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Contro il multipolarismo, per l’internazionalismo proletario

(27 Marzo 2024)

Articolo redatto per il n. 48 della rivista “Unità e Lotta”, organo della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

John Mearsheimer

Il politologo statunitense John Mearsheimer

Il processo di estensione dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) con l’ammissione di Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, stabilito al XV summit di Johannesburg, ha ridato fiato alle trombe dei sostenitori del “mondo multipolare”.

Il multipolarismo è un concetto fondamentale della geopolitica borghese che si contrappone al concetto di unipolarismo, quest’ultimo assai diffuso a cavallo degli anni ‘90 dello scorso secolo da apologeti dell’egemonia “secolare” dell’imperialismo statunitense, come Charles Krauthammer e Francis Fukuyama.

Il concetto di unipolarismo è entrato in crisi a seguito della perdita di posizioni della superpotenza imperialista USA e all’ascesa della Cina imperialista, che hanno cambiato gli equilibri di forza a livello globale.

Il multipolarismo è dunque un concetto che riflette il declino strutturale del potere USA e il processo di avanzata economico/finanziaria della Cina e di altri paesi imperialisti e capitalisti nell’arena internazionale.

Le caratteristiche fondamentali del modello multipolarista sono:

1. Pluralità di centri di potere: diverse potenze internazionali che possiedono influenza politica, economica o militare su scala regionale o globale.
2. Equilibrio di potere: si basa sull’idea di un sistema in cui più potenze esercitano un’influenza bilanciata, evitando la predominanza di una sola potenza globale.
3. Lotta per l’egemonia sul fronte culturale e politico: ogni polo di potere ha una propria identità culturale, politica ed economica che influenza le dinamiche globali.
4. Interdipendenza tra i centri: questi attori interagiscono tra loro in vari ambiti, come il commercio, la sicurezza e la diplomazia, creando relazioni complesse e interconnessioni.
5. Gestione delle relazioni internazionali: la presenza di più centri di potere rende la gestione delle relazioni internazionali più complessa e richiede una diplomazia più sfaccettata e bilanciata, assieme a una governance mondiale policentrica.

Fra i maggiori teorici del multipolarismo vi sono Kenneth Waltz, John Mearsheimer e Robert Kagan.
Alcuni degli studiosi che hanno sviluppato la teoria del multipolarismo sono il sinologo australiano, Wang Gungwu, lo sciovinista cinese Yan Xuetong e il teorico del “soft power” Zheng Bijian.

In Russia il super-reazionario Aleksandr Dugin sostiene il sistema del multipolarismo come alternativa al predominio degli Stati Uniti.

Anche altri teorici borghesi di India, Brasile e di alcuni paesi dell’Unione Europea sostengono un ordine mondiale multipolare per garantire una distribuzione più equa del potere globale.

In Italia, Lucio Caracciolo (direttore della rivista geopolitica Limes) è un sostenitore del multipolarismo e dell’equilibrio fra potenze imperialiste rivali.

Le radici ideologiche del multipolarismo

Il multipolarismo, ossia l’aspirazione a un modello di relazioni internazionali in cui coesistono e pacificamente si compongono i conflitti tra stati e blocchi capitalisti e imperialisti, è un’arma ideologica e una teoria politica volta a nascondere le contraddizioni del sistema imperialista-capitalista e a opporsi alla lotta rivoluzionaria del proletariato e dei popoli.

Le teorie di Kautsky sulle relazioni internazionali e sull’imperialismo hanno influenzato alcuni concetti del multipolarismo.

Kautsky negava che l’imperialismo fosse la suprema e ultima fase di sviluppo del capitalismo, la cui essenza sul piano economico è il capitalismo monopolistico, sostenendo invece che sia una politica preferita dal capitale finanziario.

Questa definizione serviva a Kautsky per dimostrare che gli imperialisti possono realizzare un’altra politica, una politica non imperialista, non di conquista, non di rapina.

Kautsky teorizzava perciò che il capitalismo si poteva evolvere verso una fase in cui le nazioni imperialistiche si unissero in un sistema di dominio comune anziché competere tra loro. Questo concetto di “superimperialismo” implica una sorta di cooperazione tra le potenze dominanti, per lo sfruttamento in comune del mondo.

Alla pari di Kaustky, i multipolaristi separano l’economia dalla politica. Le loro tesi servono per dimostrare che gli imperialisti possono realizzare una politica di pace e di progresso.

