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Bahrain: revocata ufficialmente legge marziale resta di fatto in vigore

Re Hamad ha revocato lo stato d'emergenza ma il provvedimento adottato a marzo contro il movimento popolare per le riforme e la democrazia resta in vigore. Le truppe saudite non lasceranno il paese

(3 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Bahrain: revocata ufficialmente legge marziale resta di fatto in vigore

Piazza della Perla a Manama, con il monumento fatto abbattere lo scorso marzo dal regime - foto: www.nena-news.com

MIC.GIO.

Roma, 03 giugno 2011, Nena News (nella foto Piazza della Perla a Manama, con il monumento fatto abbattere lo scorso marzo dal regime) - Il primo giugno i mezzi blindati sauditi e delle forze di sicurezza bahranite hanno abbandonato le strade del centro di Manana. Ma il movimento per la democrazia non si fa illusioni. La revoca della legge marziale decisa da re Hamad al Khalifa non solo non cancella la durissima repressione attuata dal regime nelle passate settimane, con l’aiuto delle forze armate saudite e di poliziotti inviati dagli Emirati arabi, ma si è subito rivelata un bluff, con i rappresentanti del monarchia assoluta che domina il Bahrain da 200 anni, rapidi nel precisare che «qualsiasi» attività che metterà a rischio la «sicurezza del paese» non verrà tollerata. La legge d’emergenza revocata ufficialmente rimane di fatto in vigore.

Gli attivisti per la democrazia - in gran parte sciiti (la maggioranza dei circa 750mila abitanti del minuscolo arcipelago) ma anche sunniti - che per settimane avevano occupato pacificamente Piazza della Perla (dove le autorità hanno persino fatto rimuovere il monumento simbolo del Bahrain) hanno perciò rivolto un appello per manifestazioni di massa contro il governo. Sono quel punto si potranno verificare le vere le intenzione di re Hamad che a marzo, denunciando un «complotto» iraniano, aveva messo fine alle proteste e al presidio in Piazza della Perla che andavano avanti da metà febbraio (sono stati uccisi almeno 24 attivisti e alcuni poliziotti). Il re ha rivolto un appello per avviare colloqui sulle riforme a partire dal primo luglio, ma ha sottolineato «senza precondizioni». Ha anche chiesto che «sia l'esecutivo, sia le autorità legislative» partecipino al «dialogo per l'unità nazionale». Tutti devono partecipare, ha insistito il re, «per portare avanti riforme per lo sviluppo in tutti i campi». Ma non si comprende come il dialogo «con tutti» possa cominciare ed andare avanti mentre l’autorità giudiziaria si prepara a processare alcuni dei principali rappresentanti dell’opposizione – come l’islamista Hassan Mushaima (sciita) e il socialista Ibrahim Sharif (sunnita) – e a mettere in seria difficoltà il partito Wefaq che rappresenta l’unica voce contraria in un Parlamento dominato da deputati vicini al re.

La monarchia peraltro continua a giustificare la presenza delle truppe straniere nel paese. Sheikh Khaled bin Ahmed al Khalifa, il ministro degli esteri, ha fatto di nuovo riferimento alla «minaccia esterna», ossia all’Iran, che il regime indica come il vero responsabile delle proteste, negando la lotta di gran parte della popolazione per l’instaurazione di una monarchia costituzionale e per la piena parità, soprattutto nel mondo del lavoro, tra sunniti e sciiti. Il capo di stato maggiore del Bahrain Sheikh Khalifa bin Ahmed Al Khalifa, da parte sua ha confermato che i soldati sauditi rimarranno nel paese ancora per mesi. Tacciono gli Stati Uniti, alleati di ferro di re Hamad e che in Bahrain hanno la base della V Flotta, strategica per tenere sotto pressione l’Iran e che controlla un’area che va dal Mar Rosso all’Oceano Indiano. Nena News

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