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Nel "giardino di casa" degli USA

Nel giardino di casa degli USA

(5 Ottobre 2010) Enzo Apicella
Elezioni presidenziali 2010. Il Brasile si sposta a sinistra.

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(29 Dicembre 2020)

Dal n. 96 di "Alternativa di Classe"

Alejandro Giammattei

Alejandro Giammattei

L'economia del Guatemala è fortemente condizionata dall'eredità coloniale e dall'influenza delle società multinazionali. Gli spagnoli utilizzarono il lavoro forzato degli indigeni per l'estrazione dell'oro e distribuirono la terra ai loro ufficiali, creando così un'aristocrazia basata sulla proprietà fondiaria. Agli indios fu proibita l'attività commerciale, destinata esclusivamente agli spagnoli. Le multinazionali continuano a cacciare gli indigeni, nonostante il coronavirus.
Il 13 Aprile 2020 le forze di sicurezza private, che lavorano per l'Industria Chiquibul, una società agroindustriale dedicata alla raccolta e all'estrazione dell'olio di palma, hanno tentato di sfrattare circa 200 famiglie di contadini indigeni della comunità Maya Q'eqchi dalle loro case, nella zona di Tierra Blanca, situata nel Dipartimento di Petèn.
Uomini, donne, bambini e anziani, sono stati tra le vittime di questo violento tentativo di sfratto illegale. Alle 7,30 del mattino, 45 membri di un comando di sicurezza privata sono comparsi nella comunità senza preavviso e senza un ordine del tribunale che autorizzasse lo sfratto.
Nonostante l'uso delle armi da fuoco per intimidire i membri della comunità e portarli fuori dalle loro case, in questa occasione la comunità è riuscita a difendersi e a resistere alle forze di sicurezza private. Un membro della comunità, Izàis Tiul Pop, è stato gravemente ferito durante il fallito tentativo di sfratto.
Otto membri della polizia civile nazionale (PNC) hanno assistito a ciò che è accaduto, e non hanno fatto nulla per impedirlo. Essi erano entrati nell'insediamento indigeno di Tierra Blanca autonomamente, per assicurarsi che i residenti si conformassero alle misure di sanità pubblica, che il governo del Guatemala ha imposto, per fronteggiare la pandemia da Covid-19. Se questo sfratto fosse stato portato a termine, 200 famiglie indigene sarebbero rimaste senza casa, e dunque senza un posto dove ripararsi dal virus.
Per diversi anni, le compagnie petrolifere e di olio di palma, che operano in Guatemala, si sono appropriate della terra delle comunità indigene, usando misure oscure, coercitive, e, talvolta, illegali.
Cinque anni fa, a seguito di indagini da parte delle Nazioni Unite, è venuta alla luce una serie di atti di corruzione, che legavano le autorità doganali del Paese a politici e narcotrafficanti, coinvolgendo direttamente l'allora presidente Otto Pèrez Molina, arrestato a Settembre del 2015, e il suo successore, Jimmy Morales, nonchè familiari e collaboratori dei due ex presidenti. Già allora iniziarono grandi proteste nel Paese di lavoratori e settori più deboli, non solo contro la corruzione politica, ma anche per migliorare le condizioni di lavoro e di vita.
In Guatemala il settore industriale partecipa per quasi un terzo alla formazione del PIL e impiega il 23,8% della forza lavoro. Accanto alle più tradizionali industrie, vale a dire quelle alimentari (zuccherifici, birrifici, impianti per la lavorazione del caffè, ecc.), tessili, le manifatture dei tabacchi, sono ormai ben rappresentati il settore cementizio, quello petrolchimico, l'industria chimica e farmaceutica e quella cartaria.
La pandemia da COVID-19 ha generato lì una grave crisi economica, che colpisce in modo particolare le persone che vivono del lavoro saltuario. A causa della pandemia, oggi le persone che hanno bisogno di aiuti alimentari di emegenza, sono 600mila in più che a inizio anno. La fame e la denutrizione, come effetti indiretti della pandemia, si fanno sentire soprattutto nella regione del Corridoio Secco, un'area già colpita da carestia stagionale.
Contro il Governo di Alejandro Giammatei, che si è insediato lo scorso Gennaio, le attuali proteste hanno anche il sostegno di organizzazioni sociali, come l'Associazione degli studenti universitari (AEU) del Guatemala. Le proteste stanno interessando la società guatelmalteca, in un modo senza precedenti. Il malcontento contro Giammatei e la classe politica guatemalteca viene da lontano, da decenni di ingiustizie e povertà crescenti, ed è stato trasformato in rabbia, prima dalla crisi economica scatenata dalla pandemia da Covid 19, e poi, recentemente, dal drammatico passaggio dei due uragani ETA e IOTA, che hanno seminato morte, distruzione e disperazione in tutto il Paese.
