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(17 Novembre 2010) Enzo Apicella
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(Di lavoro si muore)

A Mantova si continua a morire di lavoro, e nel modo più infame.

(14 Luglio 2008)

L'operario agricolo indiano di 44 anni, trovato morto a metà giugno in un fossato di Salina di Viadana (MN), non aveva avuto un infarto, come avevamo letto sui giornali locali. E' morto di lavoro, di fatica, mentre lavorava nei campi di Viadana, in nero, come irregolare. Come lui tanti altri, a spaccarsi la schiena anche per 17 ore al giorno, senza permesso, senza identità, senza casa, per i pochi spiccioli necessari per sopravvivere. L'hanno buttato nel fosso, nemmeno fosse stata una scarpa vecchia che non serviva più, perchè stava male. Nessuno ha chiamato soccorsi, un medico. Ha agonizzato per oltre due ore e poi è morto. Un altro avrà preso il suo posto nei campi. Ora l'imprenditore che lo aveva "assunto" in nero per il tramite di una cooperativa, è stato denunciato e multato ma questa vicenda ci racconta molto della nostra ricca e "tollerante" Mantova. Di come si è trasformata la nostra terra, un tempo sede di cooperative ispirate ai valori della mutualità e della solidarietà fra operai, manovali, braccianti. Di come sta peggiorando sempre più, impaurita che gli stranieri rubino, portino via i soldi, la ricchezza; timorosa, tanto da non concedere, in comuni arricchiti anche grazie al lavoro ed alle tasse pagate dagli stranieri, uno spazio per trovarsi, anche pregare, violando così l'elementare diritto ad associarsi e confrontarsi. La giunta a Viadana è del PD ma la politica che rincorre, coi suoi annosi tentennamenti, è quella diventata tradizionale, permeata dai valori propugnati in tutti questi anni dalla Lega e dai suoi pregiudizi egoistici. Al massimo l'idea di progresso arriva a capire le necessità degli imprenditori, "costretti" ad assumere in nero da una legge berlusconiana che il governo Prodi, col tandem Ferrero/Amato, mai ha abrogato. Oppure ad utilizzare il "problema immigratri" per ricavare un posticino, una delega che in tutti questi anni mai constatato (in una cittadina di 20.000 abitanti) della tragedia del caporalato e del lavoro nero sfruttato dalle moderne "cooperative" che caratterizza tutto il viadanese e che oggi si è consolidata.

I nuovi padroni: molti da ex operai si sono fatti piccoli e medi imprenditori, moderni cooperatori che si aggiudicano a prezzi convenienti (per i padroni veri) appalti e subappalti per lavori da girone dantesco, nelle fabbriche e nelle campagne della zona: a loro interessata unicamente che i "marocchi" lavorino per poco, per il meno possibile, sempre sostituibili da altri male in arnese, che si accontentino di un minimo che non ha limite ma che poi, spariscano, si nascondano, non intralcino scuole, ospedali, negozi, strade. Un ritorno al passato, quando arrivavano senza famiglia e dormivano per terra, ma decisamente in meglio, perchè adesso resteranno clandestini in eterno, lavoreranno sempre in nero, semopre a meno, non si organizzeranno e gli affari cresceranno.

E tutto ciò ad un anno esatto dalla morte di un altro lavoratore immigrato, il giovane egiziano caduto dal 4° piano della nuova casa popolare dove lavorava, in un cantiere del Comune di Mantova. Era irregolare, in nero, con falsi documenti, assunto dai caporali che lucrano sulla pelle e sulle disgrazie. La legge, oggi, ,in pratica permette tutto ciò: la somministrazione di manodopera è la norma e trovare resposanbilità diventa un'impresa improba.

Si potrebbe (si doveva) fare molto: abolire la legge 30 sul precariato, abolire la legge Bossi - Fini sull'immigrazione, tornare al collocamento obbligatorio gestito solo dall'ente pubblico e non dalle agenzie interinali private, troppo spesso diretta derivazione dei sindacati, ripristinare i controlli preventivi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e le sanzioni, organizzare sindacalmente i lavoratori sulla base dell'appartenenza al luogo ed alla categoria di lavoro, non al contratto che sottoscrivono (i precari della NIDL ecc..) o della provenienza (i settori immigrati, i partronati... ), riorganizzare una classe operaia sfruttata, schiacciata, marginalizzata nel lavoro come nella società.

Ma se non è stato fatto col governo di "centro sinistra", fatto cadere da Mastella, (anzi chi rivendicava tale compito è stato relegato nell'angolo riseravto alle minoranze massimaliste, anche a sinistra!): chi lo farà adesso: Berlusconi? Veltroni? lDomanda e risposta sono retoriche.

Riprendere la lotta è dunque diventato indispensabile, senza compromessi, senza ammiccamenti a chi ha fatto altre scelte e di esse è convinto: ricostruire una classe frantumata, una coscienza smarrita ed un partito che le rappresenti, un partito per il lavoro e i diritti, di sinistra e comunista.

Monica Perugini capogruppo Pdci Provincia di Mantova - Pdci
Karim Abouelala responsabile immigrazione Pdci Mantova
Carlo Grassi assessore al lavoro Pdci - Provincia di Mantova

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