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(7 Agosto 2011) Enzo Apicella
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La bancarotta del capitalismo

La BCE alzando i tassi ha scelto la strada del massacro sociale dei lavoratori e di tutti i cittadini, questa scelta suicida conferma che il capitalismo si trova in una crisi senza vie d'uscita e dagli esiti imprevedibili.

(10 Luglio 2008)

Pochi giorni fa la Banca Centrale Europea ha alzato di un quarto di punto il tasso di sconto. Questo significa che la BCE ha optato per la stabilità dei cambi e per la lotta all’inflazione, quindi nessun aiuto alla crescita ed allo sviluppo economico. Questa decisione avviene dopo che i vertici della BCE si sono divisi sulla decisione da prendere, poiché l’aumento o la diminuzione dei tassi comporta rischi ed incognite attualmente imprevedibili. La grave crisi economica della UE avrebbe bisogno di investimenti e di risorse economiche che si possono ottenere solo abbassando i tassi, ma i banchieri della BCE hanno optato per la filosofia e l’ideologia ultraliberista del monetarismo puro, tenendo alti i tassi per contenere l’inflazione, considerata da loro il peggiore dei mali.
Ma questa scelta comporterà nei prossimi mesi una macelleria sociale senza precedenti, i lavoratori e i popoli dell’UE vedranno ridotti in maniera drastica e drammatica i loro livelli di vita.
D’ altronde questa scelta della BCE è una scelta al buio, poiché anche con queste misure drastiche l’inflazione continua ad aumentare e non c’è nessuna certezza che diminuirà in futuro.
La combinazione di recessione e inflazione prospetta un quadro da bancarotta del capitalismo.
Le speculazioni aleatorie della new economy degli ultimi anni stanno svanendo, la crisi energetica e la crisi alimentare combinate ai bassi livelli di vita esistenti negli strati popolari ci stanno avvicinando pericolosamente al collasso totale del sistema.
Il capitalismo si trova in una crisi drammatica e non ha soluzioni, è un sistema economico che si è inceppato e che può offrire come prospettiva futura solo fame, degrado ambientale, repressione, guerra. Ci troviamo di fronte alla crisi di un sistema economico, la crisi del sistema capitalistico. Questa crisi economica pone sotto accusa i fondamenti ideologici della società capitalistica, è in crisi il concetto della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio, il libero mercato come supremo regolatore dei bisogni, il profitto individuale come unica motivazione dell’agire umano. I lavoratori hanno la necessità storica di sottrarsi al domino totale ed incontrastato del capitalismo, è necessaria ed urgente la costruzione di organizzazioni politiche e sindacali di classe, il movimento per la costituente comunista è impegnato in questa prospettiva ineludibile, per sottrarre i lavoratori dalla catastrofe in cui sta precipitando il capitalismo.

Blog collettivoK.Marx Cardarelli http://unitcom.blogspot.com

Unità Comunista/Movimento per la costituente comunista

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Commenti (1)

Eh, le Banche!

Cari amici di Unità Comunista,
il nodo che il capitalismo sta attraversando non è, per il capitalismo, né il primo né l’ultimo e, da ogni crisi, si risolleva tranquillamente così come non lo è per il proletariato.
Quello cui un proletario ideologico deve far attenzione sono le dinamiche di queste crisi che non sono messe in atto né dalla sovrapproduzione, né dalla libera circolazione delle merci, ma sono di appartenenza proprio dalle dinamiche delle potenze finanziarie delle grandi banche. E qui siamo al punto cruciale: tutte le Grandi Banche (FED, BCE,ecc) hanno acquisito, fraudolentemente (da un punto di vista democratico), la facoltà di emettere carta moneta con sopra scritto il valore nominale
del tutto arbitrariamente e lo prestano agli Stati con l’aggiunta di una percentuale di interesse: cioè non gli basta farsi pagare le spese dello stampaggio ma pretendono, e quel che è peggio, ottengono il valore nominale + un interesse. Dunque il costo di una banconota da 5 euro pare si aggiri sui 30 cent. Ma così pure le banconote da 10, 20, 50, 100, ecc. hanno un costo simile. Alle zecche degli Stati sono riservate le coniazioni di monete che hanno un costo di produzione maggiore. Tutti pensiamo che Bankitalia sia la zecca dello Stato italiano invece è una banca privata a cui è data (non si sa come né perché, la Costituzione non ne parla) facoltà di emettere carta moneta con il guadagno stratosferico che viene da lei accumulato. Un guadagno cui, se venisse applicato dagli usurai andrebbero in galere vita natural durante: se il prezzo di stampaggio è di 30 cent di euro, un pezzo da 5 euro ha un guadagno del 1700%, un pezzo da 100 ben 33333%! In numeri semplici: su un costo di stampaggio di 30 cent. per un pezzo da 5 euro, la Banca ce lo presta al costo nominale di 5 euro, cioè come minimo la banca ci guadagna 4, 70 euro! Su un pezzo da 100 euro: 99,70! Questo è quanto paga lo Stato Italiano a cui si aggiunge quella percentuale di interesse che di volta in volta viene fissata e che provoca, questa sì, l’inflazione strisciante e non l’”edonismo operaio” diceria che trova sostegno persino nel sindacato! Sfido che c’è un debito pubblico che non potrà mai essere estinto! Tutto questo serve per comprimere il proletariato nell'angolo del precariato: non ci sono soldi! ci vengono a dire, ed è vero: sono tutti nei caveau delle banche centrali, che possono impiegarli per obbiettivi a noi sconosciuti ma di cui paghiamo sempre le conseguenze. Che fare?. Secondo me occorrerebbe che i nostri politici impostassero una campagna per trasportare allo Stato, alla Zecca dello Stato, tutta l’emissione monetaria (monete e cartamonete), dopo pochi anni il debito statale non ci sarebbe più.
Ma attenzione: negli USA, Kennedy nel giugno 1963 cercò di farlo con un decreto (11110) ma a novembre venne assassinato…

(31 Luglio 2008)

Rolando Marchioni

rolando1934@alice.it

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