Evidentemente dietro le tesi diffuse dai multipolaristi vi sono gli interessi di stati imperialisti e capitalisti, in particolare della Cina e della Russia, che attraverso queste posizioni cercano di rafforzarsi, esportare capitali con l’accattivante formula “win-win”, aprirsi spazi economici, politici e diplomatici.

Il multipolarismo abbellisce l’imperialismo (quando non lo nega) e nasconde le sue profonde contraddizioni, cerca di conciliare il proletariato con la borghesia e i suoi apparati statali, con i suoi collaboratori. Questa teoria politica mina la lotta contro l’imperialismo e l’internazionalismo proletario, passivizza e distoglie il proletariato dalla lotta rivoluzionaria per il socialismo, ritarda la presa di coscienza delle masse e la capacità della lotta della classe operaia di determinare il corso della storia.

In particolare nel multipolarismo in salsa russa e cinese vengono rinnovate sia la “coesistenza pacifica kruscioviana”, sia la “teoria dei tre mondi”, dietro le quali si negano le contraddizioni fondamentali della nostra epoca.

Immaginare un mondo multipolare basato sull’equilibrio, la distensione e la “pace perpetua” fra le grandi potenze, non è solo una falsa speranza, è rinnegare completamente il leninismo e la funzione storica del proletariato.

Chi sostiene queste posizioni non ha e non può avere alcuna prospettiva rivoluzionaria e di classe, non ha nulla a che vedere con l’internazionalismo proletario, ma esprime l’unità con gli imperialisti, particolarmente con quelli in ascesa, la coesistenza fra sfruttati e sfruttatori, fra oppressi e oppressori, l’abbandono della lotta rivoluzionaria.

Il multipolarismo non è nemmeno anti-neoliberista, poiché si limita a sostituire la “globalizzazione liberista” con caratteristiche occidentali, con la “globalizzazione liberista” con caratteristiche multipolari (soprattutto cinesi).

Nella nostra opinione, lo stesso concetto di “mondo multipolare” non deriva da un approccio scientifico, è estraneo e contrapposto alla concezione leninista dell’imperialismo. Questo concetto occulta le profonde contraddizioni esistenti focalizzandosi su una visione inconsistente della situazione corrente. Esso si presta a un illusorio modello di relazioni internazionali, basato su una architettura “alternativa” a quella odierna. Ma qual è la realtà?

Oggi esiste un mondo dominato dall’imperialismo, caratterizzato dall’egemonia della superpotenza imperialista USA che cerca di impedire l’ascesa di altre potenze imperialiste, soprattutto la Cina.

Osserviamo la graduale erosione della supremazia dell’imperialismo statunitense, che è in declino storico, mentre la legge dello sviluppo ineguale determina un progressivo cambiamento dei rapporti di forza a favore delle potenze imperialiste emergenti che sfidano l’egemonia USA.

Il multipolarismo è l’espressione ideologica e politica degli interessi strategici di queste potenze che esigono una posizione, all’interno del sistema capitalista-imperialista, corrispondente alla loro crescente forza economica, politica e militare.

La contraddizione reale dunque non è fra “unipolarismo e multipolarismo”, ma fra potenze e monopoli imperialisti rivali. Il cosiddetto “mondo multipolare con egemonia a somma zero” è una chimera che serve a nascondere la natura di classe del sistema imperialista e a spargere micidiali illusioni sulla convenienza della “cooperazione progressiva” e sulla “gestione dei contrasti” in un mondo che è convulso e diviso, dominato da potenze imperialiste in lotta fra loro per una nuova ripartizione del mondo.

Marxismo-leninismo e multipolarismo

Mentre il marxismo-leninismo sostiene la lotta per una rivoluzione mondiale e il rovesciamento del capitalismo per edificare il socialismo, il multipolarismo si concentra sulla coesistenza e l’equilibrio tra diverse potenze imperialiste e capitaliste senza affrontare le radici economiche del modo di produzione capitalistico e le disuguaglianze economiche e sociali che esso produce, lo sfruttamento dei lavoratori e il saccheggio delle risorse dei popoli.

La concezione marxista-leninista della differenziazione sociale poggia sulla teoria delle classi e della lotta di classe, sino al riconoscimento della dittatura del proletariato.

