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No alla moratoria sull'aborto proposta dal giornalista Ferrara

La legge 194 NON si tocca!

(2 Gennaio 2008)

Un' idea di patriarcato spicciolo, "da bar", è il modo più semplice cha ha la stesa simbologia patriarcale e maschilista di fare presa e di riprodursi come luogo comune: chiacchiera non ragionata, stereotipo senza argomentazione e logicità. Tutto ciò si trova nell’ultima idea del giornalista Giuliano Ferrara: chidere adesioni per una grande moratoria sull’aborto. Oltre all' intento di aprire nuovamente un discorso stantio, inoltre, c’è la malafede di coloro che fanno di ogni discorso un’arma contro l’avversario politico. Con lo stravolgimento politico che vede il neo Partito Democratico assai debole su temi come la bioetica e i diritti civili (e non solo... ) e al cospetto del successo internazionale ottenuto dal governo col voto all’ONU sulla moratoria per la pena di morte, Ferrara strumentalizza il tema dell’aborto per aumentare i malumori in senso allo stesso governo, sperando cedano i fragili nervi sui temi di "coscienza".

Dalla manifestazione di novembre, all'interessante dibattito in atto oggi in Italia nelle associazioni e nel rinato movimento organizzato, emerge come le donne siano stufe che corpi e vite vengano invasi da discorsi opportunistici dal volgare sapore oscurantista. Giuliano Ferrara e bigotti vecchi e nuovi, rivolgano la loro crociata altrove ed abbiano almeno il buon gusto di non usare la questione della libera scelta della maternità come argomento di scontro su cui imbastire avvilenti battaglie per il potere politico.

L' 'Italia ha una legge precisa, di buona fattura, ancora attualissima che ha permesso risultati positivi e che dovrebbe vedere maggiori riscontri in tema di prevenzione, tutela della salute delle donne e garanzia di servizi pubblici. La "194" avrebbe sì bisogno di essere modificata, ma laddove ha previsto limitazioni, introducendo il diritto all’obiezione di coscienza che tante storture ha portato all'impianto legislativo, non certo solo da un punto di vista ipocritamente etico, bensì meramente pratico, a danno della pubblicità del servizio socio - sanitario.

Non c’è nesso logico tra la questioni della pena di morte e l'aborto: la decisione che per legge uno Stato prende per togliere la vita a qualcuno che è nato e vanta diritti anche se ha commesso delitti gravissimi e la decisione di una donna di far nascere, amare e crescere un figlio o di non poterlo fare per motivi che riguardano le sue singole e personalissime decisioni di vita e di coscienza, sono argomenti completamente diversi fra loro.

Il paradosso della Legge 40/2004 con cui lo Stato ha preso una chiara posizione ideologica, obbligando di fatto le donne ad accettare le decisioni altrui in tema di fecondazione assistita, non potendo scegliere liberamente di avere dei figli nemmeno in caso di problemi di sterilità, censurata dalla magistratura proprio per la stortura che essa comporta, dovrebbe indurre ad un maggior coraggio lo stesso governo di centro sinistra affinchè la norma sia cambiata, sempre come previsto dall'anncora inevaso programma elettorale....

Anche l' argomento che vorrebbe le donne vittime di una selezione delle nascite in paesi considerati meno civili rispetto a quelli europei (?) non regge: questa tragica piaga non si vince con un’ipotetica imposizione statale alla nascita ma con il miglioramento delle condizioni di vita ed economiche e con diritti politici effettivi alle donne.

Solo così e con una cultura dell’autodeterminazione, le donne di questi e di tutti i paesi, saranno libere di scegliere quanti figli avere. Se non saranno costrette a mandare le loro bambine a prostituirsi o non dovranno venderle come spose bambine, allora la nascita delle loro figlie sarà una gioia e non un dolore mortale.

Perchè Giuliano Ferrara non ha invocato gli universalissimi principi della vita e della difesa degli innocenti quando il suo governo, vassallo di quello USA, ha avallato quella silenziosissima strage di innocenti che è la guerra, ancora oggi in corso, in Afghanistan e in Iraq? Come mai il realismo politico rimane tale per la guerra – ultima e preziosissima ratio di una politica violenta di cui solo maschilismo e prevaricazione ne colgono l’essenza – e poi si traforma in melenso idealismo quando da difendere ci sono dei feti e si parla del corpo femminile?

Quanti cinici realisti, a destra come nel PD, quando si tratta delle bombe in Iraq, dell' Afghanistan, del martirio della Palestina, diventano idealisti e mistici quando si tratta del corpo delle donne!

La politica non può essere un eterno talk show dove tutto può accadere come in una farsa: le donne, i giovani, insieme ai lavoratori devono riprendere il filo rosso dell'impegno per realizzare una società migliore dove i diritti siano effettivi e non ostaggio di atteggiamenti retrivi quanto strumentali.

Monica Perugini
comitato regionale Pdci Lombardia

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