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Il summit arabo sparisce nell'indifferenza

Le forti scosse che fanno tremare il Nordafrica e il Medio Oriente e la guerra civile in Libia, hanno portato al rinvio al 2012 del vertice annuale della Lega Araba previsto a Baghdad. Ma a chi importa?

(7 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Il summit arabo sparisce nell'indifferenza

vignetta dal sito marygould.com

Roma, 06 maggio 2011, Nena News (vignetta dal sito marygould.com) – Nell’indifferenza generale, ieri il segretario generale della Lega Araba, Amr Musa, e il ministro degli esteri iracheno Hoshyar Zebari hanno decretato il rinvio definitivo al 2012 del summit arabo previsto quest’anno a Baghdad. «La decisione è stata presa in considerazione degli avvenimenti in corso in vari paesi arabi», ha spiegato Musa in riferimento alla caduta dei despoti di Tunisia ed Egitto, Ben Ali e Mubarak, alla guerra civile in Libia (e i bombardamenti Nato), alle proteste in Siria e Bahrein e al riesplodere delle tensioni tra musulmani sunniti e sciiti.

Il mese scorso il monarca assoluto del Bahrein, Hamad al Khalifa, aveva chiesto l’annullamento del vertice dopo la condanna giunta dal primo ministro iracheno Nuri al Maliki della sanguinosa repressione della rivolta dei bahreniti (promossa in maggioranza da sciiti) che chiedevano riforme e democrazia (a sostegno di re Hamad sono intervenute truppe saudite e forze speciali degli Emirati). Tacitamente a favore dell’annullamento del summit era anche la Siria, scossa da proteste in varie città che il regime sta reprimendo nel sangue.

Ma, in fondo, a chi interessa il rinvio di una riunione annuale che mette insieme leader con atteggiamenti molto diversi in politica estera, alcuni schierati con gli interessi statunitensi nella regione, altri con una linea di apparente fermezza nella difesa dei diritti arabi e palestinesi? Certo non interessa ai giovani (e non solo) tunisini ed egiziani che sono riusciti a cacciare via Ben Ali e Mubarak. Non ai bahreniti e siriani lasciati soli. Di sicuro non agli abitanti della Libia occidentale soggetti ai bombardamenti della Nato approvati con entusiasmo anche dalla Lega araba (con il pretesto della imposizione di una No Fly Zone) e non solo dalle potenze neocoloniali occidentali.

Tutti gli ultimi summit arabi si sono rivelati inutili, anche quando hanno preso qualche decisione di rilievo, come a Beirut nel 2002 con l’iniziativa di pace araba per la “soluzione” conflitto israelo-palestinese (alla quale, in ogni caso, Tel Aviv non ha mai risposto). Al massimo hanno offerto qualche spunto divertente trasformandosi nel ring dove (talvolta) si sono affrontati a colpi di insulti il colonnello libico Muammar Gheddafi e i monarchi sauditi. E in un incontro di lotta libera si sarebbe potuto trasformare anche il vertice previsto a Baghdad, come Amr Musa sapeva bene.

A piangere per l’annullamento del summit sono soltanto gli iracheni che hanno investito 450 milioni di dollari per preparare Baghdad all’evento e ristrutturare i sei più grandi hotel della capitale, tra i quali il Rashid, centro della vita politica durante il regime di Saddam Hussein (arrestato e fatto impiccare dal governo iracheno manovrato dalle autorità di occupazione americane).

L’Iraq non ospita un vertice arabo dal 1978 (a Baghdad si tenne però nel maggio del 1990 una sessione straordinaria dei lavori della Lega Araba) e le autorità locali (e gli Stati Uniti) guardavano al summit come ad un rientro simbolico del paese a pieno titolo nella (malandata) «famiglia araba». Una «benedizione» che non tutti i paesi arabi peraltro erano disposti a dare, almeno sino a quando le truppe americane rimarranno in Iraq. Nei mesi scorsi Algeri aveva fatto sapere che non avrebbe partecipo al summit prima del ritiro Usa, in accordo con le decisioni prese ai vertici tenuti a Doha e a Sirte. Ritiro che dovrebbe avvenire alla vigilia del 2012 ma che non appare scontato di fronte a ciò che accadde nel mondo arabo.

Nena News

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