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(3 Marzo 2003)
La guerra non è la risposta al terrorismo
Il terrorismo fondamentalista fa presa là dove popolo è disperato, depredato delle sue risorse, condannato alla diseguaglianza feroce tra sud e nord del mondo, abbandonato dagli stessi organismi internazionali a fronte dello strapotere delle aggressioni Usa.
La guerra, la violenza indiscrinata sulle masse inermi della popolazione civile, la criminalità israeliana sulla vita e la terra palestinese, la morte di mezzo milione di bambini iracheni privi di medicinali per oltre un decennio di embargo Usa, l'imminente incendio del Medio Oriente non porta alla pace, ma alimenta la spirale dell'odio: questo è terrorismo.
La guerra è ormai normale strumento della politica dei potenti della terra. E' guerra per necessità delle economie liberiste che stanno sprofondando nella recessione, è guerra globale per il controllo del petrolio, dei gasdotti, dei corridoi di transito delle risorse energetiche. Saddam è solo il primo della lista da spodestare con le bombe: per le sorti dell'economia Usa non basterà la guerra lampo irakena, come non è bastata quella per il controllo del corridoio afghano. La guerra è "permanente".
Caccia ai treni delle armi...Il fronte del porto
La guerra si può fermare: assordando i governi con il tam tam che coinvolge un'opinione pubblica sempre più attenta alle forme di antagonismo con cui il popolo no global ha messo a nudo un regime di guerra subdolo e strisciante, senza legalità parlamentare, con i suoi carichi di armi americane e di uranio impoverito sui treni zizzaganti, sui Tir nella notte, con gli strani movimenti all'aereoporto di Fiumicino.
Dopo i falò e gli incatenamenti su binari, stazioni e caselli da Vicenza a Pisa, dopo che ferrovieri si rifiutano di guidare i treni armati e segnalano ai manifestanti percorsi e orari, toccherà ai porti: i portuali di Livorno, come già fecero contro la guerra in Vietnam, sono pronti a boicottare i carichi di morte sulle navi americane in partenza per la guerra.
Il centro focale resta Camp Darby, la pineta più blindata d' Europa. Tonnellate di esplosivo, missili e bombe, migliaia di tank e blindati, bunker sotterranei per i congegni destinati ai bombardieri. Il comando della base americana sfrutta in proprio perfino un canale navigabile per inviare al porto di Livorno carichi di armi senza alcun controllo da parte della sovranità italiana. Camp Darby è la testa di ponte per la guerra Usa: un'immensa area rapinata al territorio e ai cittadini, usata contro l’ambiente, la sicurezza, la pace.
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A CAMP DERBY L'8 MARZO 2003
La guerra è contro i lavoratori
L'altra faccia della guerra è il neoliberismo globale, la selvaggia deregulation del mercato, il dominio del profitto sui diritti, la precarizzazione totale delle condizioni di vita e di lavoro, il controllo neocolonialista del Sud, della forza lavoro a basso costo e più sfruttabile, per ricattare il Nord, là dove esistono ancora tutele e lotte. Fino ad annullare lo stesso concetto del Diritto universale del Lavoro , la sua legislazione e i contratti collettivi nazionali. Già lo scellerato "patto per l'Italia" firmato da Cisl -Uil -governo-padronato è arrivato a raschiare il fondo del barile ed ora vorrebbero farci pagare l'economia di guerra e la politica dell'emergenza con il restringimento ulteriore di libertà e diritti sociali: NO!
Prepariamoci invece allo sciopero generale europeo contro la guerra, che getti badilate di sabbia negli ingranaggi economici e sulla follia bellicista. Con Firenze e Porto Alegre abbiamo imparato a globalizzare la lotta: prepariamoci ad usare il peso dell' armata dei 110 milioni di persone del 15 febbraio.
La parola d'ordine in ogni posto di lavoro è: allo scoppio della guerra Usa sciopero generale europeo
Confederazione Cobas
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