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Parlamento dei lavoratori e costituente di sinistra

(7 Giugno 2008)

Nei giorni scorsi il Partito Comunista dei Lavoratori ha lanciato una idea di “Parlamento dei lavoratori” per fornire alla sinistra rimasta fuori da Camera e Senato un luogo di confronto, discussione, proposta: sede di un percorso di ricostruzione politica e (perché no?) elettorale. Nelle motivazioni della proposta è usato l'esempio del “Parlamento del Nord” messo su dalla Lega per recuperare, in momenti difficili per quel movimento, una realtà di coesione e di spinta organizzativa (viene usato anche un del tutto improprio paragone con l'Aventino antifascista: tanto più che il Pcd'I e Gramsci in particolare ne uscirono, per rientrare alla Camera e proprio Gramsci fu arrestato mentre si recava a Montecitorio, allorquando attraverso le “leggi fascistissime” del 1926 fu sospesa anche l'immunità parlamentare).

Appare dunque trasparente, da parte del Partito Comunista dei Lavoratori, svolgendo proprio il paragone con il “ Parlamento del Nord”, il tentativo di utilizzo di un eventuale “Parlamento dei Lavoratori” come strumento di crescita per il proprio partito.

Riprendo allora questa proposta con intenti affatto diversi, anzi, scusandomi con i proponenti per lo stravolgimento che eseguirò sulla base della loro elaborazione.

Il “Parlamento dei Lavoratori” potrebbe risultare utile, infatti, almeno a mio avviso, se rappresenterà un punto decisivo, dal punto di vista del confronto politico e del modello organizzativo, della fase di transizione che dovrebbe portarci alla formazione di un nuovo soggetto unitario della sinistra italiana.

Il “Parlamento dei Lavoratori” inteso, insomma, come momento di formazione di quella indispensabile “Costituente di Sinistra” che deve essere messa in piedi a tempi brevi.

Come procedere su questa strada ?

Mi rendo conto delle difficoltà: ma, per prima cosa è necessario che i partiti esistenti, tutti i partiti esistenti, compiano una completa cessione di sovranità nei confronti del costituendo Parlamento (in particolare Rifondazione Comunista, maggior responsabile del tracollo elettorale, deve sospendere questa assurda conta fra due opzioni di cui appare del tutto impalpabile la realtà politica, che dovrebbe sfociare in un altrettanto assurdo congresso di “scissione”), ma egualmente dovrebbero comportarsi Sinistra Democratica, Pdci, PCL, “Sinistra Critica” e quant'altro.

Il “Parlamento dei lavoratori” dovrebbe, quindi, funzionare da soggetto costituente, sulla base di una elezione su liste, a base regionale (senza recuperi “nazionali”:i dirigenti che vogliono candidarsi e si sentono a quel livello, scendano dal piedistallo e tornino indietro, sul territorio), formate da un numero di candidati in proporzione agli abitanti (l'obiettivo finale potrebbe essere una assemblea di 200 membri): liste contrapposte sulla base di una precisa identità programmatica, aperte a socialisti e comunisti delle diverse, tendenze, sensibilità, sfumature.

Potranno partecipare al voto quanti si impegneranno a partecipare, poi, alla costruzione del nuovo soggetto unitario che dovrebbe sorgere dal lavoro parlamentare che, se ci è consentito un paragone improprio, potrebbe assomigliare a quello dell'Assemblea Costituente : scrivere cioè, con un lasso di tempo ben determinato davanti (un anno?) principi e regole del nuovo soggetto.

Il meccanismo elettorale sarebbe regolato da comitati di garanti, sempre a livello regionale, eletti nel corso di assemblee preparatorie autoconvocate, la cui organizzazione potrebbe essere affidati a soggetti promotori raccolti attraverso un appello che proprio gli strumenti telematici a disposizione della sinistra (molto numerosi ed efficienti) si incaricherebbero di scrivere e far sottoscrivere. Una autoconvocazione per via “telematica” che garantirebbe democraticità e trasparenza .

Questa proposta incontrerà difficoltà sul suo cammino da parte di chi intende mantenere i propri privilegi, dal “partito degli assessori e dei funzionari, che propongono loro stessi, sempre e comunque” ma mi pare l'unica occasione proponibile per uscire da questa tragica “impasse” che il comportamento dei gruppi dirigenti collocati casualmente alla guida dei partiti attuali stanno rendendo ancora più distruttiva.

Savona, li 1 Giugno 2008

Franco Astengo

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