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(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

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IL VENTO STA CAMBIANDO? SÌ! LAVORATRICI E LAVORATORI COMUNALI SI MOBILITANO!

(18 Marzo 2016)

L'assemblea sindacale dei dipendenti capitolini, indetta da 11 RSU dei sindacati di base e conflittuali (USB, USI, COBAS, ASBEL-CNL, RSU indipendenti) che si è svolta lunedì 14 marzo scorso, ha visto una grandissima partecipazione: Sala della Protomoteca piena, con molti, tra colleghe e colleghi, che rimasti in piedi per seguirla. Una convocazione finalmente arrivata "dal basso" e di cui gli 11 RSU si sono fatti interpreti, per dare un segnale forte di rifiuto degli accordi definiti "dietro le quinte" tra i sindacati "maggiormente rappresentativi" e l'Amministrazione. Gli interventi che si sono susseguiti di delegati sindacali e di lavoratori anche appartenenti a collettivi, sono stati tutti di forte opposizione ad una gestione commissariale apparentemente disponibile al dialogo ma, nella sostanza, concentrata sui tagli sempre più pesanti alle risorse finanziarie per il personale capitolino (su cui grava l'aumento dei carichi di lavoro) e per la gestione di servizi, finalizzata alla progressiva privatizzazione dei servizi pubblici locali.

A tal riguardo è stata espressa solidarietà alla collega dei servizi “amministrativi” cui è stata fatta pervenire una lettera di contestazione disciplinare per aver “chiarito” gli orari di sportello al cittadino giunto in ritardo. Sportelli su cui grava l'aumento del carico di lavoro a fronte della riduzione dello stipendio.

Il dramma della riduzione progressiva dell'organico bene si sposa con lo scandalo della”non assunzione” che riguarda parte dei vincitori dei 22 concorsi indetti nel 2010,con il commissario Tronca che ci costringe all'ascolto dei suoi proclami con cui evidenzia carenze nella pianta organica, ma continua ad assumere collaborazioni esterne.

Punto cardine dell'assemblea è stata la necessità e l'urgenza di reagire a una condizione sempre più intollerabile, sia come dipendenti pubblici che come cittadine/i della Capitale d'Italia. Punti, questi, sottolineati anche dall'intervento ospitato di una lavoratrice “non” capitolina, rappresentante la situazione delle aziende partecipate da Roma Capitale che ha anche evidenziato i rischi connessi all'incapacità di certe gestioni dirigenziali. Nei tanti interventi si è parlato di temi generali o specifici di alcune situazioni, ma collocandoli sempre all'interno di un quadro di mobilitazione cittadina, che avrà, come prossima tappa, molto importante, la manifestazione #RomaNonSiVende, convocata sabato 19 marzo alle 16.00, con partenza da piazza Vittorio, nel quartiere Esquilino. Manifestazione a cui aderiscono non solo dipendenti pubblici ed esternalizzati di Roma Capitale (in tutto circa 55mila persone!), ma anche settori sociali che stanno pagando le conseguenze dei tagli feroci e iniqui, di un debito pubblico dell'Amministrazione comunale che non è stato certo creato da loro: disoccupati, inoccupati e precari, senza casa, migranti e profughi, pensionati e utenti dei servizi sociali, genitori e bambini delle scuole dell'infanzia e dei nidi, utenti dei trasporti pubblici, cittadini di periferie abbandonate al degrado...

Nell'assemblea abbiamo ricordato più volte l'intollerabilità del contratto decentrato imposto e vigente, ormai, da 15 mesi che penalizza e umilia il personale dipendente, sottoposto all'arbitrio ed all'autoritarismo dei dirigenti.

In questo senso, va ribadito che la lotta potrà essere vincente solo se sarà unitaria, dal basso, e fatta insieme a cittadini e utenti dei tantissimi servizi pubblici gestiti da Roma Capitale.

Ed è in questa direzione che vuole andare “RETE LOTTA IN COMUNE”, da cui è partita l'idea dell'assemblea del 14, per avviare un lavoro di raccordo delle lotte dei
lavoratori e di tanti soggetti i cui diritti al lavoro e ai servizi sociali oggi sono messi
in discussione, facendo leva sulle stesse retoriche (efficienza da un lato, criminalizzazione dall'altro) e meccanismi (ricatto del debito, ovvero l'imposizione di privatizzazioni e misure antipopolari sotto la spinta di un presunto stato di necessità).

E' tempo di lasciarsi alle spalle una sterile rassegnazione, riprendendo in mano le nostre vite e la nostra dignità professionale, contrastando in modo deciso e organizzato coloro che ci hanno portato al disastro attuale: la sostituzione per via giudiziaria e mediatica di un ceto politico locale corrotto, con prefetti e uomini di diretta emanazione del governo nazionale che ha prodotto una crescente restrizione al diritto di sciopero e di manifestazione, campagne di stampa contro i dipendenti pubblici cui le amministrazioni (da Marino a Tronca) fanno da sponda, e l'intensificazione dello strumento delle sanzioni disciplinari come risposta alle manifestazioni di disagio dei dipendenti;
Invertiamo la tendenza distruttiva della società che spinge sempre più persone verso una condizione di disperazione. Il percorso della Rete Lotta In Comune, iniziato con l'assemblea di lunedì non si ferma, perché non possiamo e non vogliamo più fermarci. RIBELLARSI E' (SEMPRE PIU') GIUSTO!

Rete Lotta in Comune

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