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Piena solidarietà ai lavoratori greci!
Lotta ai padroni usurai del debito e al governo Renzi, loro complice!

(15 Febbraio 2015)

Volantino distribuito alla manifestazione nazionale svoltasi a Roma ieri

pienasolidarietà

Un duro braccio di ferro oppone in questi giorni il governo Tsipras da un lato, la BCE di Draghi, l'Unione europea e il FMI dall'altro. In apparenza è solo uno scontro tra nazioni - la piccola Grecia contro la grande Germania e i suoi alleati; in realtà è anzitutto uno scontro di classe: i capitalisti di tutti i paesi creditori in evidente combutta con i capitalisti greci contro i lavoratori greci. Il fronte degli usurai (con in testa il "nostro" super-banchiere Draghi, le "nostre" banche e il governo Renzi) vuole mettere in un angolo e, se possibile, in ginocchio il nuovo governo greco. Al di là di Tsipras e Varoufakis, però, il vero bersaglio grosso a cui mirano i padroni del debito sono i lavoratori greci che hanno mandato in pensione il governo Samaras e hanno dato fiducia ad un partito, Syriza, che si è impegnato a cancellare la politica di brutali sacrifici imposta dalla Troika. Per i pescecani di Bruxelles e Francoforte sono anzitutto loro, i proletari greci, che vanno ricacciati indietro, quelli che in questi giorni sono tornati a manifestare nelle piazze la loro ostilità alla continuazione delle politiche di diffusione della povertà.

Molti, anche a sinistra, lo dimenticano, ma i boss dei capitali globali hanno ben presente che dal 2008 in poi si è sviluppata in Grecia la più imponente stagione di lotte avvenuta in Europa dallo scoppio della crisi: oltre 30 giornate di mobilitazione generale, una miriade di (anche dure e lunghe) lotte di fabbrica e di categoria; centinaia di migliaia di operai, lavoratori, lavoratrici occupati, disoccupati, pensionati, giovani, studenti, immigrati nelle piazze, e una miriade di comitati popolari di lotta e di solidarietà nati per far fronte al taglio drastico dei salari e delle pensioni (-30-40%), dei sussidi di disoccupazione, agli sfratti, al taglio dell'elettricità e dell'assistenza sanitaria, all'aggressione delle squadracce fasciste, etc. Una mobilitazione che nei momenti più acuti dello scontro di classe è arrivata a circondare il parlamento e a cercare di occupare i palazzi presidenziali. Queste lotte sono riuscite a frenare l'avanzata delle destre ma, anche per l'isolamento in cui si sono trovate in Europa, non sono riuscite a sbarrare la strada alla determinazione strangolatoria del governo Nuova democrazia-Pasok e della Troika. L'arretramento degli ultimi due anni ha comunque messo nelle mani di Syriza una delega ad agire per invertire la rotta, disconoscere (in parte almeno) il debito di stato e abrogare almeno le misure più odiose di impoverimento e di negazione dei diritti, attraverso l'innalzamento del salario minimo, il ritorno dei contratti collettivi di lavoro, la riassunzione dei dipendenti statali licenziati, etc.
Sennonché i padroni del debito greco, sia stranieri che greci, non intendono assolutamente mutare la rotta. E stanno manovrando con tutti i mezzi terroristici a loro disposizione, dalla fuga massiccia dei capitali alla chiusura dei rubinetti del credito da parte della BCE, per ricattare i lavoratori greci e impedirgli di riprendere con più vigore le manifestazioni degli anni 2010-2012 nel timore di un effetto-contagio in altri paesi europei. Questo perché la crisi capitalistica continua a mordere in Europa, al di là delle balle che si raccontano sulla "ripresa in vista"; e perché, sempre a causa della enorme profondità della crisi, gli Stati Uniti del premio Nobel Obama hanno deliberato di portare di nuovo la guerra in Europa per destabilizzarla e troncarne i rapporti con la Russia, e per tornare ad imporre con la forza alle classi lavoratrici dell'intera Ucraina e di tutto il mondo slavo il ruolo di "popoli concime" assegnatogli, a suo tempo, dal nazismo hitleriano.
In una situazione come questa, i poteri forti europei, benché divisi da conflitti dovuti a interessi particolari, fanno blocco contro ogni ipotesi di allentare la morsa sullo sfruttamento del lavoro e la repressione dei lavoratori, quelli greci, per primi, finora i più ribelli e resistenti (come da tradizione) e poi tutti gli altri, dentro e fuori l'Europa. Il Jobs Act di Renzi & C., il più organico insieme di misure anti-operaie degli ultimi anni; l'operazione Triton nel mar Mediterraneo, preordinata a far crescere le stragi di emigranti africani e medio-orientali che fuggono dalle guerre e dalla fame da "noi" seminati nei loro paesi; il violento rilancio dell'islamofobia e della russofobia; sono altrettanti tasselli di una guerra di classe a tutto campo dell'Unione europea e dei suoi governi contro le classi lavoratrici.

Non abbiamo la sfera di cristallo per sapere se i mega-usurai padroni del debito greco daranno oppure no a Tsipras e ai suoi un minimo di spazio per un compromesso che non sia una resa senza condizioni. Ma alcune cose, più importanti di questa, sono per noi chiare:

1) La sorte dei lavoratori greci e la nostra sono inscindibilmente legate. La umiliazione esemplare che UE, BCE, FMI vogliono infliggere loro è la premessa di ulteriori attacchi alle nostre condizioni di lavoro e di vita. Dobbiamo spezzarne l'isolamento, e fargli arrivare la nostra incondizionata solidarietà. La loro resistenza, la loro lotta è la nostra. Abbiamo un nemico comune, che può essere battuto solo unendo le forze.

2) Il debito di stato è il laccio con cui i capitalisti e i governi ci stanno togliendo l'ossigeno e il futuro. Perciò dobbiamo rafforzare la denuncia di esso e l'agitazione per il suo disconoscimento in quanto debito di classe, prodotto dalla classe capitalistica, in Grecia, in Italia e dappertutto, per sostenere il rilancio dei profitti (la famosa crescita), socializzare le perdite capitalistiche e accollarci i mostruosi costi di mantenimento degli apparati statali - è questo che ha fatto esplodere il debito greco: armatori e chiesa esentasse, enormi spese militari, grande corruzione (mai grande come quella degli apparati statali italiani), interessi da pagare al sistema bancario greco e internazionale.

3) Non possiamo affidare a forze come Syriza, Podemos e simili la riscossa del movimento di classe perché queste forze sognano un'impossibile riforma del capitalismo e dell'Europa, e la loro politica porta in un vicolo cieco. Ma dove stia andando il capitalismo globale, guidato dalle sue feroci leggi di sempre, è giorno dopo giorno più evidente, ad Atene e a Roma, come a Washington, al Cairo e a Gaza. E la sola forza in grado di sbarrargli la strada è un rinato e potente movimento di classe internazionale determinato ad affrontare il nemico di classe per quello che realmente è.

Questa manifestazione e le altre, locali, che l'hanno preceduta sono dei primissimi passi in questa direzione. Ma bisogna continuare, fare sul serio, riprendere, generalizzare, radicalizzare l'esperienza di lotta e di auto-organizzazione dei lavoratori greci, spezzare la morsa del debito di stato, rilanciare la lotta al governo Renzi e alla sua politica anti-operaia. Solo così riusciremo a modificare i rapporti di forza a nostro favore, non certo con altri giochetti elettorali.

Roma, 14 febbraio 2015

Centro di iniziativa comunista internazionalista
Comitato contro le guerre e il razzismo - Marghera

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