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(22 Luglio 2008)
“E' bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”
Paolo Borsellino, magistrato italiano vittima della mafia
Queste modeste righe vorrei indirizzarle al presidente democraticamente eletto dell’Ecuador, Rafael Vincente Correa Delgado, per prima cosa congratularmi per l’operazione, e poi perché possa spiegare anche al nostro caro presidente Giorgio Napolitano, anche lui democraticamente eletto, come si possa denunciare dei “rispettabili” banchieri truffatori, sequestrare le proprietà acquistate con denaro sporco per restituire i soldi ai poveri risparmiatori derubati.
Scusate l’ironia, ma noi, i nobili cittadini del primo mondo, quello che noi crediamo tanto rispettabile e superiore, non siamo mai stati capaci di tanto.
E c’è di più, Rafael Correa ha chiesto agli Stati Uniti l’estradizione dei due mafiosi, che guarda caso, sono scappati, indovinate dove…..ma sì, proprio a Miami!!!!
Bè, chiaramente sono andati a casa di sicuri amici, in una città dove la mafia la fa da padrona, dove anche il caro Noboa risiede (per restare in “campo ecuadoriano”) o dove possiamo trovare altre perle mafiose come Posada Carriles, reo confesso dello scoppio in pieno volo di un aereo cubano con 73 persone a bordo e mandante di innumerevoli attentati dinamitardi a L’Avana, dove tra le vittime ricordiamo il povero Fabio Di Celmo, turista italiano che ha avuto l’unica colpa di trovarsi nel luogo equivocato nel momento sbagliato.
Ah, scusi presidente Napolitano, non è che magari al nostro governo tocchi anche il dovere di processare il “caro” Posada Carriles? Chiedere anche noi l’estradizione di un mafioso? Fabio era italiano, un cittadino onesto che rispettava i suoi doveri e credo che lo stato avrebbe almeno dovuto rispettare i diritti della sua famiglia, di suo padre Giustino Di Celmo, che sta chiedendo giustizia ormai da troppo tempo, a settembre del 2008 saranno 11 anni.
E lo stesso mese di settembre saranno quasi 10 anni che stiamo anche aspettando giustizia per Cinque compagni cubani, letteralmente prigionieri politici dell’ingiustizia di Miami, lì dove la mafia detta legge e sentenze assurde.
Ritornando ai fatti, questo grande presidente Correa ha messo in pratica, cioè ha reso realtà quello che la giustizia del suo paese doveva fare da quasi dieci anni e nessuno aveva avuto il coraggio, o per dire meglio, non aveva avuto l’interesse di farlo.
Dalle parole della sua campagna elettorale Correa è passato ai fatti. Scusate se lo ripeto, è che io in Italia non ho praticamente quasi mai visto che le promesse più rischiose vengano poi messe in pratica, gli italiani sono abituati al “lieto fine”, tutto a tarallucci e vino!!!!!
In Ecuador, invece il governo ha fatto sul serio, ed alle prime ore del mattino di martedì 8 luglio 2008 ha disposto, su richiesta dell’Agenzia di Garanzia dei Depositi (AGD), il sequestro di ben 195 imprese facenti capo al gruppo Isaias, tra cui tre importanti canali televisivi nazionali: Gamavision, TC-Television e Cablenoticias. Il gruppo Isaias è la holding dei fratelli William e Roberto Isaias Dassum, rifugiatisi negli Stati Uniti nel 2000 in seguito al mandato di cattura emanato per il fallimento dell’ente finanziario Filanbanco di loro proprietà.
L’AGD è stata creata per recuperare il denaro che gli istituti bancari falliti hanno “sottratto” ai loro risparmiatori, e fino ad oggi ha avuto una vita molto difficile, praticamente era stata impossibilitata ad agire, imbavagliata dai governi di turno.
Addirittura, la prestigiosa economista che la dirigeva, Wilma Salgado era stata perseguitata e minacciata per la “troppa efficienza” ed il “troppo amore al lavoro”.
E chi invece non ha avuto la stesso amore per il lavoro è stato l’ex ministro dell’economia, Fausto Ortiz, che ha abbandonato la nomina non condividendo questa operazione o non avendo il coraggio di appoggiarla.
