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(20 Agosto 2013) Enzo Apciella

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(L'unico straniero è il capitalismo)

Lampedusa, Italia, Europa. Il mercato degli schiavi

(16 Settembre 2023)

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Gli avvenimenti di questi giorni a Lampedusa e in Europa sono la rappresentazione più efficace di quella “guerra agli emigranti e agli immigrati” e del connesso razzismo di stato che da anni sistematicamente denunciamo e combattiamo.

La polizia dello stato italiano che si esercita in “cariche di alleggerimento” su migliaia di emigranti arrivate/i esausti, affamati, disidratati, spesso feriti nel fisico, sempre interiormente, da lunghi terribili cammini, dando loro il benvenuto con i manganelli e le minacce sul territorio dell’Unione europea. Ad agire in questa maniera è uno stato capitalistico che si vanta di essere tra le 10 massime potenze economiche del mondo e pretende di decidere per il meglio il destino del mondo, ma non è in grado neppure di dare da mangiare e da bere qualcosa a poche migliaia di immigrati, tant’è che molti di loro sono andati a bussare alle case degli abitanti di Lampedusa e alle chiese per ricevere un trattamento meno disumano o, addirittura, umano.

E se non bastasse, sulla scia di questi arrivi è partito una volta ancora l’infame circo mediatico anti-immigrati. Un circo in cui un ministro della repubblica, la canaglia di lungo corso Matteo Salvini, strepita come un ossesso di “invasione”, “atto di guerra”, “sistema criminale organizzato”, manovre della Germania ed altre occulte cose. Per fare cosa? Per dare ad intendere che “noi”-Italia non vogliamo questi “invasori”, laddove la canaglia di massa che lui rappresenta e protegge, composta dai piccoli e medi imprenditori padani (e italiani), ha fatto e fa le sue fortune da almeno trent’anni sulla pelle, i nervi e le ossa, spesso sulla vita, di questi “invasori” cavandogli anche l’anima. Sta tornando in campo, come ipotesi, addirittura la vecchia proposta della Meloni: schierare la marina e l’aeronautica militare, chiudere i confini, affondare nel Mediterraneo quanti più emigranti possibile affinché diventi più credibile il messaggio che il nemico del “popolo italiano”, dei lavoratori italiani in particolare, sta fuori dai confini nazionali. E da questo temibile nemico dobbiamo “tutti insieme” proteggerci con la necessaria violenza.

Senonché… senonché la suddetta è andata più volte in Africa, di recente, con la sua piccola carcassa lucidata a nuovo, o con la sua immaginazione, per vendere l’Italia come “amica dell’Africa”, addirittura da “amica alla pari”, nello spasmodico tentativo di occupare gli spazi che il decrepito imperialismo francese alla quasi-bancarotta sta perdendo, e con ignominia, giorno dopo giorno. La “soluzione finale” da lei sognata non sarebbe certo il miglior biglietto da visita per essere apprezzati in un’Africa che si sta facendo audace fino al punto che un qualsiasi Kaïs Saïed, presidente di una Tunisia con l’acqua alla gola, può prendere a pedate una delegazione di deputati socialisti europei andati lì per la solita ispezione da padroni del mondo – l’ha fatto per rappresaglia contro l’UE in quanto non gli sono arrivati i fondi del FMI promessi dalla UE. Un’audacia che viene a questi governanti dal timore di essere disarcionati dai propri “popoli”, com’è accaduto a personaggi di ben altra caratura di Saïed – un Mubarak, tanto per dire.

La “piccola”, irrisolvibile contraddizione di fronte a cui si sta trovando il governo di Roma e l’UE intera è: come fare ad accreditarsi agli occhi di masse africane sempre più ribelli e “pretenziose” come i loro veri amici, a differenza di Cina e Russia, sbarrando le porte dell’Europa agli emigranti africani e precipitandoli in massa nelle acque del Mediterraneo più di quanto non sia accaduto finora? Si rischia davvero di farsi tagliare fuori dal più grande scrigno di tesori naturali da esplorare, dalla più smisurata riserva di manodopera nel mondo dei prossimi decenni.

Eppure, nonostante questo rischio, terribile per un’Europa che perde terreno a vista d’occhio nei confronti degli Stati Uniti da un lato, della Cina e degli emergenti Brics dall’altro, anche Germania, Francia e, ieri, Austria fanno il viso delle armi contro emigranti e profughi sbarcati in Italia. Rafforzano i controlli alle frontiere, sospendono il cosiddetto “meccanismo di solidarietà” che prevedeva l’accettazione di una piccolissima quota di “dublinanti” – ossia i profughi che hanno attraversato l’Italia, per poi farsi una vita in altri paesi europei, salvo finire impigliati nella rete Eurodac, la banca dati delle impronte digitali, e quindi dover essere rispediti in Italia. La quarta economia del mondo andrebbe in tilt per qualche migliaio di profughi africani? Questo il messaggio martellante diffuso dall’alto anche da una ministra social-democratica, alla rincorsa di analoghi messaggi spacciati dall’Afd, dalla Cdu e dai liberali: guerra ai pericolosi stranieri “illegali”. Meglio: illegalizzati dalle legislazioni nazionali ed europee per renderli più ricattabili, merce a basso costo per questa Europa declinante che deve sempre più ricorrere all’abbassamento del costo del lavoro e al super-sfruttamento per limitare le perdite rispetto ai suoi concorrenti, grandi e perfino piccoli.

Insomma: quello andato in scena in questi giorni è un altro atto dell’interminata tratta, dello storico mercato degli schiavi africani. Dopotutto, fini e metodi degli schiavisti, del “sistema criminale organizzato” di cui i Salvini e le Meloni sono degni portavoce (zelanti allievi dei maestri “di sinistra” Napolitano e Minniti), non sono cambiati. Nei rabbiosi versi della poetessa Mak Mamabolo: “Perciò ripeto / Quando tra la tratta degli schiavi e oggi / ci siamo detti che i loro metodi erano cambiati / QUANDO?!?”.

Ancora una volta emerge che la guerra del capitale e degli stati agli emigranti e agli immigrati è una questione-chiave per la rinascita del movimento proletario internazionale – come non ci stancheremo di ripetere ad orecchie che appaiono ancora, in molti casi, turate, anche tra quanti osano, svergognando il comunismo, definirsi “comunisti” (gli esponenti “rosso”-bruni alla Marco Rizzo e i loro codazzi, tanto per fare qualche nome), mentre sono in realtà solo residui di spazzatura borghese.

Solidarietà incondizionata ai nostri fratelli e sorelle di classe immigrati, e agli sfruttati e sfruttate dell’Africa in rivolta contro i paesi imperialisti e contro i propri governanti collusi!

Il pungolo rosso

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