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Un fiume di veleno scorre lungo i binari

Sedicimila traversine cancerogene stoccate e forse riutilizzate. Indaga la Finanza.

(22 Agosto 2008)

Circa quattromila solo nella stazione di Mellitto. Coinvolti altri 9 siti: Bari, Terlizzi, Bitonto, Altamura, Molfetta, Torre a mare, Gioia, Cassano e Modugno traversine ferrovia

BARI - Solo in provincia di Bari sono sedicimila. Forse di più. La conta delle traversine cancerogene in legno è ancora in corso. Un vero e proprio fiume di veleno attraversa il territorio. Nella sola Mellitto, frazione di Grumo Appula, le traversine sono almeno quattromila: accatastate all’esterno della piccola stazione ferroviaria. C'è chi sostiene che si trovino lì per essere riutilizzate. Circostanza che, se confermata, sarebbe inquietante. Sistemate alla meno peggio, esposte agli agenti atmosferici e agli sguardi dei curiosi, quelle traversine sarebbero un colpo d’occhio anche in una grossa stazione ferroviaria. In una stazione minuscola, è davvero difficile che passino inosservate. Nonostante si tratti di una linea secondaria che non fa riferimento alle Ferrovie dello stato ma alle Fal, le Ferrovie quelle appulo-lucane.

Quello di Mellitto non è un caso isolato. Altre traversine in legno sono ammassate, le segnalazioni aumentano di ora in ora, anche a Torre a Mare, a Bari Parco nord e in numerosi altri comuni della provincia, Bitonto, Modugno, Cassano, Gioia, Altamura, Terlizzi, Molfetta, per un totale di altre dodicimila traversine. Quei supporti in legno sono lì da mesi. Ci sono fotografie che lo dimostrano e che, proprio in queste ore, sono consegnate all’Autorità giudiziaria.

Eppure non dovrebbero essere lì. Perchè nel 2001 la Comunità Europea ha certificato la pericolosità del creosoto, sostanza di cui sono impregnate. Perchè lo «Iarc» di Lione, organo tecnico che ha compilato le schede di diversi prodotti pericolosi, definisce il creosoto composto cancerogeno di seconda categoria (vale a dire che la sua cancerogenicità è del tutto certa). Fino a qualche anno fa, su quei pezzi di legno, le traversine, poggiavano i binari. Poi sono state rimosse e sostituite.

Ma che fine hanno fatto? Le Ferrovie dello Stato ma anche gli altri gestori della rete ferroviaria sono stati obbligati a smaltirli, seguendo le indicazioni di legge, affidandosi a ditte specializzate. Resta da chiedersi se tutti si siano uniformati alla legge o se alcuni buchi normativi non abbiano, di fatto, consentito scorciatoie ai limiti del lecito. Sta di fatto che quelle traversine, in un modo o nell’altro, sono ancora sul mercato. In parte sono state trasformate in panchine. Il legno delle traversine è stato impiegato anche per realizzare camminamenti nei giardini delle ville signorili; per costruire staccionate e palizzate. Persino nei parchi giochi.

Ma, cosa assai più grave, sono state impiegate per realizzare i filari nei vigneti.

E’ presumibile che prima di finire sul mercato, nero, non siano neppure state sottoposte a trattamenti di bonifica, costosi e laboriosi. La bonifica di una sola traversina, infatti, costa circa centosettanta euro. Ora si insinua il dubbio che qualcuno stia pensando di riutilizzarle per svecchiare alcune linee ferrov iarie. Ma, nonostante siano un rifiuto speciale pericoloso, continuano ad essere richieste. Sono resistenti e - si dice - anche a basso costo. Negli anni scorsi, alcune decine di migliaia di esemplari sono stati venduti anche in Albania a costi troppo contenuti rispetto ai costi di bonifica. Alcune altre decine di migliaia sono state vendute anche a contadini e giardinieri della zona. Nelle ultime due settimane, nel solo territorio di Molfetta, Guardia di Finanza e Wwf regionale, hanno effettuato quattro sequestri.

La Procura di Trani ha aperto una inchiesta affidando i fascicoli ai sostituti Luigi Scimè e Antonio Savasta. Nell’ordine i sigilli sono scattati su u n’area alla periferia della città, in zona Asi. Complessivamente sono state sequestrate seicento traversine, sistemate in nove blocchi alti circa due metri, pari ad un volume di trentuno metri cubi. Il titolare della società proprietaria del fondo è stato denunciato per gestione illecita di rifiuti. Per lo stesso reato, altre tre persone, proprietarie di tre diversi fondi, uno situato in contrada Palmento, all’interno del quale erano state trovate e sequestrate, in uno spazio di circa trecento metri quadrati, più di duecento traversine ferroviarie; l’altro in contrada San Pancrazio, dove, su una superficie di oltre duemila metri quadrati, ne erano state sequestrate centoventi; il terzo a cala San Giacomo. Nessuno dei quattro denunciati è stato in grado di fornire indicazioni sulle modalità di acquisto. Nessuno dispone di fatture e documenti di trasporto in grado di dimostrarne la provenienza. Tutti dovranno effettuare analisi del sottosuolo, per accertare eventuale inquinamento delle falde: le traversine possono rilasciare sostanze tossiche al terreno. I quattro saranno anche obbligati a bonificare i materiali individuati affidandosi a ditte specializzate. In uno dei fondi sequestrati le traversine erano impiegate come sostegno per le colture e per l’uva .

Altri sequestri sono previsti nelle prossime ore. Anche se ormai è chiaro, l’inchiesta della Procura di Trani è destinata ad allargarsi.

LUCREZIA D'AMBROSIO

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