La retorica del multipolarismo si basa invece sulla relazione fra Stati, apparati di oppressione delle classi dominanti, dietro la quale si occulta del tutto la lotta di classe degli sfruttati e degli oppressi.

Per i multipolaristi la lotta di classe non è il motore della storia, il progresso non è frutto della lotta della classe operaia e dei popoli, della loro combattiva azione, che è completamente nascosta e negata.

Nel multipolarismo i rapporti globali sarebbero modellati dalle dinamiche della classe borghese e dai rapporti di forza economici e militari fra stati borghesi che agirebbero per comporre i loro conflitti nell’interesse “di tutti”.

Alla base del multipolarismo c’è la conciliazione di classe, il tentativo di attenuare la lotta di classe, di ingannare la classe operaia e i popoli oppressi con formule accattivanti.

Dietro la demagogia sulla “ricerca di soluzioni adatte” in una fase di mutamenti internazionali, il multipolarismo predica la collaborazione e la pace sociale fra classi sfruttate e classi sfruttatrici, fra paesi oppressi e paesi oppressori, fra nazioni oppresse e nazioni che opprimono.

I moderni revisionisti, in particolare quelli cinesi, sostenendo il multilateralismo disconoscono il carattere oggettivo dell’esistenza delle contraddizioni di classe e accreditano l’idea che l’imperialismo e il capitalismo siano, nel complesso, una volta corretti delle “disfunzioni”, fattori di progresso e di pace nel mondo.

Per i moderni revisionisti – che da decenni hanno sostituito l’essenza della teoria rivoluzionaria delle classi e della lotta di classe con concetti e pratiche borghesi – non sono la classe operaia e le masse popolari ad essere il soggetto propulsore del processo e dell’azione storica.

I sostenitori del multipolarismo non credendo e non avendo alcuna fiducia nel potenziale rivoluzionario del proletariato e dei popoli, non vedendo alcuna possibilità e necessità della rottura rivoluzionaria con il sistema capitalista-imperialista e della edificazione del socialismo scientifico, si limitano a promuovere e sostenere l’azione degli Stati borghesi che aspirano a nuovi equilibri di forza sullo scenario internazionale.

Il multipolarismo non è diretto contro il sistema imperialista, ma contro uno specifico paese imperialista, gli USA. Il suo scopo non è la distruzione del sistema imperialista, ma la sua conservazione, non la soppressione dello sfruttamento dell’esseree umano sull’esserre umano, non la fine dell’oppressione dei popoli, non il socialismo, ma solo la riduzione del potere della potenza imperialista attualmente egemone, con un cambio nei rapporti di forza fra briganti imperialisti conservando intatto il sistema imperialista-capitalista.

A differenza delle tesi kruscioviane sulla “coesistenza pacifica” e della teoria maoista dei “tre mondi”, il multipolarismo non si presenta come una dottrina nel preteso interesse del proletariato e dei popoli, e non è nemmeno una versione opportunista della lotta di classe del proletariato. Esso è una teoria escogitata da intellettuali borghesi che mira a sviluppare un sistema di alleanze senza principio con imperialisti e reazionari, sotto la direzione delle classi dominanti degli stati che tentano di liberarsi dall’egemonia nordamericana.

Sotto le bandiere della “multipolarità globale equa ed ordinata” e della “globalizzazione economica inclusiva” gli imperialisti cinesi, gli sciovinisti russi e i revisionisti di tutte le risme cercano di unire, per i propri interessi, i rivoluzionari e i controrivoluzionari, gli antimperialisti e i pro-imperialisti, gli antifascisti e i fascisti, gli amanti della pace e i guerrafondai.

Il loro fine è quello di decapitare e decomporre il movimento rivoluzionario della classe operaia, di trasformare la lotta di classe del proletariato in collaborazione di classe con i suoi sfruttatori, per assicurare la sopravvivenza del moribondo sistema capitalistico.

Pertanto, devono cercare di convincere il proletariato e i popoli che le contraddizioni di classe e quelle fra potenze imperialiste e capitaliste sono compatibili nel quadro del regime borghese, che la soluzione dei drammatici problemi esistenti va trovata nella maggiore comprensione reciproca e una migliore cooperazione fra le classi dominanti, nella coalizione con la borghesia imperialista.

