">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Primavera

Primavera

(8 Febbraio 2011) Enzo Apicella
4 bambini Rom muoiono nell'incendio della loro roulotte causato forse da una stufetta

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(La tolleranza zero)

I benpensanti

(3 Giugno 2008)

Una buona parte della popolazione non segue la politica, pensa di esserne fuori, ed è la più influenzabile, perché non ha sviluppato nessun “anticorpo” che la protegga dagli inganni della borghesia. Non si tratta necessariamente di gente che abita in località sperdute o di semianalfabeti, ci possono essere anche persone molto istruite. Troppo spesso ci rivolgiamo esclusivamente ai lavoratori più avanzati, agli studenti più combattivi, agli intellettuali più aperti, e trascuriamo i settori più arretrati, mentre sarebbe necessaria una propaganda specifica nei loro confronti. Col loro aiuto, spesso incosciente, la borghesia ci sconfigge. E’ questione vitale fare leva sulle loro contraddizioni, per renderli meno permeabili agli inganni borghesi. Si può fare partendo dalle paure che li dominano e cercando di chiarire cosa c’è sotto. Per demolire un pregiudizio, occorre analizzarne gli argomenti, senza lasciarsi scoraggiare dalla loro insulsaggine.

Tra gli “apolitici”, c’è chi riconosce con modestia i propri limiti, ma c’è anche chi, presumendo d’avere alcune regole morali ferree, che in realtà si rivelano un misto di moralismo e pregiudizi, crede di poter giudicare lo stesso i problemi fondamentali della società. Si tratta dei benpensanti, ed è difficile farli riflettere. La maggior parte di loro appartiene ai cosiddetti ceti medi, ma ci sono anche operai arretrati tra loro.

La borghesia li mobilita, facendo leva sulle loro preoccupazioni: per la microcriminalità, per la concorrenza sul lavoro degli immigrati, per l’indignazione causata dalle tasse o dagli sprechi di denaro della pubblica amministrazione. Chi non segue le vicende nazionali e internazionali, si angoscia più per uno scippo, subito personalmente o da un conoscente, che per un grave evento internazionale o una legge repressiva. E’ una mentalità localistica difficile da sradicare. Il bisogno di tranquillità, che sarebbe sbagliato sottovalutare, li porta a chiedere a questa società, che si basa sul disordine programmato (detto più comunemente “libero mercato”), un intervento che, nella maggior parte dei casi, peggiora la situazione. Questi temi sono oggetto della propaganda più sfacciata e insidiosa, e sono un fattore della svolta a destra del nostro e di altri paesi.

Il benpensante pensa che le ronde contribuiscano al miglioramento dell’ordine pubblico, che servano “a tenere a bada gli immigrati pericolosi” e non si rende conto che saranno formate da individui pieni di pregiudizi, raccolti tra leghisti, fascisti, ultras e coloro che amano giocare allo sceriffo, gente nel complesso inesperta, dilettanti allo sbaraglio. Gli extracomunitari clandestini non l’hanno scritto in faccia, perciò le ronde fermeranno chiunque, per qualche motivo, non piaccia loro, forse proprio il figlio o il nipote del benpensante, o lui in persona, se torna tardi la sera. Sperimenterà il piacere di essere bloccato da una squadra di volontari con una fascia al braccio, indifferenti ai diritti di chi si trova sotto la loro “protezione”, vedrà applicare ai propri figli o a se stesso quel grossolano trattamento che voleva riservare ai clandestini.

Il benpensante loda le forze dell’ordine, ma – che contraddizione! - chiedendo le ronde, esprime sfiducia totale nei carabinieri, nella polizia, nella guardia di finanza. E’ come dire: “Non siete capaci di fare il vostro mestiere. Abbiamo più fiducia in squadre di dilettanti che in voi”.

Tra l’altro, le forze dell’ordine in Italia sono una pletora, c’è un poliziotto, o carabiniere, ecc, ogni 100 persone, in Germania 1 ogni 400. Queste ronde chiederanno attrezzature, paghe o almeno rimborsi spesa, il che costituirà un ulteriore aggravio di tasse. Poi, se costituire queste squadre è facile, scioglierle se se ne ravvisasse l’inutilità sarebbe assai difficile. Attenzione, quindi, a non invocare nuovi “protettori”.

