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Discorso antipatico su Mineo, Torino e l'eguaglianza dei diritti

(22 Giugno 2008)

Questo è un discorso “antipatico”, ma come molti discorsi “antipatici” è necessario. Perché è antipatico? Perché rischia di dare fiato ad un vecchio piagnisteo commiserativo o autocommiserativo di un meridionalismo fuori tempo. Ed anche perché uno degli argomenti più miserevoli è suggerire polemiche sulla contabilità dei morti.

Però sei operai morti sono sempre sei operai morti, sia che muoiano, poniamo, a Torino alla Thyssen Krupp, sia che muoiano, poniamo, nelle vasche di fango di Mineo in Sicilia.

Ed allora perché i sei morti di Torino hanno fatto aprire giustamente tg e titoli di prima pagina per settimane, se ne continua giustamente a parlare dopo sei mesi, anche per l'indecente atteggiamento della Thyssen, mentre i sei morti di Mineo sono scomparsi il terzo giorno dai tg e dagli altri media?

E non solo dai tg e dai grandi giornali ma anche dai giornali locali del sud, segno che il “rimorchio” di un'agenda definita altrove, funziona, è sempre più forte, rischia di diventare totalizzante.

I morti di Mineo - ma dov'è Mineo? chi la conosce se nemmeno ci si va in vacanza d'estate e non è Corleone o Casal di Principe dove almeno ci sono grandi famiglie criminali? – i morti di Mineo dunque sono scivolati a pagina cinque o otto, poi sono scomparsi, anche quando si doveva seguire un'inchiesta già stanca che racconta come forse siano annegati in una vasca di melma, e forse no. Forse c'è stata una scarica elettrica che non doveva esserci e forse no.

Insomma cose da far capire ce n'erano e ce ne sono, da raccontare, sollecitare su Mineo e sulle sei famiglie che non sono morte, sono là, in attesa. Su chi quegli operai li ha mandati e come li faceva lavorare, e poi morire.

Si parla di gabbie salariali per spiegare come lo stesso salario-stipendio possa bastare con i costi del sud e faccia morire di fame con i costi del nord – e una bella inchiesta per fare uscire dal vago queste petizioni di principio, quando la facciamo? – ma nessuno ci ha detto finora che anche morire al sud può essere diverso che morire al nord.

Insomma, esiste una universalità dei diritti o no? Parliamo tutti dell' Italia, secondo i costituenti e Napolitano, o secondo Bossi e Calderoli?

Eppure nel frattempo non sono mancate notizie dal sud. Facciamo qualche esempio dal Corriere e dalla Repubblica. Raccontano lo show organizzato a Salemi da Sgarbi perché vuol fare il sindaco colà; poi che da Messina in Calabria si arriverà forse a piedi “più o meno fra centomila anni” per il sollevamento delle sponde previsto dagli esperti, ed ancora paginate sulle elezioni provinciali in Sicilia; di quelle provincie che destra e sinistra si sbracciavano prima delle elezioni di aprile a dichiarare defunte, inutilmente costose, da abrogare al più presto.

Mineo non è dimenticata per giochi di potere o equilibri editoriali, non per i divieti ai giornalisti di pubblicare notizie scomode o tacere sulle intercettazioni, né per il potere dei direttori trasferito agli editori, come paventa Eugenio Scalfari. E' qualcosa di meno e qualcosa di peggio. Non riusciamo a seguirla perché non è “esemplare” e perché non ci sono emergenze.

Ed è così che trasferiamo inconsapevolmente le nostre facoltà di scelta in un altrove indeterminato, a disposizione di un potere lattiginoso ed ameboide di cui nessuno è in grado di (o sembra poter) disporre.

Dobbiamo dare spazio alle nuove emergenze: i soldati a guardia del lattaio all'angolo; quanti ne andranno a disposizione del ministro caio, quanti del ministro sempronio, che in base al numero di militi, si suppone, vedranno riconosciuto il proprio prestigio.

E' indifferente che i media tengano accesi i riflettori o li spengano sul caso Mineo? Non lo è se a soli pochi giorni le inchieste “prontamente aperte” sembrano brancolare e togliamo ai sei, alle loro famiglie, l'ultimo diritto, di sapere perché sono morti.

Non è indifferente sapere, anche se non vivono in una grande città o in una piccola ma patria di grandi famiglie mafiose. Anche se quegli operai – che non sono fantasmi - non dipendevano da una grande multinazionale del cinismo ma di qualche piccola azienda sconsiderata e non meno cinica.

Cosa è successo lo vogliono sapere anche i parenti dell'operaio a lungo precario e stabilizzato solo poco prima di (per?) morire. Che ci sono, piangono - ma ahi loro! - non fanno più notizia.

Salvatore Scaglione - Megachip - 17/6/08

Commenti (1)

la ragione

Hai ragione Compagno.
Credo sia una scelta precisa di chi non vuole sollevare ulteriore polverone proprio adesso che stanno avviandosi a metter mano al testo sulla sicurezza ed a varare con l'ausilio di cgil cisl uil la riforma del nuovo modello contrattuale.
Non di meridionalismo si puo' tacciare il tuo intervento ma di forte attenzione ai problemi veri del paese.

(25 Giugno 2008)

Enrico pellegrini

pllnrc70@virgilio.it

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