Il multipolarismo non mette in discussione i rapporti sociali di produzione capitalistici, ma li difende a oltranza. Esso riflette pertanto gli interessi delle classi sfruttatrici che sono inevitabilmente in contrasto con le esigenze del progresso sociale. Si tratta di una metodologia di tipo liberale che ha il proposito evidente di convincere il proletariato a rassegnarsi alla sua condizione di classe oppressa, a diventare un docile strumento della politica borghese.

Allo stesso tempo, il multipolarismo è la negazione più flagrante del principio e della pratica dell’internazionalismo proletario, che viene sostituito con il nazionalismo borghese (cinese, russo, etc.). In tal modo, la solidarietà fra i popoli è sostituita con il sostegno agli oppressori dei popoli.

Sotto l’aspetto ideologico, così come sotto l’aspetto pratico, il multipolarismo è in contraddizione antagonistica con gli interessi del proletariato e con i principi del socialismo scientifico che esprimono le tendenze oggettive dell’evoluzione storica.

Mistificazioni e realtà

I sostenitori del multipolarismo propagandano differenti argomenti per convincere la classe operaia e i popoli dela giustezza delle loro proposte e politiche. Usano sofismi e mistificazioni per indurre i lavoratori e i popoli ad accettare le loro tesi, sostenendo che con il multipolarismo, cioè schierandosi dalla parte dell’imperialismo cinese e russo per ridimensionare il potere internazionale degli USA, i lavoratori e i popoli avrebbero qualcosa da guadagnare.

Fra gli argomenti che vengono utilizzati dai revisionisti e dagli opportunisti a favore del multipolarismo troviamo di frequente i seguenti: “vi sarebbe un mondo più pacifico, stabile e prospero”, si “ridurrebbero la povertà e le disuguaglianze”, si “assicurerebbe la sopravvivenza dell’umanità e del pianeta”.

In molti paesi occidentali, fra cui l’Italia, una parte delle cosiddette organizzazioni “anti-imperialiste” (in realtà solo antiamericane) prende una posizione a sostegno della Russia e della Cina. A prima vista, sembra che questo sia un po’ diverso dalla Prima Guerra Mondiale, dove gli opportunisti sostenevano il proprio potere imperialista. Tuttavia, sebbene vi sia chiaramente una differenza politica, ideologicamente in entrambi i casi (oggi e durante la Prima Guerra Mondiale) questa tendenza opportunista lavora per trascurare la lotta di classe e unire le masse lavoratrici con la borghesia, specialmente con quella frazione giudicata “ragionevole” perché legata agli interessi degli imperialismi emergenti.

Secondo questo punto di vista, per andare verso un “mondo migliore” non si dovrebbe fare altro che schierarsi con il brigante “più debole” o con quello “meno pericoloso” nei conflitti tra imperialisti per la spartizione del mondo.

Questo modo di vedere le cose, tanto mistificatorio quanto illusorio, non ha nulla di socialista o rivoluzionario.

A causa della legge dello sviluppo ineguale vi saranno sempre nel sistema imperialista un brigante più forte e uno più debole, uno in ascesa e l’altro in declino, etc. Se il proletariato dovessi agire conformandosi al metodo di aiutare il più debole, di schierarsi dalla parte del “meno pericoloso” contro il più forte e pericoloso, si troverebbe sempre intrappolato nelle guerre, sarebbe permanentemente carne da cannone nel conflitto per decidere quale stato imperialista e quali gruppi di monopolisti debbano dominare il mondo.

In realtà, contrariamente alla velenosa propaganda del multipolarismo, non avanzano la pace e la distensione, ma si aggravano la rivalità e i conflitti tra le potenze imperialiste.

Il “mondo multipolare” è quello che anzitutto Cina e Russia cercano di creare per le loro ambizioni imperialiste utilizzando la menzogna che sarà più pacifico, senza ostilità tra paesi imperialisti e capitalisti, senza aggressioni contro i popoli, ecc., che vi sarà la “convivenza pacifica”. Ma le loro ambizioni in regime imperialista-capitalista potranno affermarsi solo attraverso la forza militare.

L’epoca dell’imperialismo (dall’inizio del XX secolo a oggi) è stata caratterizzata dalla lotta tra le principali potenze imperialiste l’una contro l’altra, con conseguenti guerre per decidere quale potenza imperialista sarebbe diventata egemone, alla testa dei suoi alleati.