Chi rappresenta il pericolo? I Rom? O le varie mafie, che ormai hanno un giro d’affari ben superiore a quello della FIAT, e che drenano immense quantità di denaro estorte alla popolazione di intere regioni, e le impiegano “legalmente” in attività industriali e commerciali, servendosi di uomini di paglia? Queste mafie sono funzionali al sistema. I libri di storia dicono che Giolitti governava con l’aiuto della mafia, e che Salvemini lo chiamò “Ministro della malavita”, ma non dicono che ciò che accadeva allora era un gioco da ragazzi rispetto alla situazione attuale. Ma il benpensante scende in piazza per cacciare i rom, non contro la criminalità organizzata.

Chi sono i grandi ladri? Gli extracomunitari clandestini? O coloro che, complici le banche, hanno spacciato bond argentini, azioni Parmalat o Cirio, presentandoli, anche al pensionato che voleva mettere al sicuro la liquidazione dall’inflazione, come un investimento sicuro?

Chi vuota ogni mese il nostro portafoglio? I rumeni? O le assicurazioni, le banche con i mutui, le compagnie telefoniche, i governi con le tasse? Tolgono l’ICI? Metteranno più imposte indirette, che provocano inflazione e divorano i presunti benefici. I soldi che ci prendono vanno alle imprese, sotto forma di rottamazioni, commesse militari, grandi opere (il ponte sullo stretto in zona sismica! Mentre le ferrovie siciliane, e non solo quelle, vanno a catafascio).

Chi mette in pericolo il lavoro? Gli immigrati, che, se clandestini, devono lavorare in nero, e sono ricattati in una maniera indegna da padroni e padroncini? Questi ultimi, e non i lavoratori clandestini, dovrebbero essere messi in galera, non solo per violazione delle norme sul lavoro, ma anche per ricatto. Il lavoro viene messo in pericolo da chi crea il precariato, da chi per risparmiare sui salari, sposta le industrie in Cina o in Romania, o chiude l’attività industriale per gettare i capitali nella finanza, da chi riduce la manodopera imponendo o favorendo lo straordinario (e dai governi che lo detassano). L’attenzione dei benpensanti è tutta impegnata nella caccia ai rom, ai clandestini, e dimenticano tutta una serie di problemi: rincari, sfratti, licenziamenti, lavoro nero, omicidi bianche, il quotidiano stillicidio dei morti sulle strade, il caos delle ferrovie, dell’Alitalia, la crisi della scuola, i mutui, le truffe telefoniche, la malasanità, la spazzatura, la distruzione dell’ambiente, i salari da fame, l’aumento della povertà e delle differenze sociali...

E questi signori, invece di occuparsi della terra che sta sprofondando sotto i loro piedi, del loro portafoglio che si svuota in tempo reale, s’impegnano in un’assurda caccia alle streghe? Chiedono l’ordine, e aprono sempre più la via al disordine, lasciandosi trascinare verso false soluzioni. E’ proprio vero che la capacità umana di autoingannarsi non ha limiti!

La borghesia conosce fin troppo bene questi problemi, e sa che gran parte della popolazione non ha bisogno di essere governata con la forza, perché si forgia da sola le proprie catene. Cavour, che di trucchi se ne intendeva, diceva che lo stato d’assedio è il metodo di governo degli imbecilli.

Se la borghesia ottiene la fiducia su questioni come la sicurezza (apparente), la paura dello straniero, la riduzione delle imposte dirette (tanto aumentano le indirette!, ecc. ha le mani libere su tutto il resto, a meno che non si verifichi un grave fatto internazionale (un disastro per le truppe italiane in Afghanistan), o un disastro interno (per es, il fallimento definitivo nella questione della spazzatura). In questi casi il governo Berlusconi-Bossi potrà cadere, altrimenti, con l’opposizione che si ritrova, può dormire sonni tranquilli.

La propaganda può fare poco, da sola, in periodi come questo, ma ciò non deve farci interrompere l’opera di demistificazione, che può sembrare una lotta contro i mulini a vento, e certamente non darà frutti a breve termine, ma resta una condizione indispensabile, nei tempi medi, per una ripresa delle lotte, che vadano ben al di là delle avanguardie.

1 giugno 2008

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «La tolleranza zero»

Ultime notizie dell'autore «Michele Basso (Savona)»

3949