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(19 Marzo 2013) Enzo Apicella

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Contro la negazione dei diritti sindacali e della democrazia dei lavoratori nei luoghi di lavoro

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(19 Marzo 2007)

Appello a tutti i delegati, a tutti gli operai, a tutti i lavoratori,

Un clima pesante di criminalizzazione, sospetto, espliciti attacchi e accuse si è abbattuto sul movimento dei lavoratori. I vertici di CGIL, CISL e UIL hanno lanciato una nuova campagna di “epurazioni” interne mentre Stato (attraverso il potere normativo) e padroni restringono sempre più gli spazi di democrazia per i lavoratori “non allineati” dei sindacati confederali e per i delegati e le delegate del sindacalismo di base, togliendo arbitrariamente deleghe e non rispettando il diritto di assemblea nei luoghi di lavoro (indette grazie alla concessione discrezionale della controparte).

Tutto si aggrava perchè si tenta di mettere a tacere le voci discordanti, espressioni di posizioni e volontà degli operai di base, legittimamente eletti dai lavoratori mentre, in ultimo, con la recente “campagna antiterrorismo”, si prendono a pretesto le scelte scellerate di alcuni per cercare di far pagare tutti ed eliminare il dissenso verso le posizioni politiche e sindacali recenti.

Rifiutiamo questa logica che vuole pretestuosamente buttare nel calderone chi lotta apertamente per il collegamento tra lavoratori combattivi per la costruzione di una coscienza di classe, unico strumento valido, insieme alla lotta e al conflitto nei luoghi di lavoro, per giungere all’emancipazione della classe operaia e lavoratrice nel suo insieme.

E questa criminalizzazione nei confronti di lavoratori e delegati sindacali “fuori linea” assume connotati più sinistri proprio di fronte alla difficoltà attuale delle linee sindacali concertative di sostenere e giustificare agli occhi della propria base (I LAVORATORI) questa maggioranza di governo.

Sta di nuovo emergendo la crisi di rappresentanza politica e sindacale: se il Sindacato non fa il Sindacato, dettano le regole aziende e padroni. Non a caso siedono regolarmente al tavolo i nominati dalle sigle, non gli eletti dai lavoratori mentre si escludono i delegati del sindacalismo di base e si isolano i delegati confederali “non affidabili”.

Troppo spesso i rappresentanti nominati dalle sigle “dimenticano” il loro ruolo reale e ricoprono quello di controllori dei lavoratori all’interno delle organizzazioni aziendali portando avanti i propri interessi personali anziché contrattare per la generalità dei lavoratori.

Il momento storico è di piena subalternità culturale e politica alle filosofie aziendalistiche e funzionarie dei padroni e dei burocrati sindacali. Tutti i giorni, i dirigenti aziendali e sindacali sottolineano l’interesse delle imprese cercando di convincerci che sia anche il nostro, perché l’azienda ci “concede” un salario per arrancare fino alla fine del mese.

Così accade che nell’industria si flessibilizzano salari e orari, si aumentano i ritmi e si diffondono i “licenziamenti mascherati” delle delocalizzazioni e cessioni ramo d’azienda. Nel terziario si diffonde la precarietà, l’arbitrio assoluto della grande distribuzione ed i salari da fame. Nella pubblica amministrazione si diffondono le esternalizzazioni che favoriscono le privatizzazioni striscianti dei servizi e introducono la precarizzazione a “spese del contribuente”. E così via in tutti i settori di lavoro.

Nel frattempo i salari non riescono a recuperare neanche la minima parte del potere d’acquisto eroso dal carovita, specialmente con i continui rinnovi a perdere dei vari CCNL. Ai lavoratori pubblici, ad esempio, si ventilano i vincoli di bilancio per non dare aumenti salariali mentre i sindacati confederali stanno concertando di elargire pochi spiccioli ad alcuni dando parecchio a sé stessi. Questo istituto (le posizioni organizzative), nato 7 anni fa con l’intenzione di creare nel pubblico impiego l’area Quadri, ha formato il ruolo di ulteriori “capi” o “kapò”, figure-cuscinetto aggiunte sotto i dirigenti con il ruolo di servire i dirigenti e spremere i lavoratori al loro posto. Aziende pubbliche e burocrazie sindacali concedono ai funzionari di azienda o sindacali di sedersi al tavolo per trattare a nome di tutti lavoratori. La pratica di queste “aristocrazie operaie” (quadri aziendali) ha chiuso gli ultimi contratti integrativi assegnando nel pubblico impiego a sé stesse (i quadri sono circa il 10% del personale) in alcuni Comuni e Province anche l’80% delle risorse economiche destinate a tutti.