Oggi, insieme al declino dell’imperialismo americano, assistiamo all’ascesa della Cina, che vuole superare gli Stati Uniti e divenire la nuova potenza egemone verso la metà di questo secolo. Quindi il cosiddetto “mondo multipolare” è prima di tutto un mondo di potenze imperialiste in collisione fra di loro.

La transizione al “multipolarismo” non è pacifica. I BRICS+ non formano un blocco o un’organizzazione che svolge una funzione antimperialista, essendo un’associazione che comprende potenze imperialiste e paesi capitalisti più o meno avanzati, alcuni dei quali “paesi sulla soglia” per diventare imperialisti. L’avanzata di questi paesi sullo scenario mondiale, il loro tentativo di infrangere l’ordine imperialista attualmente esistente e di mettersi sulla via di uno sviluppo indipendente, produrrà inevitabilmente nuovi conflitti e guerre.

Anche se i BRICS+ hanno un’ascendente potenza economica (pari a circa il 35% del PIL mondiale) e una influenza politica crescente, vanno considerate le dispute interne fra questi paesi caratterizzati da profonde differenze, diversi regimi politici, obiettivi e interessi divergenti, come quelle che caratterizzano, ad es., i rapporti fra India e Cina su molteplici questioni. Soprattutto fra gli stati più forti o fra quelli interessati agli stessi mercati e sfere di influenza possono avvenire scontri, così come si acutizzano al loro interno le contraddizioni di classe.

Il cosiddetto mondo multipolare è una mistificazione e un’illusione su un mondo che in realtà è caratterizzato da stati e monopoli imperialisti e capitalisti in disputa fra di loro e da aspre lotte di classe e di liberazione nazionale. Lo scopo della politica della multipolarità è quello di disorientare ed unire il movimento operaio con l’opportunismo e il socialsciovinismo, tanto a livello nazionale che internazionale.

Come approfittare delle contraddizioni fra briganti?

I fautori del multipolarismo, con il pretesto che si vogliono sfruttare le contraddizioni, predicano l’unione con gli imperialismi attualmente più deboli per opporsi al più forte.

Nella lotta fra banditi che ambiscono a saccheggiare, opprimere e sfruttare i lavoratori e i popoli, non c’è nulla da scegliere. Essi sono “uno peggiore dell’altro”, sono tutti nostri nemici, e lo scopo dei comunisti è di trarre vantaggio delle loro contraddizioni non per schierarsi dalla parte dell’uno o dell’altro, ma per abbatterli.

La messa a profitto delle contraddizioni nelle file dei nemici deve condurre alla crescita e al rafforzamento del movimento rivoluzionario del proletariato e dei popoli, delle loro organizzazioni rivoluzionarie e indipendenti, non al loro indebolimento e logoramento, non alla passività come vorrebbero i multipolaristi. Ciò deve condurre a una mobilitazione sempre più attiva delle forze rivoluzionarie nella lotta contro l’imperialismo, senza permettere il sorgere di alcuna specie d’illusione fra il proletariato e i popoli.

Ritenere esclusive le contraddizioni fra potenze imperialiste e negare la contraddizione fra rivoluzione e controrivoluzione, tra proletariato e borghesia, porre al centro della propria strategia la messa a profitto delle contraddizioni nel campo imperialista, negando l’essenziale – la crescita della coscienza, dell’organizzazione e dello spirito rivoluzionario, la capacità delle masse di lottare, lo sviluppo del movimento rivoluzionario dei lavoratori e dei popoli – rinunciare a preparare la rivoluzione: tutto ciò è in completo contrasto con gli insegnamenti del marxismo-leninismo.

Cercando di far passare la Cina e la Russia come alleati dei proletariati e dei popoli nella pretesa lotta contro l’imperialismo americano e occidentale, il multipolarismo mostra chiaramente il suo carattere pseudo-antimperialista (in realtà anti-americanista).

È una teoria e una politica controrivoluzionaria perché predica al proletariato l’alleanza strategica con la borghesia monopolista e le potenze imperialiste in ascesa, di conseguenza la rinuncia alla rivoluzione. È ugualmente una teoria pro-imperialista poiché giustifica e appoggia la politica neocolonialista e di sfruttamento delle potenze imperialiste rivali degli USA e chiama i popoli dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina, dell’Europa a non opporsi a questa politica, con il pretesto di creare una ”atmosfera più respirabile”.

