessioni” afferma suor Maria, italiana ottant’anni.

Per Rami, proprietario di un locale serale a Bab Touma, che ha studiato in Europa, “chi protesta vuole soprattutto liberta’ e la fine dello stato di polizia, del controllo del mokhabarat (servizio segreto)». Rami allo stesso tempo è convinto “che gruppi islamisti vogliano approfittare della situazione di instabilità”.

La paura e la preoccupazione sono cresciute ulteriormente dopo il terribile bilancio di morti di venerdi’, e cominciano a vedersi gruppi di cittadini che fanno servizi di ronda. Sabato sera siamo stati fermati a Bab Touma per essere identificati da un gruppo in abiti civili, in maggioranza ragazzi, uno di loro era armato di fucile.

Allo stesso tempo la chiesa di Darayya, un sobborgo alla periferia di Damasco, dove nelle scorse settimane il venerdi’ dopo la preghiera musulmana del mezzogiorno si erano tenute manifestazioni di protesta represse dalle forze dell’ordine, domenica hanno suonato le campane a lutto per le vittime delle manifestazioni.

La comunita’ cristiana, come quella drusa ed ismailita, non sembra finora aver apertamente partecipato alle manifestazioni di protesta, differenti da luogo a luogo ma caratterizzate da alcuni elementi religiosi sunniti, a partire dal fatto che si svolgono di venerdi’ dopo la preghiera del mezzogiorno spesso all’uscita della moschea: l’unico momento di assembramento autorizzato. Nei filmati dei cortei ripresi da videoamatori si sente urlare “Allahu Akbar, Dio e’ grande” ma anche slogan come “Musulmani, cristiani, alawiti e drusi, vogliamo tutti la liberta’” e “Il popolo siriano e’ uno solo”.

Walid, un ragazzo druso laico, fa notare che “i sobborghi di Damasco dove si sono tenute le manifestazioni finora sono quelli piu’ popolari, conservatori, religiosi, come Duma, Mohadamaya, Harasta. Le aree dove vivono cristiani e drusi, come i sobborghi di Jaramana e Sanahiya, non hanno ancora visto i cittadini scendere in piazza. Ma non e’ detto che non lo faranno con il passare dei giorni e l’aumentare delle vittime”. Come e’ accaduto a Suweida, villagio druso nel sud, che ha manifestato due settimane fa.

Munif, militante comunista, e’ sicuro che le divisioni religiose e confessionali abbiano un peso secondario in queste rivolte. “La paura dello scontro confessionale – afferma - e’ alimentato dal regime che trae la sua maggiore legittimazione dall’assicurare stabilita’ ed equilibrio tra le religioni. In ogni caso il regime non tollera dissidenti nelle minoranze religiose”. Munif riferisce che un suo amico alawita, Mahmoud Issa, un attivista comunista, è stato arrestato ad Homs due settimane fa “solo perche’ era intervenuto su Al Jazeera dicendo che il compito delle forze di sicurezza e’ proteggere i cittadini”. Nena News

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