Ma proprio questo clima di concertazione, e di repressione degli interessi operai e dei lavoratori, fa nascere la volontà e la necessità dei lavoratori di organizzarsi autonomamente per difendersi in prima persona dato che i bisogni dei rappresentati sono sempre più lontani dai loro rappresentanti.

E’ difficile ormai giustificare persino la semplice presenza nel Governo della parola “sinistra” di fronte all’ultima Finanziaria, all’accelerazione dello scippo del TFR, al Memorandum segreto tra Governo e Sindacati confederali per l’ennesima contro-riforma delle Pensioni, all’immobilismo compiacente di fronte alla precarizzazione dilagante dei rapporti di lavoro (né Legge 30, né Pacchetto Treu, né le norme su esternalizzazioni e cessioni ramo d’azienda sembrano essere messe in discussione), agli attacchi sempre più pesanti ai salari dei lavoratori. Per non parlare del rifinanziamento delle missioni militari all’estero e della concessione della nuova base di Vicenza agli USA…

Infatti, su molti temi del programma del Governo “non ci sarà più discussione” e, tra questi, spicca ora ufficialmente anche il tema della “riforma” delle Pensioni. Il 6 marzo è stato siglato un ultimo atto dell’ennesimo furto della liquidazione dei lavoratori, l’istituzione della previdenza integrativa per i dipendenti delle Regioni e Sanità.

La logica del profitto delle aziende e delle associazioni padronali continua a dettare le regole. Nessun “cambio di rotta” o “segnale di discontinuità” su questo.

Così è deciso. Hanno pagato e pagheranno sempre i lavoratori e le lavoratrici i costi di questa giostra!

Di fronte a questo strumentale tentativo di criminalizzazione dei delegati eletti legittimamente dai lavoratori, dalla Fiat Mirafiori ai vari comparti del pubblico impiego, dalla Marcegaglia a Vodafone, l’unica risposta è lottare e pensare con la nostra testa, senza sottostare a diktat e minacce, rendendo visibile la nostra opposizione:

-alle ristrutturazioni padronali
-alle politiche dei sacrifici indipendentemente dal colore del governo che ce le impone.

Per questi motivi saremo ancora nei prossimi mesi in prima fila nelle assemblee, negli scioperi e nelle piazze a gridare il nostro rifiuto:

-allo scippo del TFR
-alla controriforma delle Pensioni
-alla precarietà del lavoro
-ai contratti-bidone firmati sulle spalle dei lavoratori


Solo rimettendo al centro questa volontà di lotta, senza delegare a nessuno la difesa dei nostri interessi, possiamo cambiare “segno” alla crisi, ricominciare ad invertire i rapporti di forza coi padroni e coi loro governi e contrastare qualsiasi tentazione avventurista all’interno del movimento operaio.

SOLO LA LOTTA PAGA

UNITI SI VINCE


Elena Cinzia Bega - Rsu Fiom-Cgil Siemens Bicocca (Mi); Massimiliano Murgo - Rsu Fiom-Cgil Marcegaglia Building, Sesto San Giovanni (Mi); Fabio Zerbini - Rsa Cub Genia, San Giuliano Milanese (Mi); Gioacchino Bendicò - Rsa Flmu-Cub MRG, Gozzano (No); Vincenzo Caliendo - Cobas Carrozzerie Fiat Mirafiori (To); Roberto Bretto - Fiom-Cgil FIAT Mirafiori (To); Raffaele Argenta - Fiom-Cgil FIAT Mirafiori (To); Roberto Santona - Fiom-Cgil FIAT Mirafiori (To); Giusy Alì - Provincia di Torino (To); Riccardo De Angelis - Rsu Flmu-Cub Telecom (Roma); Andrea Fioretti - Flmu-Cub Gruppo Sirti (Roma); Francesco Fumarola - Flmu-Cub Atesia (Roma); Giuliano Micheli - Cub Trasporti Alitalia (Roma); Federico Giusti - RSU Cobas Comune di Pisa (Pi); Luigi Izzo - Cantieri Navali Megaride, (Na); Dario Calzavara - Fiom-Cgil Alenia Breda, Pomigliano (Na); Peppe Iannaccone - Fiom-Cgil Avio, Pomigliano (Na); Antonio Pelilli - RSU Fp-Cgil Comune di Pozzuoli (Na).

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