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Sanzioni europee alla siria ma non al bahrain

I 27 varano sanzioni contro 14 esponenti del regime siriano. Nessuna misura punitiva invece contro il monarca bahranita Hamad al Khalifa che pure ha spento nel sangue il movimento del suo paese per le riforme e la democrazia. Al Khalifa è un buon alleato dell’Occidente.

(7 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Sanzioni europee alla siria ma non al bahrain

foto: www.nena-news.com

Roma, 07 maggio 2011, Nena News – Potrebbero diventare operative già lunedì le misure punitive dell’Unione europea (Ue) contro la Siria approvate ieri dai 27 paesi membri e che colpiscono 14 esponenti del regime ma non il presidente Bashar Assad. A spingere affinchè il presidente siriano venisse preso di mira subito - con divieto di concessione del visto e il congelamento dei beni personali all'estero - sono state la Francia, la Gran Bretagna e la Germania. Ma alla fine hanno vinto gli altri paesi che premevano invece per lanciare «segnali forti» contro Damasco lasciando tuttavia una porta aperta alla diplomazia. L’Ue attuera' l'embargo sulla fornitura di armi, congelerà il negoziato per l’accordo di associazione (in realtà già bloccato dall'ottobre 2009) e procederà alla revisione della cooperazione bilaterale, un fronte sul quale la Siria avrebbe potuto beneficiare, nel periodo 2011-2013, di circa 130 milioni di euro. Da parte loro gli Stati Uniti hanno minacciato «nuovi passi» contro il governo siriano. «Gli Usa ritengono che le deplorevoli azioni della Siria contro il suo popolo meritino una forte risposta internazionale », recita un comunicato diffuso dalla Casa Bianca.

Le sanzioni arrivano mentre in Siria si è vissuta ieri una nuova giornata di proteste e tensioni con 26 manifestanti uccisi, secondo attivisti locali, dalle Forze Armate a Homs e in altre citta'. La tv di stato ha riferito da parte sua di almeno quattro poliziotti uccisi da "bande criminali". A Damasco è finito in manette anche il noto oppositore ed ex parlamentare Riad Seif (da poco era uscito di carcere). I suoi familiari hanno riferito che è stato portato via assieme ad altri dimostranti da agenti di polizia che lo hanno caricato a bordo di un veicolo nei pressi della moschea al Hassan, nel quartiere di Midan, dove era in corso una manifestazione.

Non è prevista alcuna sanzione europea e statunitense invece contro il monarca assoluto del Bahrain, Hamad al Khalifa, che pure ha represso nel sangue il movimento per le riforme e la democrazia di Piazza della Perla. Almeno quattro manifestanti sono stati condannati a morte, molti altri a pesanti pene detentive sulla base di accuse gonfiate e al termine di processi senza garanzie per gli imputati. Le ultime notizie da Manama riferiscono di una ulteriore stretta nei confronti della stampa. Da lunedì cesserà le pubblicazioni su ordine delle autorità al Wasat, l’unico quotidiano vicino all’opposizione. Diverse donne del Bahrein peraltro denunciano di aver subito violenze sessuali dalle forze militari saudite entrate nel paese su richiesta di re Hamad. Fatima, una parente dell'attivista bahrainita Abdulhadi al-Khawaja (detenuto dall’inizio di aprile), ha detto all’emittente Press TV di essere stata stuprata nella sua abitazione da soldati sauditi. Press tv riferisce di altri casi di violenze sessuali. Nelle ultime ore è giunta anche denuncia di Navy Pillay, alto commissario dell’Onu per i diritti umani, che ha chiesto al regime bahranita di cessare la tortura dei detenuti politici.

Ma nel caso del Bahrain l’Europa e gli Stati Uniti fingono di non vedere e tacciono. Re Hamad è un ottimo alleato dell’Occidente, ospita la base della V Flotta Usa ed è ostile nei confronti dell’Iran che accusa di sostenere il movimento sciita in Bahrain e nel Golfo. «Meriti» che, a quanto pare, gli garantiscono una piena immunità.

Nena News

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