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Siria: oggi 62 morti, ondata di dimissioni nel baath

Dimissionari ieri oltre 200 rappresentanti del Baath, il partito al potere in Siria dal 1963. Per protestare contro la violenza usata dalle forze armate inviate da Damasco.

(29 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Siria: oggi 62 morti, ondata di dimissioni nel baath

foto world news

Roma, 29 aprile 2011(foto world news) - Un nuovo bagno di sangue sarebbe avvenuto oggi in Siria. Secondo quanto riferiscono da blogger e Ong locali, almeno 62 persone sono state uccise dal fuoco dei militari durante proteste divampate ancora a Deraa, Homs e in altre citta'. Intanto sono oltre 200, tra deputati e rappresentanti politici, ad essersi dimessi ieri dal partito del presidente siriano, il Baath, partito nato nel 1947 e al controllo del paese dal 1963. In protesta contro le violenze usate nel corso delle manifestazioni dal regime. Quasi tutti appartengono alla regione a sud, quella di Houran, dove si trova anche Daraa, la città rurale al confine con la Giordania, dove il 18 marzo scorso sono iniziate le proteste più massicce e dove massiccia è stata anche la repressione, finita nel sangue, da parte delle forze armate inviate da Damasco.

L’ondata di dimissioni, segue quella attuata da altri 30 membri del Baath nella regione di Banias (nord-ovest di Damasco). Il corrispondente della BBC, Jim Muir (basato a Beirut), fa notare che tra i dimissionari non vi sono alti esponenti o figure di spicco a livello nazionale, ma che comunque si tratta di un atto significativo rispetto allo status monolitico del partito di Assad.

Altre fonti riportano che vi sarebbero malumori anche all’interno dell’esercito, dove la maggioranza dei soldati sono sunniti (la maggioranza sunnita in Siria è pari al 75% della popolazione), mentre i ranghi e il comando è in mano degli alawiti (branchia dello sciismo, minoranza, circa il 13%, a cui appartiene anche la famiglia di Bashar al-Assad).

E’ fallito il tentativo europeo di convincere le Nazioni Unite, in sede di Consiglio Diritti Umani, a far approvare un testo comune di condanna dell’uso della violenza da parte del regime siriano; un esito comunque prevedibile, dato che la Siria non è la Libia: alcuni del 15 paesi membri si sono opposti, tra cui la Russia (che ha però invocato risposte chiare sulle morti dei civili). Le Nazioni Unite non hanno quindi concordato su un testo unanime in merito a quanto sta avvenendo in Siria e la bozza proposta da Francia, Gran Bretagna, Germania e Portogallo non è stata accolta. L’Unione Europea ci riprova oggi, a Bruxelles, dove si discute la possibilità di sanzioni da mettere in atto entro una settimana. All’ordine del giorno oltre alla fine immediata delle violenze, anche la richiesta di consentire ai media stranieri di accedere al paese: finora infatti la maggior parte delle notizie continuano a circolare e ad essere veicolata sui social network, con una oggettiva difficoltà in alcuni casi a monitorare le fonti.

Intanto oggi in Siria si attende un “venerdì della collera”, manifestazioni in molte città del paese. Da Daraa, città presenziata e assediata dalle truppe siriane, le agenzie stampa internazionali da ieri riportano che i residenti sarebbero senza acqua potabile, né elettricità.

Nena News

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