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Egitto: basta potere ai militari

Lo chiedono oggi in Piazza Tahrir e in altre città del paese migliaia di egiziani, soprattutto quelli più giovani. Domani, anniversario della Rivoluzione del 1952, marcia popolare fino alla sede del Consiglio supremo delle Forze Armate

(22 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Egitto: basta potere ai militari

foto: www.nena-news.com

Roma, 22 luglio 2011, Nena News – Il rimpasto di governo attuato dal premier Essam Sharaf non basta ai giovani egiziani e a tutti i protagonisti della rivolta che tra gennaio e febbraio ha portato alla caduta del raìs Hosni Mubarak. Nonostante il caldo torrido sono molte migliaia i manifestanti affluiti oggi in Piazza Tahrir, al Cairo, per prendere parte al «Venerdì decisivo», convocato dalla Coalizione dei Giovani della Rivoluzione per chiedere la fine del potere dei militari e la realizzazione delle aspirazioni di chi la lottato per abbattere Mubarak. Domani, in occasione dell’anniversario della Rivoluzione del 23 luglio, che portò alla proclamazione della Repubblica e alla fine del regno di re Farouk, è prevista una marcia fino alla sede del Consiglio supremo delle Forze Armate. I gruppi di attivisti egiziani ieri hanno anche annunciato la costituzione di un “Consiglio per la protezione della rivoluzione” con il compito di portare davanti ai giudici gli esponenti dell'ex regime che si sono macchiati dell'uccisione dei manifestanti nei mesi scorsi, oltre che di denunciare la corruzione.

Oggi nelle strade, non solo del Cairo, ci sono solo le formazioni laiche, la sinistra e gli indipendenti. Assenti i Fratelli Musulmani, la forza politica più organizzata e alleata di fatto dei militari, sempre più contraria a sostenere le richieste di profondo cambiamento formulate dai più giovani durante la manifestazione di massa dello scorso 8 luglio e a continuare il presidio permanente in corso in Piazza Tahrir. Gli islamisti, ritenuti i probabili vincitori delle elezioni politiche che si terranno alla fine dell’anno, hanno annunciato tra una settimana il «Venerdì della stabilità», a sostegno non dichiarato dei militari e per il ritorno alla «normalità». I leader dei Fratelli Musulmani non hanno peraltro risposto in alcun modo all’appello lanciato dal “Consiglio per la protezione della rivoluzione” a non discostarsi dagli obiettivi degli altri protagonisti della rivolta, ossia la creazione di uno Stato laico e pienamente democratico.

Fra le principali critiche rivolte dai giovani rivoluzionari alla nuova compagine governativa c’è quella di non avere proceduto alla sostituzione del ministro degli interni, Mansour el Essawi, e della Giustizia, Abdel Aziz el Guindi, entrambi responsabili della lentezza della giustizia nei confronti degli accusati delle violenze contro i manifestanti durante proteste anti-Mubarak che avevano visto le forze di sicurezza uccidere oltre 800 persone. Non suscita simpatia neanche il nuovo ministro degli esteri Mohamed Kamel Amr, giudicato troppo vicino all'ex regime. La transizione verso il passaggio dei poteri ai civili resta sempre poco chiara. Ieri il consiglio militare ha annunciato l'adozione delle nuove leggi elettorali per il voto legislativo in autunno. Si terrà in tre tappe, i preparativi cominceranno a settembre, ma le date non si conoscono ancora. Nena News

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