L’imperialismo statunitense è un imperialismo feroce, aggressivo, guerrafondaio, che si basa sulla forza del dollaro e delle armi per mantenere la sua posizione egemone e affondare i suoi artigli in tutte le regioni e i continenti.

Questo non significa per nulla che gli altri nemici della classe operaia e dei popoli del mondo, l’imperialismo cinese, russo, giapponese, tedesco, etc., siano amanti della pace e anti-militaristi, come pretendono i fautori del multipolarismo. Simili tesi sono molto pericolose per le sorti della rivoluzione, creano abbagli sulla natura non aggressiva, non egemonica ed espansionistica delle potenze imperialiste.

Compito strategico del proletariato e della rivoluzione proletaria è quello di rovesciare e abbattere l’imperialismo, non solo un paese imperialista. Per il proletariato e per ogni comunista che abbia assimilato fino in fondo il leninismo, il nemico mortale, sul piano strategico, è l’imperialismo mondiale.

La pratica ha dimostrato che le tutte le potenze imperialiste sono nemiche della rivoluzione e del socialismo, della libertà e dell’indipendenza dei popoli e delle nazioni, sono la maggior forza di difesa dei sistemi di sfruttamento, la minaccia reale che mira a trascinare l’umanità in una terza guerra mondiale.

Ignorare questa verità, sottovalutare il pericolo che rappresenta I’una o l’altra potenza e, quel che è ancora peggiore, fare appello a unirsi a una superpotenza contro l’altra, fare affidamento su un imperialismo per combatterne un altro, ha conseguenze disastrose e costituisce un grande pericolo per l’avvenire della rivoluzione proletaria e della libertà dei popoli.

La lotta che i partiti e le organizzazioni marxisti-leninisti conducono contro la guerra non è separata dalla lotta di classe per abbattere il sistema che inevitabilmente la genera e dall’obiettivo di costruire il fronte generale del movimento rivoluzionario di tutti i paesi contro il fronte mondiale dell’imperialismo.

Di conseguenza, il motto «i nemici dei miei nemici sono i miei amici» non può applicarsi nei confronti delle potenze imperialiste e capitaliste che usano ogni mezzo per sabotare e affogare nel sangue la rivoluzione e il socialismo, così da far sopravvivere il barbaro sistema attuale.

La Cina, la Russia e le altre potenze imperialiste non lottano per la libertà dei lavoratori dei popoli, ma per estendere la loro dominazione e il loro sfruttamento sul proletariato, i popoli e le nazioni oppresse. Quando combattono contro il brigante nordamericano, erodendo i suoi mercati di sbocco, indebolendo le sue posizioni e sfere d’influenza, e rafforzando le proprie, lo fanno per allungare i propri artigli sui popoli. E non appena il popolo di un paese arriva a scrollarsi di dosso il giogo di una superpotenza, l’altra arriva subito a rimpiazzarla. L’Africa e il Medio Oriente ne sono l’evidente testimonianza.

Non si tratta dunque di essere “neutrali” o “equidistanti”, ma di essere coerentemente antimperialisti e di agire in quanto comunisti in piena indipendenza dalla borghesia.

Per concludere…

Le attuali teorie antileniniste del multipolarismo e del multilateralismo hanno per scopo di minare la rivoluzione, di estinguere la lotta contro l’imperialismo, di dividere il movimento marxista-leninista, di combattere i partiti che rimangono fedeli al marxismo-leninismo e alla causa della rivoluzione socialista.

I tentativi di analizzare le situazioni in un modo “nuovo”, diverso da quello di Lenin e di Stalin, di modificare la strategia rivoluzionaria alla quale si è sempre attenuto il movimento comunista, portano su una strada falsa, antimarxista, all’abbandono della lotta contro l’imperialismo e il revisionismo.

L’unica via che porta alla vittoria passa per la fedeltà al marxismo-leninismo, per la lotta contro tutte le deviazioni revisioniste e all’opportunismo, per la mobilitazione rivoluzionaria della classe operaia e dei popoli contro la borghesia e l’imperialismo.

In quanto comunisti (marxisti-leninisti) dobbiamo combattere apertamente il multipolarismo e tutte le mistificazioni ideologiche borghesi e revisioniste che nascondono o travisano la realtà odierna, che abbelliscono l’imperialismo e la sua barbarie, senza lasciar loro spazi.

