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Egitto: islamisti flettono i muscoli

Centinaia di migliaia di militanti dei Fratelli musulmani e salafiti in piazza Tahrir al Cairo, ad Alessandria e in altre citta', violano l'accordo per il Venerdi' dell'unita' con le forze laiche e progressiste e invocano la creazione di un Egitto islamico.

(30 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Egitto: islamisti flettono i muscoli

foto Afp dal sito sbs.com.au

MICHELE GIORGIO

Roma, 30 luglio 2011, Nena News (foto Afp dal sito sbs.com.au) - «I giovani della rivoluzione devono mantenersi uniti, l’interesse della nazione egiziana viene prima di ogni altra cosa». Provava a lanciare proclami rassicuranti ieri lo sceicco Yusef Qaradawi, noto predicatore televisivo ed uno degli esponenti islamici più noti ed influenti del mondo arabo, mentre pronunciava il suo sermone. Ma al Cairo, Alessandria e in altre città del paese il “Venerdì dell’Unità” ha mostrato in tutta la sua ampiezza la frattura esistente tra le forze di vario orientamento che all’inizio dell’anno portarono alla caduta dell’ex raìs Hosni Mubarak. In particolare tra il fronte laico-progressista e i movimenti islamici. Il 29 luglio verrà ricordato come il giorno della prova di forza delle formazioni islamiste, Fratelli musulmani e salafiti coalizzati, volta ad impedire che la «rivoluzione del 25 gennaio» possa compiere ulteriori progressi verso la trasformazione dell’Egitto in uno Stato più moderno, con diritti garantiti, con un equilibrio fra poteri, con leggi fondate sull’uguaglianza tra tutti i suoi cittadini: uomini e donne. Doveva essere il venerdì dell’alleanza tra i «rivoluzionari», faticosamente ricostruita a tavolino nei giorni scorsi, e del sostegno al presidio permanente sorto l’8 luglio in Piazza Tahrir per spingere il Consiglio supremo delle Forze Armate (Csfa) a realizzare gli obiettivi dell’insurrezione popolare di gennaio e febbraio e a processare i personaggi più in vista del regime di Mubarak, a cominciare (il prossimo 3 agosto) proprio dall’ex presidente. E’ stata invece la manifestazione più ampia mai organizzata dai religiosi in Egitto dal colpo di stato del 1952 che portò alla fine della monarchia e all’instaurazione della repubblica.

Gli islamisti sono scesi in massa in strada, a centinaia di migliaia, da nord a sud del paese, con due obiettivi: sostenere i militari al poter per affermare che la religione sarà l’elemento caratterizzante dell’Egitto del futuro che hanno in mente. D’altronde ieri parlavano chiaro gli slogan e gli striscioni in Piazza Tahrir al Cairo, ad Alessandria, nella provincia di al Fayoum, a Qena, nell’Alto Egitto. Nella capitale lunghi cortei hanno occupato tre punti strategici: Abdel Moneim Riyad, Bab el Louk e Talaat Harb. I manifestanti hanno scandito «Non vogliamo uno Stato liberale», «Il popolo vuole l'applicazione della shariaa» (la legge islamica,ndr), «Sono musulmano, nè occidentale nè orientale». Più in piazza Tahrir aumentava la presenza di militanti e simpatizzanti dei movimenti islamici, più si restringeva lo spazio per le forze laiche e di sinistra con il sit-in di protesta contro i militari chiuso in un angolo. L’avvocato salafita Mohamed Nasser è stato chiaro rispondendo alle domande dei giornalisti. «Siamo qui per difendere l'identità del nostro paese e proteggere la volontà del popolo espressa nel referendum costituzionale (dello scorso marzo, nr)...Il principio base della democrazia è il rispetto della volontà popolare e i laici sanno benissimo che non c'è posto per loro perciò cercano di aggirare la volontà del popolo tentando di imporre una nuova costituzione». Per gli islamisti non servono ulteriori spinte in avanti, va bene così, come stanno procedendo i generali alla guida del paese. L’importante per i Fratelli musulmani e le altre forze islamiche coalizzate è conservare la Costituzione attuale e andare quanto prima alle elezioni dove i partiti di ispirazione religiosa, seppur vietati dalle legge, conquisteranno con ogni probabilità almeno il 50% dei seggi dell’Assemblea del Popolo. Uguali i contenuti espressi dai manifestanti ad Alessandria riuniti nella piazza della Moschea del ‎Ibrahim per «sottolineare l'‎identità islamica del paese».

Non sorprende perciò che una trentina di partiti laici e della sinistra, oltre a varie organizzazioni di giovani, ad un certo punto abbiano deciso di lasciare piazza Tahrir denunciando che gli islamisti non hanno rispettato gli accordi affinché la manifestazione fosse unitaria, evitando slogan religiosi e quindi di fare i loro interessi di parte. Resta al suo posto però il sit-in dei giovani per la realizzazione delle aspirazioni della rivoluzione del 25 gennaio, per ricordare che chi ha lottato per un nuovo Egitto, pagando anche con la vita, non si arrende a chi di fatto lavora per la restaurazione. In serata è riesplosa la violenza settaria. Due cristiani copti sono stati uccisi e altri due sono rimasti feriti nel corso di una sparatoria ad Abu Gargas nel governatorato di Minya. Nena News

questo articolo e' apparso il 30 luglio 2011 sul quotidiano Il Manifesto

Nena News

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