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ITALIAni BRUCIAno

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(21 Agosto 2012) Enzo Apicella

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APPUNTAMENTI
(Capitale e lavoro)

SOLIDARIETA' INCONDIZIONATA ai lavoratori e alle lavoratrici della Dow Chemical di Porto Marghera!

(25 Ottobre 2006)

A fine agosto la multinazionale Dow Chemical ha deciso di non riavviare la produzione a Porto Marghera.

Dopo soli 5 anni dall'acquisto della divisione Poliuretani da Eni-Enichem, la multinazionale Dow Chemical se ne va, dopo aver sfruttato impianti e lavoratori e senza aver dato nulla in cambio, senza aver rinnovato gli impianti, senza aver bonificato i terreni e mettendo in pericolo 2000 posti di lavoro del Petrolchimico, tra dipendenti diretti e dipendenti delle imprese d’appalto e indotto . I lavoratori vengono informati a cose fatte e apprendono la notizia dai giornali!

UNA MULTINAZIONALE DI RAZZIATORI

Un comportamento prevedibile, visti i precedenti. Tra il 1962 e il 1971 la Dow Chemical si arrichi' producendo il famigerato "agente orange", un'arma chimica basata sulla diossina, usata dagli USA in Vietnam e i cui effetti persistono tutt'oggi causando la nascita di decine di migliaia di bambini malformati. Nel 1999 la Dow Chemical Company acquisi' la Union Carbide, diventando cosi' il secondo polo chimico del mondo, ma rifiutandosi sistematicamente di farsi carico dei debiti della Union Carbide, tra cui gli indennizzi dovuti per il disastro di Bhopal, in India (8000 morti e mezzo milione di intossicati).

LE RESPONSABILITA' DI ENI

Quando nel 2001 ENI ha fatto spezzatino dei propri impianti chimici (e dei propri dipendenti) vendendo le proprie quote di produzione al miglior offerente e cedendo la divisione Poliuretani di Porto Marghera alla Dow Chemical l'esito disastroso che avrebbe avuto questa operazione di privatizzazione era del tutto prevedibile. Infatti nello stesso anno a Ravenna la vendita degli impianti ENI alla Dow e' stata impedita da mobilitazioni popolari.

IL RISCHIO CHIMICO E LE RESPONSABILITA' POLITICHE

La chimica, come qualsiasi produzione, non e' priva di rischi che possono comunque essere controllati adottando le misure necessarie. Il rischio e' enorme, invece, se la produzione e' in mano a banditi e razziatori che hanno come unico scopo quello di arricchirsi e che vedono le misure di scurezza come spese inutili e improduttive.

Il rischio vero non e' la chimica, sono le multinazionali come Eni e Dow Chemical!

Chi ha voluto il referendum sulla chimica a Venezia, chiedendo la chiusura del petrolchimico di Marghera nei fatti invece ha solo incentivato il suo trasferimento altrove, probabilmente in un paese del sud del mondo, facendo cosi' un piacere a Dow Chemical che potra' produrre senza "inutili spese" per la sicurezza.

Perche' il problema vero sta nel fatto che quanto si produce oggi a Marghera serve un po' per tutto: per costruire le auto, per gli stendini e le bacinelle, per la benzina verde! Volere la benzina verde ma non volere la produzione di benzolo in casa propria e solo demagogia ipocrita!

LA CRISI LA PAGHINO I PADRONI!

Il problema delle produzioni chimiche necessarie a questa societa' non deve ricadere sui lavoratori. Ne' su quelli di Porto Marghera ne' su quelli del sud del mondo. La "crisi della chimica", sia essa economica, ambientale o politica la devono pagare i padroni, non gli operai!

Il movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori esprime la propria piena solidarieta' e offre il proprio sostegno alla lotta dei lavoratori della Dow Chemical e chiede ai lavoratori e ai movimenti di schierarsi senza se e senza ma al loro fianco.

15/10/2006

Movimento costitutivo del Partito Comunista dei Lavoratori - Veneto

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