Il mondo capitalista-imperialista odierno è obiettivamente sempre più frammentato, diviso, conflittuale. Il fatto che vi siano paesi emergenti e altri declinanti, data l’ineguaglianza di sviluppo economico e politico, non significa che il mondo sia più sicuro.

L’ineguaglianza di sviluppo fra paesi capitalisti e imperialisti porta ad accentuare gli squilibri all’interno del sistema vigente. Vi sono paesi che cercano di cambiare la situazione e ridistribuire a proprio vantaggio i mercati, le fonti di materie prime, le rotte di trasporto, le “sfere di influenza”. Per farlo devono necessariamente riarmare e impiegare la forza armata, anche se oggi l’uso principale della forza viene ancora dagli Stati Uniti, che cercano di mantenere ciò che hanno. Di conseguenza, si creano campi ostili e scoppiano le guerre per una nuova ripartizione del mondo.

I discorsi sul multipolarismo sono solo un paravento dietro il quale le grandi potenze nascondono i preparativi di nuove guerre, ingannando i popoli.

Nelle metropoli del capitalismo, il processo della rivoluzione proletaria mondiale s’incarna oggi nella ripresa della lotta di classe del proletariato e degli altri strati di lavoratori sfruttati contro lo sfruttamento e l’oppressione capitalistica, contro i tentativi della borghesia di far ricadere sulle spalle dei lavoratori il peso della crisi generale del sistema capitalista mondiale, contro le conseguenze delle guerre imperialiste, contro l’avanzata della reazione e del fascismo in questa o quella forma.

Grazie alla propaganda comunista, le masse popolari, con alla testa il proletariato, diventano coscienti che la rottura con il sistema capitalista-imperialista è l’unica via d’uscita rivoluzionaria che permetta di sfuggire alle crisi e alle altre piaghe del capitalismo, allo sfruttamento borghese, alla violenza fascista e alle guerre imperialiste.

Le condizioni oggettive sono sempre più favorevoli alla rivoluzione nei paesi imperialisti e capitalisti sviluppati; qui la rivoluzione proletaria è un problema posto, che va risolto.

I partiti e le organizzazioni marxisti-leninisti, che sollevano la bandiera della rivoluzione tradita e abbandonata dai revisionisti, si sono posti il compito di preparare il proletariato e i suoi alleati alle future lotte per il rovesciamento dell’ordine borghese e sono al lavoro per realizzarlo.

I revisionisti moderni, i fautori del multipolarismo e delle altre teorie borghesi e riformiste cercano di sabotare la rivoluzione e la sua preparazione, per mantenere lo status quo dell’ordine capitalista-imperialista.

La lotta politica e ideologica contro i fautori del multipolarismo e del multilateralismo è dunque un aspetto importante della lotta contro l’imperialismo, il revisionismo, l’opportunismo e la reazione, per spingere la classe operaia e i popoli a opporsi alla politica di guerra e a denunciare i blocchi militari (Nato, UE, Patto di Shanghai, Aukus, etc.), costruendo fronti antimperialisti, per l’affermazione della necessità storica della rivoluzione socialista e dell’internazionalismo proletario.

E’ necessario lottare strenuamente per impedire che il movimento operaio e comunista si schieri sotto le bandiere di questa o quella potenza imperialista, diventando dipendente da essa e succube dei suoi interessi strategici.

Oggi come ieri non si può combattere l’imperialismo, non si può costruire l’unità rivoluzionaria del movimento comunista e operaio, non si può essere internazionalisti senza combattere le tesi revisioniste e opportuniste, senza rompere apertamente e nettamente con queste correnti e le loro organizzazioni. Tale doverosa separazione, favorita dall’acutizzarsi delle principali contraddizioni della nostra epoca, è storicamente inevitabile e necessaria per sviluppare la lotta rivoluzionaria del proletariato.

La difesa e lo sviluppo del marxismo-leninismo, lo smascheramento e la lotta senza quartiere a ogni forma di revisionismo e opportunismo in seno al movimento operaio e comunista, il rilancio della pratica vivente dell’internazionalismo proletario, sono aspetti essenziali della lotta per far avanzare la cooperazione e l’integrazione dei partiti rivoluzionari del proletariato nella prospettiva di una nuova Internazionale comunista.

Marzo 2024

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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