Ma la scintilla per questo nuovo “ESTALLIDO SOCIAL (esplosione sociale)” è stata l'approvazione della Legge di BILANCIO per il 2021, votata quasi di nascosto e senza essere discussa al Congresso. Una legge che colpisce in maniera pesante i lavoratori e i settori più deboli della popolazione, e che favorisce le èlite borghesi del Paese e garantisce i privilegi dei politici corrotti. Nelle misure decise dal governo sono da segnalare i drammatici tagli al welfare, tra cui quello della lotta alla malnutrizione (poi ritirato), e alla sanità.
Lo scoppio di questa nuova rivolta sembra solo l'inizio di una lotta, che ha il presidente Giammatei come simbolo da contestare, ma che ha chiaro il nemico da combattere: lo sfruttamento del proletariato e delle classi più deboli. Il capo del governo del Guatemala, Alejandro Giammatei, ha contato sull'appoggio del capitale privato, esprimendo convinzioni neoliberiste che non lo differenziano dal suo predecessore. Mentre il suo indice di popolarità era al 56% al momento dell'assunzione della presidenza, ora può contare solo su un 30% di appoggio, secondo quanto riportava un sondaggio fatto lo scorso mese di Luglio dall'istituto messicano Mitofsky.
Una disastrosa gestione dell'epidemia da Covid-19 ha aggravato i problemi del Guatemala, dove il 60% della popolazione già viveva in povertà e dove la denutrizione colpisce quasi la metà dei bambini minori di cinque anni. Riguardo alla lotta al Coronavirus, numerose sono state le denunce di carenze negli ospedali e nella distribuzione di risorse economiche destinate a sostenere una popolazione che, nella sua stragrande maggioranza, vive di un'economia informale.
Denunce altrettanto numerose hanno riguardato la corruzione registratasi nella lotta all'epidemia. Pur avendo promesso di farla finita con la corruzione, con l'insediamento al governo di Alejandro Giammatei la situazione non è certo migliorata, generando un diffuso malcontento nella gente, desideriosa di un reale cambiamento e di provvedimenti efficaci in campo sanitario.
In tale contesto, in un bilancio di poco meno di 13 miliardi di dollari, le somme, che erano state destinate dal governo agli ospedali e all'educazione, sono apparse in palese contraddizione rispetto a quanto veniva assegnato per infrastrutture del settore privato, già in passato resosi colpevole di gravi casi di corruzione.
Nei giorni scorsi sono scese per le strade di molte città migliaia di persone, in collera per una legge finanziaria favorevole alle grandi imprese e penalizzante nei confronti dei lavoratori e delle classi sociali più deboli (il 20% della popolazione detiene oltre il 50% dei consumi totali). Nella capitale, Città del Guatemala, i manifestanti si sono diretti verso l'edificio sede del Congresso della Repubblica del Guatemala, ove è stato provocato un incendio.
Il Governo ha risposto scatenando una feroce repressione. L'emittente latinoamercana TeleSUR afferma che la polizia del Guatemala ha fatto uso della forza, e represso manifestanti e giornalisti a Città del Guatemala. I giornalisti che hanno seguito la grande manifestazione nella capitale, hanno riferito che la polizia ha sparato gas lacrimogeni direttamente sui dimostranti. Vengono segnalati anche diversi manifestanti feriti, nonchè un numero imprecisato di arresti e di detenuti. Migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere le dimissioni del Presidente Giammatei, e per rigettare il bilancio generale dello Stato per il 2021.
In Guatemala, come altrove in America latina, troppa miseria, troppa fame, troppi sprechi, troppo inquinamento, troppe malattie e troppi morti. Il capitalismo porta a tutto questo! E' ora che i proletari si accorgano di non essere soltanto una classe di schiavi salariati, come sono attualmente sotto il dominio della borghesia, ma di essere l'unica forza viva della società. L'unica classe rivoluzionaria, che ha bisogno di organizzare autonomamente i propri interessi immediati. Affidando il proprio futuro alla propria forza sociale, una forza in grado di distruggere il presente capitalistico.

Alternativa di Classe

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