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(13 Aprile 2011) Enzo Apicella

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Libia. Ma quale ‘casus belli’, Renzi espone l’Italia al rischio attentati

(3 Marzo 2016)

renzi e napolitano

Mentre i media e non il governo informano l’opinione pubblica sul coinvolgimento del nostro paese nell’ennesimo conflitto bellico apprendiamo della probabile morte di due dei quattro ostaggi italiani nelle mani dei jihadisti dall’estate scorsa.

Secondo le informazioni diffuse dal Ministero degli Esteri, «Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di sparatoria nella regione di Sabrata in Libia, apparentemente riconducibili a occidentali da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni “Bonatti”, rapiti nel luglio 2015 e precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla». I due ostaggi italiani sarebbero morti nel corso di un attacco di alcune milizie libiche, sostenute dalle forze speciali francesi, contro un convoglio o un covo jihadista.
Ovviamente governo e stampa di regime tenteranno di strumentalizzare la morte dei due lavoratori italiani per giustificare ciò che è stato deciso da tempo senza che l’opinione pubblica e il parlamento ne fossero informati. L’Italia, ma questo lo si sa solo grazie alle soffiate della stampa statunitense e degli annunci plateali del governo di Washington, è a capo di una coalizione di paesi pronti a intervenire massicciamente in Libia con l’impiego ora di centinaia di membri delle ‘forze speciali’, e presto con migliaia di militari di diversi corpi. L’obiettivo dichiarato è quello di stabilizzare la Libia, quello non dichiarato ma più che evidente è la spartizione delle risorse energetiche libiche tra le imprese e le multinazionali dei paesi che ora si offrono di “rimettere a posto le cose” dopo aver provocato il caos con la guerra del 2011. E’ grazie all’intervento militare occidentale contro il governo libico di allora che il paese è letteralmente esploso, creando le condizioni per l’affermazione e la proliferazione di bande jihadiste che ora mirano ad allargare la propria area d’influenza.
E che potrebbero ora reagire con una campagna di sanguinosi attacchi contro il territorio italiano, provocando nuove vittime innocenti la cui responsabilità deve essere imputata al governo Renzi, alle forze politiche che lo sostengono, al capo dello Stato attuale e a Giorgio Napolitano, che in qualità di Presidente della Repubblica fece carte false pur di costringere il reticente governo Berlusconi a imbarcarsi in un’avventura militare dalle conseguenze catastrofiche.
Matteo Renzi tenterà di sfruttare la morte dei due italiani in Libia per dare in pasto all’opinione pubblica un forse insperato ‘casus belli’ che conceda copertura politica al governo e giustifichi la scellerata scelta da parte dell’attuale maggioranza di coinvolgere l’Italia in una nuova campagna bellica. Un tentativo che va denunciato, respinto e ribaltato. Sono gli appetito delle potenze imperialiste e delle multinazionali energetiche ad aver gettato la Libia nel caos facilitando la crescita dei movimenti fondamentalisti, e gli “apprendisti stregoni” di Roma, Parigi, Londra e Washington non hanno alcuna legittimità ad intervenire di nuovo in Nord Africa. Anche perché espongono il territorio e la popolazione italiana al rischio di diventare target di eventuali rappresaglie da parte dello Stato Islamico ora che l’Italia si candida a guidare le operazioni belliche a Tripoli.
Se il terribile scenario di sangue del Bataclan di Parigi o della metropolitana di Londra o della stazione di Atocha di Madrid dovesse ripresentarsi a Roma o in qualsiasi altra città italiana la colpa non potrà che essere del capo del governo, dei suoi ministri, delle forze politiche ed economiche che lo sostengono.
La Rete dei Comunisti invita tutte le realtà politiche, sociali, sindacali, associative a mobilitarsi senza attendere oltre contro il meccanismo di guerra e il coinvolgimento italiano nel conflitto, impegnandosi nella costruzione e nella riuscita della giornata di mobilitazione nazionale del 12 marzo che già prevede numerose iniziative nelle città e fuori dalle basi militari. Non c’è tempo da perdere!

Rete dei Comunisti

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