E qui un altro colpo di scena: la stessa Wilma Salgado ha visto riconosciuto il suo lavoro ed è stata nominata ministro dell’economia da Correa.
Continuo a non credere che tutto questo sia vero, sembra un film, o meglio a noi italiani sembra un film di fantascienza, sempre abituati a vedere vincere colui che detiene il potere del denaro.
Alla fine, per noi, è tutto normale, quando vince chi è più ricco, nel “florido” capitalismo neoliberale.
Ma scusate, vi sembrerebbe possibile, nell’Italia di oggi, che finalmente Berlusconi possa pagare per tutti le sue illegalità, per tutte le sue truffe, per i suoi abusi di potere?
Ma qualcuno si è preoccupato del fatto che Rete 4 è totalmente abusiva e che il suo vero padrone legale ha vinto dal 1999 tutte le cause giudiziali, anche a livello europeo?
Come possiamo pretendere giustizia da un Primo Ministro, che come dice Antonio Di Pietro, leader del partito Italia dei Valori, “è un vero abusivo delle istituzioni democratiche”?
E già, grazie alle sue reti televisive, abusive e non, Berlusconi si è creato un ambiente da golpe di stato, non ha avuto bisogno dell’esercito, ha creato un’immagine falsa e rassicurante, ha manipolato gli elettori imbavagliando i mezzi di comunicazione.
Adesso sta cambiando le leggi a suo favore per ottenere la completa immunità.
Tristemente, questo quadro fa ritornare ad apparire la mafia, quella piaga che noi italiani ci portiamo addosso da sempre, stiamo dando la peggiore immagine di noi, dal dopo guerra. E non è più neanche la mafia più o meno nascosta, che con le sue trame oscure, cercava di arrivare ovunque e soffocarti nel ricatto: o con me o morto.
Adesso, nella persona di Berlusconi, è arrogante e volgare, si sente invincibile e non cerca neanche di nascondersi: ha ragione, è arrivata al potere “democraticamente”.
Cioè, ha perfino vinto le elezioni.
E’ triste che tutto questo succeda ancora oggi, che dopo 16 anni dalle stragi che hanno visto come vittime due magistrati esemplari che lottavano contro la mafia, Falcone e Borsellino, il nostro caro presidente della Repubblica sia stato capace di affermare solamente questo ai famigliari delle vittime: “Rinnovare anno dopo anno il ricordo di Paolo Borsellino e della sua scorta costituisce il doveroso riconoscimento che il Paese tributa al dramma da voi vissuto e al coraggio con il quale avete saputo affrontarlo nei lunghi anni trascorsi. Il dolore e lo sgomento per la strage di via D'Amelio restano vivi nella memoria di tutti. La inaudita violenza con cui si colpì un magistrato esemplare, costantemente impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata suscitò nel Paese - già segnato dal barbaro attentato di Capaci - una condivisa stagione di lotta contro la brutale spirale mafiosa”.
Quale lotta, presidente? Quanti arresti fino ad ora? Non credo che ricordare sia abbastanza, abbiamo bisogno di FATTI CONCRETI.
Giuseppe Ayala, il pubblico ministero del processo antimafia contro questi omicidi, ha pubblicato da pochi giorni un libro dove afferma, facendoci gelare il sangue nelle vene: “Lo Stato aveva deciso di fermare se stesso proprio nel momento in cui stava registrando risultati esaltanti. E perché? Perché la mafia ce l’aveva dentro. Si faccia avanti chi è capace di dare una diversa risposta plausibile”.
Lo stesso Borsellino ha definito che cosa è la lotta contro la mafia: “La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale, che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Io credo che in questo momento a Quito il popolo può respirare un fresco profumo, può avere la fede che c’è la volontà che questo cambio di epoca tanto enunciato da Correa sia reale e concreto.
Ed in Italia, quanto bisognerà aspettare per avere un cambio radicale di epoca, per avere fiducia nei nostri politici, che possano effettivamente lavorare per il bene di tutti senza distinzione, e non solo per l’interesse di pochi?
Ida Garberi
(responsabile della pagina in italiano di Prensa Latina)
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