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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Manifestazione dell’11 ottobre. Il rischio della solitudine di massa

(14 Ottobre 2008)

La manifestazione convocata sabato 11 ottobre dalle forze che diedero vita alla Sinistra Arcobaleno, ha visto una buona riuscita sul piano della partecipazione. Quasi due ore di corteo che sfila, indica che i numeri dati dagli organizzatori questa volta possono starci.

L’abbiamo seguita con attenzione questa manifestazione, cercando di coglierne direttamente gli umori, le aspettative e la realtà senza doverci sorbire le cronache fotocopia dei giornali il giorno successivo (e non solo dei giornali “borghesi”). Decine di migliaia di persone in corteo lanciano infatti diversi messaggi che vanno colti e analizzati.

a) La prima impressione è che abbiamo assistito ad una manifestazione di testimonianza più che ad un passaggio di piazza di un progetto politico per la sinistra. Anche chi l’ha valutata senza pregiudizio ha colto quasi a pelle che questo era il segno del corteo. Serviva più a dire e dirsi tra noi “eccoci, ci siamo, non siamo morti” che a indicare un percorso del conflitto di classe nei prossimi mesi. Nelle settimane scorse, muovendo alcuni rilievi alla convocazione della manifestazione dell’11 ottobre, sottolineavamo proprio come nella sua indizione e nella sua messa in campo prevalesse più la “rappresentazione del conflitto sociale” che la sua realizzazione o organizzazione.

b) Questa prevalenza della rappresentazione rispetto al conflitto reale, era desumibile dall’assenza di striscioni, slogan e parole d’ordine contro il governo e sulle questioni dell’agenda sociale e dalla dominanza degli striscioni di federazione e di circolo. Quasi che l’apparire fosse prevalente sui contenuti. Se un passante avesse voluto capire il perché della manifestazione, avrebbe forse colto qua e là qualche slogan e cartello contro il ministro Gelmini ma niente sull’Alitalia, sui salari, la precarietà, i soldati italiani in Afghanistan, la guerra etc. Solo cinque bandiere della NO Tav e nessuna No Dal Molin e ad eccezione di Action, nessuno striscione o spezzone rimandava ad una realtà vera e non rappresentata del conflitto sociale. Una “nota di merito” stavolta va al PCL che dopo aver sfilato per un anno intero solo con uno striscione di rappresentanza del partito, questa volta ha aggiunto allo striscione anche due slogan.

c) L’impressione che se ne ricava, è quella di avere assistito ad una grande manifestazione che rischia l’inutilità sul piano della prospettiva politica, della funzione della sinistra e dei comunisti, sembra una sorta di “solitudine di massa” di una soggettività abituata a muoversi ed agire dentro scenari e parametri che la realtà ha scompaginato e sparpagliato, rendendo extraparlamentare ciò che mai avrebbe immaginato di diventarlo.

d) Esistono in conclusione un paio di rischi che meritano di essere sottolineati. Il primo è che il governo Berlusconi e il Partito Democratico commettono un errore politico ed un orrore democratico negando rappresentanza istituzionale a questo pezzo di società e della politica. L’aumento della sbarramento elettorale alle europee e il tentativo di tenere fuori dalle regole istituzionali il popolo sceso in piazza l’11 ottobre, potrebbero rivelarsi molto più destabilizzanti che il tenerlo all’interno. Il secondo rischio è quello per cui il popolo della sinistra, e i comunisti con esso, vengano costretti ancora per un certo tempo alla “marcia del criceto” che cammina e si agita nella ruota rimanendo sempre allo stesso punto. Il tempo di smuovere la situazione e di mettere finalmente in campo una soggettività di classe più avanzata è arrivato e stavolta è la realtà stessa della crisi del capitalismo ad imporlo.

Contropiano

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